BARCELLONA, martedì, 16 giugno 2009 (ZENIT.org).- L'Arcivescovo di Barcellona (Spagna), il Cardinale Lluís Martínez Sistach, si è riferito ai contratti miliardari, ad esempio di alcuni sportivi, e ha chiesto austerità e solidarietà nei confronti di chi soffre l'attuale crisi economica.

Lo ha dichiarato questa domenica nell'omelia della festa del Corpus Domini nella piazza della Cattedrale di Barcellona, segnalando che “risulta incomprensibile che nella situazione attuale del nostro Paese si facciano spese enormi, come nel caso dei contratti sportivi”.

A suo avviso “questa crisi economica, che è anche una crisi di valori, ci chiede di valorizzare più l'essere che l'avere, di dominare l'istinto smisurato di guadagno e di possesso, di comprendere e rispettare la finalità universale dei beni della creazione e il senso sociale della proprietà privata”, “di accettare con tutte le sue conseguenze il fatto che la persona umana nella sua realizzazione individuale e sociale è il centro della società e che il lavoro è al suo servizio e non il contrario”.

L'Arcivescovo ha invitato i cristiani a vivere una solidarietà che “chiede di condividere i beni, pochi o tanti, con quanti sono in una situazione di necessità e di mettere la nostra persona, il nostro tempo e le nostre capacità al servizio degli altri”.

Allo stesso modo, il Cardinale ha lamentato l'“allontanamento sempre più radicale dalla fede e dall'antropologia cristiana”, come dimostra “l'attuale disegno di legge sull'aborto”.

“Dobbiamo assumere pienamente il fatto che la nostra situazione è di missione”, ha sottolineato.

La celebrazione dell'Eucaristia voleva essere un'azione di grazie a Dio per l'Eucaristia e per i frutti del Piano Pastorale Diocesano degli ultimi tre anni.

L'Arcivescovado di Barcellona inizia ora un nuovo piano triennale che “parte dall'accettazione del fatto che la nostra società vive un allontanamento dalla vita cristiana”, ha spiegato nella presentazione del 6 giugno.

Il piano propone di lavorare per conoscere, celebrare e vivere la Parola di Dio, crescere nella solidarietà nella crisi economica e promuovere la partecipazione degli immigrati alle comunità cristiane.

Vietnam: muore un Vescovo testimone della persecuzione

LONG XUYEN, lunedì, 15 giugno 2009 (ZENIT.org).- I cattolici vietnamiti sono in lutto per la morte del loro Vescovo più anziano, mentre continuano a testimoniare la distruzione di quello che il defunto presule si è sforzato di costruire.

Il Vescovo Michael Nguyen Khac Ngu è morto questo mercoledì, meno di un mese dopo aver festeggiato cent’anni di età. E’ stato sacerdote per 75 anni, essendo stato ordinato in Francia nel 1934.

Tutti gli edifici che ha fatto costruire, tranne la Cattedrale, sono stati confiscati dal Governo comunista. I cattolici vietnamiti continuano a lottare con le autorità per riavere le proprietà di cui sono stati privati e gli edifici demoliti.

L’evento più recente ha riguardo il convento della Congregazione dei Fratelli della Sacra Famiglia di Banam a Long Xuyen, demolito la settimana scorsa.

Michael Nguyen Khac Ngu era nato nel nord del Vietnam nel 1909. Era entrato nel Seminario Minore di Santa Teresa, nella Diocesi di Lang Son, nel 1922. Si era poi recato in Francia per proseguire gli studi e lì era stato ordinato sacerdote.

Nel 1954, dopo la conquista del nord da parte dei comunisti e la conseguente persecuzione della Chiesa, aveva condotto i suoi parrocchiani nella zona meridionale del Paese e si era stabilito con loro nella provincia di Long Xuyen, a sud di Saigon.

La regione venne eretta a Diocesi nel 1960 ed egli fu nominato primo Vescovo. All’epoca c’erano 20.000 cattolici; oggi sono 240.000, distribuiti in 108 parrocchie e 45 sottoparrocchie, assistite da 240 sacerdoti.

Anche se il Vescovo Nguyen aveva ordinato un coadiutore lo stesso giorno della conquista del sud da parte dei comunisti – 30 aprile 1975 –, non si è ritirato ufficialmente fino al 1997.