Diritti e doveri umani: quali il loro fondamento e le loro caratteristiche?

ROMA, lunedì, 6 luglio 2009 (ZENIT.org).- Mons. Raffaello Martinelli, sacerdote della diocesi di Bergamo, dopo aver conseguito il dottorato in Sacra Teologia con  specializzazione in pastorale catechistica presso l’Università Lateranense di Roma e la laurea in Pedagogia all’Università Cattolica di Milano, è dal 1980 a servizio della Congregazione per la Dottrina della Fede.

Come Primicerio della Basilica dei Santi Ambrogio e Carlo al Corso in Roma, ha realizzato alcune schede catechistiche su vari argomenti d‘attualità, a disposizione di quanti entrano nella suddetta Basilica. Ne sono state prese oltre 2.000.000 di copie, in circa due anni.

Sono state redatte, in forma dialogica, sulla base di documenti della Santa Sede e, in particolare,  secondo il Catechismo della Chiesa Cattolica e il suo Compendio.

Tutte le 50 schede catechistiche sono state raccolte e pubblicate in un tascabile, 50 Argomenti d’attualità – catechesi dialogica, edito dalla Libreria Editrice Vaticana, come pure si ritrovano sul sito internet: www.sancarlo.pcn.net.

Recentemente è stato nominato nuovo Vescovo di Frascati da Papa Benedetto XVI.

 

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Quali sono le Convenzioni internazionali dei diritti umani?

Ecco le principali Convenzioni internazionali:

la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, proclamata dalle Nazioni Unite il 10 dicembre 1948:

• Giovanni Paolo II l’ha definita “una vera pietra miliare sulla via del progresso morale dell’umanità” (GIOVANNI PAOLO II, Discorso all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, 2 ottobre 1979); punto di arrivo, ma anche punto di partenza;

• precursore e ispiratore di tale Dichiarazione, fu un frate domenicano, il filosofo e teologo spagnolo Francisco de Vitoria (1483-1546), il quale contribuì grandemente alla preparazione della Carta dei diritti degli Indios: questa aveva lo scopo di salvaguardare i diritti delle genti indigene in occasione della conquista delle Americhe;

• i diritti dell’uomo, proclamati nella suddetta Dichiarazione, sono espressione dell’eminente e inviolabile dignità di ogni persona umana, manifestando la sua vocazione unica e irripetibile, al di là di qualsiasi differenza e ogni possibile discriminazione.

□ la Dichiarazione dei diritti del fanciullo (1959), in cui si proclama che “il fanciullo, per lo sviluppo armonioso della sua personalità, ha bisogno di amore e di comprensione. Egli deve, per quanto è possibile, crescere sotto le cure e la responsabilità dei genitori”;

□ la Convenzione sull’eliminazione di ogni discriminazione razziale (1965), in cui si condanna ogni teoria e pratica razzista e si impegnano gli Stati a lottare contro i pregiudizi che conducono alla discriminazione razziale;

□ il Patto sui diritti economici sociali e culturali (1966), in cui tra l’altro si afferma che “la famiglia è il nucleo naturale e fondamentale della società”; ad essa dev’essere assicurata “la protezione e l’assistenza più ampia che sia possibile, in particolare per la sua costituzione e fin quando essa abbia la responsabilità del mantenimento e dell’educazione dei figli a suo carico” (art. 10).

Quali sono i diritti umani fondamentali?

□ Nella Dichiarazione universale dei diritti umani vengono indicati, in particolare, i seguenti:

Tutti gli esseri umani nascono liberi ed uguali (art. 1); hanno diritto alla vita, alla libertá ed alla sicurezza (art.3); nessun individuo potrá essere tenuto in stato di schiavitú (art.4); nemmeno potrá essere sottoposto a tortura o a trattamento o a punizione crudele ed inumana (art. 5); ognuno ha diritto al riconoscimento della propria personalità giuridica (art. 6); tutti sono uguali di fronte alla legge (art.7); nessun individuo potrà essere arbitrariamente arrestato, detenuto o esiliato (art.9); ogni individuo accusato é presumibilmente innocente sino a che la sua colpevolezza non sia stata provata (art.11); ognuno ha diritto alla libertà di movimento e di residenza (art.13), a una cittadinanza (art.15); uomini e donne hanno eguali diritti riguardo al matrimonio (art.16); ogni persona ha diritto alla proprietá personale (art.17), alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione (art.18), di opinione e di espressione (art.19), alla sicurezza sociale (art. 20); a partecipare al governo del proprio paese (art.21).

