L'economia non è un settore estraneo alla morale

L’esperto Andrew Abela commenta la nuova Enciclica

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di Genevieve Pollock

WASHINGTON, D.C., venerdì, 10 luglio 2009 (ZENIT.org).- La nuova Enciclica di Benedetto XVI non pretende di risolvere la crisi finanziaria mondiale, ma sottolinea il modo per costruire un’economia solida attraverso le virtù cristiane, sostiene un esperto di etica degli affari.

Andrew Abela insegna marketing e dirige il dipartimento per gli affari e l’economia della Catholic University of America. Attualmente lavora a un “catechismo” per i leader del mondo del business, applicando i principi dell’insegnamento sociale cattolico alle questioni di etica degli affari.

In questa intervista rilasciata a ZENIT, Abela commenta l’ultima Enciclica di Benedetto XVI, Caritas in Veritate, diffusa questo martedì.

Potrebbe presentarci un riassunto “da uomo d’affari” di questa Enciclica? Quali sono i punti fondamentali per i leader del business oggi?

Abela: Un punto fondamentale è che l’economia non è un settore estraneo alla morale: sia l’onestà che la generosità sono requisiti essenziali se il mercato deve operare e servire il bene comune.

Un altro aspetto è il fatto che nel mercato c’è spazio per la solidarietà e la generosità, e che questi elementi renderanno il mercato più efficace rafforzando la fiducia.

L’Enciclica sottolinea inoltre che l’aspetto più importante dello sviluppo è lo sviluppo spirituale, e che l’apertura alla vita “è al centro del vero sviluppo” (n. 28).

Il Santo Padre parla di qualche mezzo concreto per farci uscire dalla crisi economica?

Abela: Mi sembra che il Santo Padre stia dicendo che la fiducia è essenziale perché la nostra economia possa lavorare, e abbiamo perso questa fiducia perché abbiamo guardato al mercato come a un luogo destinato solo a scambi ristretti, in cui non c’è bisogno di generosità o fraternità, ma solo dell’aderenza al contratto.

In molti casi, purtroppo, non si poteva contare neanche su quell’aderenza, e quindi si è persa la fiducia.

Per riprendersi dalla crisi economica, oltre al giusto ruolo del Governo per orientare il mercato verso il bene comune, il Papa afferma che sarebbe utile capire che la generosità e la fraternità non sono elementi estranei alle relazioni del mercato, e infatti sono necessarie per costruire la fiducia che il mercato richiede per funzionare bene.

Il Pontefice porta come esempio il progetto dell’Economia di Comunione, costituito da un gruppo di oltre 700 compagnie di tutto il mondo che lavorano nel mercato per raggiungere obiettivi che trascendano il mero profitto. Il progetto è nato dal Movimento dei Focolari come risposta diretta alla precedente Enciclica sociale, la Centesimus annus.

Se i leader cattolici del mondo degli affari dovessero concentrarsi solo su un aspetto dell’Enciclica nel loro lavoro, quale suggerirebbe?

Abela: Sarebbe l’affermazione che “ogni decisione economica ha una conseguenza di carattere morale” (n. 37), cioè che negli affari non ci sono atti moralmente neutrali. Ogni attività o serve la società o la danneggia.

Che contributi ha dato il Santo Padre al settore dell’etica degli affari in questa Enciclica?

Abela: Il Santo Padre avverte che la parola “etica” può essere abusata, a meno che non si basi sulla dignità umana e su norme morali universali.

L’idea di carità nella verità è un contributo fondamentale all’etica degli affari, perché senza verità “la carità scivola nel sentimentalismo” (n. 3).

Il Papa ha condannato il capitalismo?

Abela: No. La parola “capitalismo”, infatti, non appare neanche un volta nell’Enciclica, probabilmente perché il termine è soggetto a molte interpretazioni diverse.

Il Papa parla invece di economia di mercato, che è un concetto più ampio ed evita l’ambiguità di opinioni diverse su ciò che è realmente il capitalismo. Un’economia di mercato è basata sul libero mercato e non è dannosa in sé, ma può diventarlo come risultato delle ideologie.

Il Pontefice afferma che “non è lo strumento a dover essere chiamato in causa ma l’uomo, la sua coscienza morale e la sua responsabilità personale e sociale” (n. 36).

Come si possono riconciliare i principi fondamentali dell’insegnamento sociale cattolico con la struttura economica del capitalismo? E’ possibile che ciò avvenga?

Abela: Benedetto XVI preferisce ancora una volta parlare del mercato più che di capitalismo. E’ del tutto conforme all’insegnamento sociale cattolico, fintanto che la questione è “strutturata e istituzionalizzata eticamente” (n. 36).

Che cosa intende il Papa quando parla di sviluppo integrale?

Abela: Sviluppo integrale significa sviluppo della persona nella sua interezza, soprattutto della dimensione spirituale e dell’apertura alla vita che dovrebbe derivare da questo. Ancora una volta, il Papa afferma che “l’apertura alla vita è al centro del vero sviluppo” (n. 28).

[Traduzione dall’inglese di Roberta Sciamplicotti]

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ZENIT Staff

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