Carità e verità: la Chiesa ispira ma non fa politica

Il Cardinale Paul Josef Cordes presenta la nuova enciclica del Papa

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di Carmen Elena Villa

CITTA’ DEL VATICANO, martedì, 7 luglio 2009 (ZENIT.org).- Nella sua enciclica, pubblicata questo martedì, Benedetto XVI non pretende di fare politica ma di fornire degli spunti di riflessione presentando la “carità nella verità” come il giusto orientamento per la vita personale e comunitaria.

Lo ha affermato il Cardinale Paul Josef Cordes, in occasione della presentazione in Sala Stampa vaticana della enciclica “Caritas in Veritate”. Due termini chiave nel magistero sociale pontificio, che mostrano ancora tutta la loro attualità, ha sottolineato il porporato.

L’obiettivo della dottrina sociale della Chiesa

Il Cardinale Cordes, presidente del Pontificio Consiglio “Cor Unum”, l’organismo vaticano che si occupa della promozione umana e cristiana attraverso la carità e il sostegno ai più bisognosi, ha affermato che il testo papale mette in luce nuovamente il ruolo della Chiesa nella promozione dell’assistenza sociale.

Secondo il porporato l’enciclica “inspira ma non fa politica”, e non rappresenta una “terza via” rispetto al comunismo e al capitalismo finalizzata al raggiungimento di una società perfetta o di un “paradiso terrestre”.

Il Cardinale ha precisato che la dottrina sociale della Chiesa è un elemento di evangelizzazione: “Cioè l’annuncio di Cristo morto e risorto che la Chiesa proclama lungo i secoli” e che “ha una attualizzazione anche rispetto al vivere sociale”.

Per questo ha assicurato che l’enciclica non può essere letta al di fuori del contesto del Vangelo, che “riguarda il vivere dell’uomo anche in relazioni sociali e in istituzioni che da queste relazioni nascono”.

Tuttavia, ha spiegato, “non si può restringere l’uomo al suo vivere sociale”.

Il Cardinale Cordes ha evidenziato che la Rivelazione deve essere un elemento chiave nel tema sociale: “I principi della dottrina sociale non sono dunque rimasti meramente filosofici, ma hanno la loro origine in Cristo e nella sua Parola”.

Secondo il porporato, la nuova enciclica tratta in maniera più esplicita e pratica il tema della carità, già affrontato su un piano più teorico dal Papa nella sua prima enciclica “Deus caritas est, definendolo come “la via maestra della dottrina sociale della Chiesa”.

Piuttosto che essere un sistema ideologico o un manifesto politico privo d’anima, la dottrina sociale “impegna invece in primo luogo il cristiano a ‘incarnare’ la sua fede”, ha detto il Cardinale.

“La carità – scrive il Papa nell’ultima enciclica – manifesta sempre anche nelle relazioni umane l’amore di Dio, essa dà valore teologale e salvifico ad ogni impegno nel mondo”.

Il primo capitale, l’uomo

Il presidente del Pontificio Consiglio “Cor Unum” ha quindi messo in risalto la visione dell’essere umano che emerge dalla dottrina sociale e che viene ribadita in questa enciclica: “ “Il primo capitale da salvaguardare e da valorizzare è l’uomo, la persona, nella sua integrità”. Per questo, assicura il Papa, “la questione sociale è diventata radicalmente questione antropologica”.

Tuttavia, l’uomo non può essere inserito all’interno di un orizzonte solamente terreno, interessato solo ai beni materiali, lasciando in secondo piano le questioni morali: “Lo sviluppo è impossibile senza uomini retti, senza operatori economici e uomini politici che vivano fortemente nelle loro coscienze l’appello al bene comune”, afferma il Papa.

In questa maniera, il Pontefice ha approfondito quanto già affermato nella “Deus caritas est”, dove mette in rilievo le caratteristiche di coloro che lavorano negli organismi caritatevoli. Pur affermando che la società è ferita dal peccato, il Papa assicura che “non c’ è società nuova senza uomini nuovi”.

Il Cardinale Cordes ha quindi osservato come il Papa abbia voluto concludere la sua enciclica sottolineando l’importanza della preghiera in una vita plasmata dalla carità: “Dio rinnova il cuore dell’uomo perché questi possa dedicarsi a vivere nella carità e nella giustizia”.

“Perciò i cristiani – ha affermato il porporato – non stanno semplicemente alla finestra a guardare o a protestare, contagiati dalla moderna cultura della denuncia (Kultur des Einspruchs), ma si lasciano convertire per costruire, in Dio, una cultura nuova. Questo vale anche per i membri della Chiesa, singoli o associati”.

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ZENIT Staff

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