□ GIOVANNI PAOLO II ne ha tracciato un elenco nell’enciclica Centesimus annus, ove si afferma che ogni essere umano ha diritto:

• “alla vita, di cui è parte integrante il diritto a crescere sotto il cuore della madre dopo essere stati generati;

• a vivere in una famiglia unita e in un ambiente morale, favorevole allo sviluppo della propria personalità;

• a maturare la propria intelligenza e la propria libertà nella ricerca e nella conoscenza della verità;

• a partecipare al lavoro per valorizzare i beni della terra e a ricavare da esso il sostentamento proprio e dei propri cari;

• a fondare liberamente una famiglia e ad accogliere ed educare i figli, esercitando responsabilmente la propria sessualità;

• alla libertà religiosa, la quale è la fonte e la sintesi di tutti questi diritti” (n. 47), nonchè elemento fondante di tutte le libertà, criterio ultimo di salvaguardia delle stesse, garanzia di autentico pluralismo e vera democrazia.

Qual è l’ambito della libertà religiosa?

La libertà religiosa va intesa, promossa e difesa “in tutte le sue dimensioni, inclusa quella rituale, di culto, di educazione, di diffusione di informazioni, come pure la libertà di professare o di scegliere una religione. È perciò inconcepibile che dei credenti debbano sopprimere una parte di se stessi – la loro Fede – per essere cittadini attivi; non dovrebbe mai essere necessario rinnegare Dio per poter godere dei propri diritti. (…) Non si può limitare la piena garanzia della libertà religiosa al libero esercizio del culto; al contrario, deve esser tenuta in giusta considerazione la dimensione pubblica della religione e quindi la possibilità dei credenti di fare la loro parte nella costruzione dell’ordine sociale. (…) Il diritto di libertà religiosa, compreso come espressione di una dimensione che è al tempo stesso individuale e comunitaria, (…) manifesta l’unità della persona, pur distinguendo chiaramente fra la dimensione di cittadino e quella di credente” (BENEDETTO XVI, Discorso all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, 18 aprile 2008).

Qual è il fondamento dei diritti umani?

□ I diritti umani non hanno il loro fondamento:

• Nella pura volontà degli esseri umani: volontà che è mutevole nella stessa persona e si differenzia da persona a persona. Quand’anche poi le volontà umane trovassero un accordo su un terreno comune, su un sostrato etico condiviso, questo risulterebbe minimale nei contenuti, incerto nelle sue applicazioni e debole nei suoi effetti;

• nella realtà e nelle leggi dello Stato: “L’affidare in maniera esclusiva ai singoli Stati, con le loro leggi ed istituzioni, la responsabilità ultima di venire incontro alle aspirazioni di persone, comunità e popoli interi può talvolta avere delle conseguenze che escludono la possibilità di un ordine sociale rispettoso della dignità e dei diritti della persona” (BENEDETTO XVI, Discorso all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, 18 aprile 2008);

• nei poteri pubblici: “Quando vengono presentati semplicemente in termini di legalità, i diritti rischiano di diventare deboli proposizioni staccate dalla dimensione etica e razionale, che è il loro fondamento e scopo” (op.cit).

□ La fonte ultima dei diritti umani sta nella dignità trascendente della persona umana, in quanto creata ad immagine di Dio, e quindi in ultima analisi, nel Dio suo Creatore. Se si prescinde da questa solida base etica, i diritti umani rimangono fragili perché privi di solido fondamento.

