La Chiesa preoccupata per l'impatto delle migrazioni sulla famiglia

Incontro di Vescovi di Stati Uniti, Canada, Messico e America Centrale

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di Nieves San Martín

TECÚN UMÁN, mercoledì, 1° luglio 2009 (ZENIT.org).- Vescovi dell’America Centrale, del Messico, degli Stati Uniti e del Canada si sono riuniti nella città di Tecún Umán, alla frontiera tra Messico e Guatemala, dal 2 al 4 giugno per affrontare il fenomeno delle migrazioni.

Insieme a sacerdoti, religiose, laiche e laici impegnati nella pastorale delle migrazioni, hanno cercato di capire come contribuire a raggiungere politiche migratorie che rispettino la dignità umana e difendano la vita dei migranti.

La riunione segue altri incontri realizzati negli Stati Uniti e in Messico negli anni precedenti e ha contato sulla presenza del segretario del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, monsignor Agostino Marchetto.

Negli interventi, i partecipanti hanno concentrato la propria attenzione “sulle migliaia e migliaia di migranti che cercano un futuro migliore per le loro famiglie a causa della povertà dei loro luoghi d’origine”.

Lo segnala un messaggio emesso al termine dell’incontro, il 4 giugno scorso, dai Vescovi responsabili della Pastorale per i Migranti dei Paesi suddetti.

“Abbiamo anche usato il termine migranti in un senso più ampio, che include rifugiati, sfollati e lavoratori temporanei”, aggiunge il testo.

Il messaggio sostiene che “siamo ora in un momento privilegiato della storia della migrazione nell’emisfero”.

“Il nuovo Governo degli Stati Uniti ha annunciato la sua intenzione di attuare una riforma migratoria e di lavorare con il Messico e i Paesi dell’America Centrale per affrontare le disuguaglianze economiche che provocano le migrazioni”, sottolinea.

“La crisi economica globale ha colpito tutte le Nazioni e non può essere esclusa al momento di trovare una soluzione ai problemi migratori”.

Per questo, i Vescovi affermano di aver “esaminato i traguardi e le implicazioni di un’economia globale e il suo impatto sui flussi migratori”.

Per i presuli responsabili delle migrazioni non c’è tempo da perdere.

“I migranti affrontano ogni giorno un viaggio molto pericoloso e subiscono vessazioni, assalti da parte dei trafficanti, di chi è coinvolto nella tratta di esseri umani e dei cartelli della droga”, denunciano.

“Mentre cercano lavoro per sostenere le proprie famiglie, subiscono abusi e in molti casi perfino la morte”.

I Vescovi sostengono che “si deve prestare una grande attenzione ai gruppi del crimine organizzato, soprattutto a quelli coinvolti nel traffico di droga, che in molti casi operano impunemente lungo le nostre frontiere e dentro i nostri Paesi”.

“Questi cartelli non solo minacciano i migranti, ma la loro violenza domina nelle città e nelle comunità”.

“Le reti per la tratta di esseri umani rappresentano un crimine orribile che deve essere eliminato e colpisce crudelmente donne, uomini e bambini”, affermano.

I firmatari del comunicato denunciano che “le violazioni dei diritti umani dei migranti sono notevolmente aumentate, concentrandosi in luoghi specifici, senza che finora le comunità locali abbiano fatto niente per evitarle”.

I presuli confessano che preoccupa “gravemente l’impatto delle migrazioni sull’unità familiare”.

“Molte famiglie subiscono la disintegrazione e nella maggior parte dei casi sono i bambini a subirne l’impatto, quando vengono lasciati soli o si vedono costretti a lavorare per sostenere la famiglia che ha perso il padre o la madre”.

“Abbiamo verificato la situazione di vulnerabilità in cui si trovano molti bambini migranti non accompagnati”, aggiungono, riconoscendo che “ogni persona, in base ai principi della Dottrina Sociale della Chiesa, ha il diritto di risiedere nella propria patria e di migrare quando il suo Paese non offre le opportunità di benessere integrale”.

I Vescovi esprimono anche la propria tristezza constatando che “nelle nostre comunità parrocchiali non si accolgono e non si assistono i migranti come fratelli nella stessa fede e membri della stessa famiglia”.

Per questo, insistono ancora una volta nel dichiarare che “nella Chiesa nessuno è straniero”, esortando in primo luogo i Presidenti di Stati Uniti, Messico e dei Paesi dell’America Centrale e il Primo Ministro del Canada “a trovare consensi sulla cooperazione regionale sui temi della migrazione e dello sviluppo, includendo una soluzione alle cause delle migrazioni”.

In secondo luogo, rivolgono un appello “perché si svolga un incontro a livello regionale di questi leader per discutere questi temi così importanti e pianificare azioni congiunte”.

In terzo luogo, esortano i loro confratelli Vescovi, i sacerdoti, le persone di vita consacrata, le laiche e i laici impegnati “ad accogliere nelle comunità parrocchiali con amore e sollecitudine i migranti che passano per le vie dell’America Centrale, del Messico, degli Stati Uniti e del Canada”.

“E’ necessario che si sentano sostenuti dalle loro comunità di origine fino al luogo di destinazione, e che questo accompagnamento non manchi loro durante la lunga e faticosa traversata che compiono”, indicano.

In quarto luogo, rivolgono un appello “perché si tornino a esaminare le politiche di difesa al rifugiato e al richiedente asilo”.

“Donne, bambini e famiglie fuggono per ragioni politiche e altre forme di persecuzione, ma non ricevono una protezione adeguata in altri Paesi”, denunciano.

I Vescovi ringraziano quindi “chi con sforzo e dedizione serve i migranti nelle case di accoglienza, nelle comunità parrocchiali e nelle famiglie, rischiando anche la vita”.

“Queste persone dimostrano la loro coerenza cristiana e rafforzano la Pastorale dei Migranti come pastorale specifica della Chiesa”, concludono.

[Traduzione dallo spagnolo di Roberta Sciamplicotti]

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ZENIT Staff

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