La persona infatti, essendo creata a immagine e somiglianza di Dio, è:

• il punto più alto del disegno creatore di Dio per il mondo e per la storia, il vertice della creazione visibile;

• “la sola creatura, su questa terra, che Dio ha voluto per se stessa e che ha chiamato a condividere, nella conoscenza e nell’amore, la sua vita divina (…): non è qualcosa, ma qualcuno, capace di conoscersi, di donarsi liberamente e di entrare in comunione con Dio e con le altre persone” (Compendio del CCC, 66);

• il soggetto, il fondamento e l’obiettivo di tali diritti;

• al cuore delle istituzioni, delle leggi e degli interventi della società.

□ “In senso stretto, questi diritti umani non sono verità di fede, sebbene si possano scoprire, e di fatto acquistano piena luce, nel messaggio di Cristo che “rivela l’uomo all’uomo stesso” (Gaudium et spes, n. 22). Essi ricevono ulteriore conferma dalla fede. Tuttavia non si può neg
are che, vivendo e agendo nel mondo fisico come esseri spirituali, uomini e donne constatano la presenza pervasiva di un logos che permette loro di distinguere non solo fra vero e falso, ma anche fra buono e cattivo, migliore e peggiore, giustizia e ingiustizia” (BENEDETTO XVI, Discorso alla Pontificia Accademia delle Scienze Sociali, 4 maggio 2009).

□ “Tali diritti sono basati sulla legge naturale iscritta nel cuore dell’uomo e presente nelle diverse culture e civiltà. Rimuovere i diritti umani da questo contesto significherebbe restringere il loro ambito e cedere ad una concezione relativistica, secondo la quale il significato e l’interpretazione dei diritti potrebbero variare e la loro universalità verrebbe negata in nome di contesti culturali, politici, sociali e persino religiosi differenti” (BENEDETTO XVI, Discorso all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, 18 aprile 2008).

Che cos’è la legge naturale?

“La legge naturale, iscritta dal Creatore nel cuore di ogni uomo, consiste in una partecipazione alla sapienza e alla bontà di Dio ed esprime il senso morale originario, che permette all’uomo di discernere, per mezzo della ragione, il bene e il male. Essa è universale e immutabile e pone la base dei doveri e dei diritti fondamentali della persona, nonché della comunità umana e della stessa legge civile” (Compendio del CCC, 416).

“La legge naturale altro non è che la luce dell’intelligenza infusa in noi da Dio. Grazie ad essa conosciamo ciò che si deve compiere e ciò che si deve evitare. Questa luce o questa legge Dio l’ha donata alla creazione e consiste nella partecipazione alla Sua legge eterna, la quale s’identifi-ca con Dio stesso. Questa legge è chiamata naturale perché la ragione che la promulga è propria della natura umana. Essa è universale, si estende a tutti gli uomini in quanto stabilita dalla ragione. Nei suoi precetti principali, la legge divina e naturale è esposta nel Decalogo ed indica le norme prime ed essenziali che regolano la vita morale. Essa ha come perno l’aspirazione e la sottomissione a Dio, fonte e giudice di ogni bene, e altresì il senso dell’altro come uguale a noi stessi. La legge naturale esprime la dignità della persona e pone la base dei suoi diritti e dei suoi doveri fondamentali“ (CDS, 140).

La “legge naturale non è altro che una partecipazione alla legge eterna:  “Unde… lex universalis nihil aliud est quam participatio legis aeternae in rationali creatura” (San TOMMASO D’AQUINO, ST I-II, 91, 2).

Quali caratteristiche hanno i diritti umani?

Tali diritti sono:

□ “Universali, perché sono presenti in tutti gli esseri umani, senza eccezione alcuna di tempo, di luogo e di soggetti;

Inviolabili, in quanto inerenti alla persona umana e alla sua dignità e perché sarebbe vano proclamare i diritti, se al tempo stesso non si compisse ogni sforzo affinché sia doverosamente assicurato il loro rispetto da parte di tutti, ovunque e nei confronti di chiunque;

Inalienabili, in quanto nessuno può legittimamente privare di questi diritti un suo simile, chiunque egli sia, perché ciò significherebbe fare violenza alla sua natura”(CDS,153);

Indivisibili: Essi sono un tutt’uno, come un unico diritto, “simul stabunt, simul cadent”; ognuno rispecchia gli altri, è complementare e insostituibile. “Essi formano un insieme unitario, orientato decisamente alla promozione di ogni aspetto del bene della persona e della società. (…) La promozione integrale di tutte le categorie dei diritti umani è la vera garanzia del pieno rispetto di ogni singolo diritto” (GIOVANNI PAOLO II, Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 1999, 3).

I diritti umani sono connessi alla giustizia?

Certamente. “Dato che i diritti e i conseguenti doveri seguono naturalmente dall’interazione umana, è facile dimenticare che essi sono il frutto di un comune senso della giustizia, basato primariamente sulla solidarietà fra i membri della società e perciò validi per tutti i tempi e per tutti i popoli. Questa intuizione fu espressa sin dal quinto secolo da Agostino di Ippona, uno dei maestri della nostra eredità intellettuale, il quale ebbe a dire riguardo al: Non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te, che tale massima «non può in alcun modo variare a seconda delle diverse comprensioni presenti nel mondo» (De doctrina christiana, III, 14). Perciò, i diritti umani debbono esser rispettati quali espressione di giustizia e non semplicemente perché possono essere fatti rispettare mediante la volontà dei legislatori” (BENEDETTO XVI, Discorso all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, 18 aprile 2008).

 

Quale relazione esiste tra diritti e doveri?

□ Esiste una profonda correlazione, una reciproca complementarità, una correlativa responsabilità fra diritti e doveri.

Diritti e doveri sono indissolubilmente congiunti, in primo luogo nella persona umana che ne è il soggetto titolare. Tale legame presenta anche una dimensione sociale: “Nella convivenza umana ogni diritto naturale in una persona comporta un rispettivo dovere in tutte le altre persone: il dovere di riconoscere e rispettare quel diritto. (…) Coloro pertanto che, mentre rivendicano i propri diritti, dimenticano o non mettono nel debito rilievo i rispettivi doveri, corrono il pericolo di costruire con una mano e distruggere con l’altra” (Beato GIOVANNI XXIII, Pacem in terris,15).

□ Occorre pertanto:

• insistere adeguatamente sui doveri, che derivano dagli stessi diritti. In realtà, è il dovere che stabilisce come i diritti debbano contenersi, perché non si trasformino in arbitrio. Il limite per il diritto viene dal dovere. “Il Gange dei diritti scaturisce dall’Ymalaja dei doveri”, affermava GANDI;

• passare da un’epoca in cui si tende a privilegiare i diritti, a una nuova fase storica in cui si tengano nel dovuto conto anche i doveri; .

• evitare di camuffare come diritti, le proprie o altrui pretese egoistiche e soggettive, come pure di inventarsi artificialmente un dovere come motivazione di un nuovo diritto: ciò creerebbe una babele di diritti, la quale alla fine si traduce in una prevalenza quasi esclusiva del diritto del più forte.

Esistono i diritti delle Nazioni?

“I diritti delle Nazioni non sono altro che i diritti umani colti a questo specifico livello della vita comunitaria. La Nazione ha un fondamentale diritto all’esistenza; alla propria lingua e cultura, mediante le quali un popolo esprime e promuove la sua sovranità spirituale; a modellare la propria vita secondo le proprie tradizioni, escludendo, naturalmente, ogni violazione dei diritti umani fondamentali e, in particolare, l’oppres-sione delle minoranze; a costruire il proprio futuro provvedendo alle generazioni più giovani un’appropriata educazione. L’assetto internazionale richiede un equilibrio tra particolarità ed universalità, alla cui realizzazione sono chiamate tutte le Nazioni, per le quali il primo dovere è quello di vivere in atteggiamento di pace, di rispetto e di solidarietà con le altre Nazioni” (CDS, 157).

C’è distanza tra lettera e spirito nei diritti umani?

Esiste purtroppo una distanza tra lettera e spirito dei diritti dell’uomo, ai quali è tributato spesso un rispetto puramente formale. Esiste infatti una stridente contraddizione tra la solenne proclamazione dei diritti dell’uomo e la loro attuazione, applicazione pratica. Tutti possono constatare che esiste una dolorosa realtà di violazioni, di ogni tipo e in numerosissimi luoghi.

A chi spetta difendere e promuovere tali diritti?

“Ogni Stato ha il dovere primario di proteggere la pro
pria popolazione da violazioni gravi e continue dei diritti umani, come pure dalle conseguenze delle crisi umanitarie, provocate sia dalla natura che dall’uomo. Se gli Stati non sono in grado di garantire simile protezione, la comunità internazionale deve intervenire con i mezzi giuridici previsti dalla Carta delle Nazioni Unite e da altri strumenti internazionali. L’azione della comunità internazionale e delle sue istituzioni, supposto il rispetto dei principi che sono alla base dell’ordine internazionale, non deve mai essere interpretata come un’imposizione indesiderata e una limitazione di sovranità. Al contrario, è l’indifferenza o la mancanza di intervento che recano danno reale. (…) La promozione dei diritti umani rimane la strategia più efficace per eliminare le disuguaglianze fra Paesi e gruppi sociali, come pure per un aumento della sicurezza” (BENEDETTO XVI, Discorso all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, 18 aprile 2008).

Qual è il compito della Chiesa nei confronti dei diritti umani?

□ La Chiesa, nella sua missione che è e resta di natura essenzialmente religiosa:

• include la difesa e la promozione dei diritti fondamentali dell’uomo;

• “apprezza assai il dinamismo dei tempi moderni, con il quale tali diritti vengono ovunque promossi” (GS, 41);

• s’impegna a rispettare al suo stesso interno la giustizia e i diritti dell’uomo;

• annuncia il fondamento cristiano dei diritti dell’uomo;

• denuncia le violazioni di tali diritti;

• confida soprattutto nell’aiuto del Signore e del Suo Spirito, nel promuovere tali diritti; • è aperta alla collaborazione con tutte le religioni, con gli uomini di ogni razza e cultura, con tutti gli organismi, governativi e non governativi, a livello nazionale e internazionale, impegnati nel promuovere, difendere tali diritti.

□ “Promuovere la giustizia e la pace, penetrare con la luce e il fermento evangelico tutti i campi dell’esistenza sociale, è sempre stato un costante impegno della Chiesa in nome del mandato che essa ha ricevuto dal Signore” (PAOLO VI, Motu proprio Iustitiam et Pacem, 1976).

□ Anche se “un lungo cammino è stato già percorso, ne resta ancora un lungo tratto da completare”, perché “centinaia di milioni di nostri fratelli e sorelle vedono tuttora minacciati i loro diritti alla vita, alla libertà, alla sicurezza; non sempre è rispettata l’uguaglianza tra tutti né la dignità di ciascuno, mentre nuove barriere sono innalzate per motivi legati alla razza, alla religione, alle opinioni politiche o ad altre convinzioni” (BENEDETTO XVI, Discorso nel 60° anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, 10-12-2008).

NB: Per approfondire l’argomento, si leggano i seguenti documenti pontifici:

* Beato GIOVANNI XXIII, Lett. enc. Pacem in terris, 1963;

* PAOLO VI:

Discorso all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, 4 ottobre 1965

Messaggio alla Conferenza internazionale sui diritti dell’uomo, 15 aprile 1968

• Lett. ap. Octogesima adveniens, 1971;

* CONCILIO VATICANO II:

• Cost. past. Gaudium et spes

• Dich. Dignitatis humanae;

* GIOVANNI PAOLO II:

Discorso all’Assemblea generale delle Nazioni Unite

– 2 ottobre 1979

– 5 ottobre 1995

Sollicitudo rei socialis, 1988

Centesimus annus, 1991

Veritatis splendor, 1993

Evangelium vitae, 1995;

* CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA, nn. 337- 361; 2104-2109; Compendio del CCC, nn. 62-68; 444;

* PONTIFICIO CONSIGLIO PER LA GIUSTIZIA E LA PACE, Compendio della dottrina sociale della Chiesa, (CDS), 2004;

* BENEDETTO XVI, Discorso all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, 18 aprile 2008.

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ZENIT Staff

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