Discorso del Papa ai Vescovi del Vietnam in visita “ad limina”

Le religioni non rappresentano un pericolo per l’unità della Nazione

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CITTA’ DEL VATICANO, domenica, 28 giugno 2009 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito il discorso pronunciato da Benedetto XVI nel ricevere questo sabato in udienza i Vescovi del Vietnam in occasione della loro visita “ad limina”.

 

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Signor cardinale,

cari fratelli nell’episcopato,

È con grande gioia che vi accolgo, pastori della Chiesa cattolica che è in Viêt Nam. Il nostro incontro assume un significato particolare in questi giorni in cui tutta la Chiesa celebra la solennità degli apostoli Pietro e Paolo, ed essa è per me di grande conforto poiché conosco i vincoli profondi di fedeltà e di amore che i fedeli del vostro Paese nutrono per la Chiesa e per il Papa.

È presso le tombe di questi due principi degli apostoli che voi siete venuti per manifestare la vostra comunione con il Successore di Pietro e per rafforzare l’unità che deve sempre esistere fra voi e che deve crescere ancora. Ringrazio il presidente della vostra Conferenza episcopale, monsignor Pierre Nguyên Van Nhon, vescovo di Ða-Lat, per le cordiali parole che mi ha rivolto a nome vostro. Permettetemi di salutare in particolare i vescovi che sono stati nominati dalla vostra ultima visita ad limina. Desidero anche ricordare il venerato cardinale Paul Joseph Pham Dinh Tung, arcivescovo di Hà Nôi per molti anni. Con voi rendo grazie a Dio per lo zelo pastorale che ha dimostrato, con umiltà, in un amore paterno profondo per il suo popolo e una grande fraternità per i suoi sacerdoti. Che l’esempio di santità, di umiltà, di semplicità di vita dei grandi pastori del vostro Paese siano per voi stimoli nel vostro ministero episcopale al servizio del popolo vietnamita, al quale desidero esprimere la mia profonda stima!

Cari fratelli nell’episcopato, qualche giorno fa è iniziato l’Anno sacerdotale. Esso permetterà di mettere in luce la grandezza e la bellezza del ministero dei sacerdoti. Vi sarei grato se poteste ringraziare i sacerdoti diocesani e religiosi del vostro amato Paese per la loro vita consacrata al Signore e per i loro sforzi pastorali in vista della santificazione del popolo di Dio. Prendetevene cura, siate pieni di comprensione verso di loro e aiutateli a completare la loro formazione permanente. Per essere una guida autentica e conforme al cuore di Dio e all’insegnamento della Chiesa, il sacerdote deve approfondire la sua vita interiore e tendere alla santità come l’umile curato di Ars ha mostrato. Il fiorire delle vocazione sacerdotali e religiose, in particolare nella vita consacrata femminile, è un dono da parte del Signore per la vostra Chiesa. Rendiamo grazie a Dio per i loro carismi particolari che voi incoraggiate rispettandoli e promuovendoli.

Nella vostra lettera pastorale dello scorso anno avete mostrato un’attenzione particolare per i fedeli laici mettendo in evidenza il ruolo della loro vocazione nell’ambito familiare. È auspicabile che ogni famiglia cattolica, insegnando ai bambini a vivere con una coscienza retta, nella lealtà e nella verità, divenga un focolare di valori e di virtù umane, una scuola di fede e di amore verso Dio. I laici cattolici dovrebbero dimostrare con la loro vita basata sulla carità, l’onestà l’amore per il bene comune, che un buon cattolico è anche un buon cittadino. Perciò vegliate attentamente sulla loro buona formazione, promuovendo la loro vita di fede e il loro livello culturale, affinché possano servire efficacemente la Chiesa e la società.

Desidero affidare in modo particolare alla vostra sollecitudine i giovani, soprattutto quelli che vivono nelle aree rurali e che sono attirati dalle città per intraprendervi studi superiori e per trovarvi un lavoro. Sarebbe auspicabile sviluppare una pastorale adeguata per questi giovani migranti interni, cominciando con il rafforzare, anche qui, la collaborazione fra le diocesi di origine dei giovani e le diocesi di accoglienza e prodigando loro consigli etici e direttive pratiche.

La Chiesa in Viêt Nam si sta attualmente preparando alla celebrazione del cinquantesimo anniversario della creazione della gerarchia episcopale vietnamita. Questa celebrazione, che sarà segnata in modo particolare dall’anno giubilare 2010, potrà permetterle di condividere con entusiasmo la gioia della fede con tutti i vietnamiti rinnovando i suoi impegni missionari. In tale occasione il popolo di Dio deve essere invitato a rendere grazie per il dono della fede in Gesù Cristo. Questo dono è stato accolto generosamente, vissuto e testimoniato da molti martiri, che hanno voluto proclamare la verità e l’universalità della fede in Dio. In tal senso, la testimonianza resa a Cristo è un servizio supremo che la Chiesa può offrire al Viêt Nam e a tutti i popoli dell’Asia, poiché risponde alla ricerca profonda della verità e dei valori che garantiscono lo sviluppo umano integrale (cfr. Ecclesia in Asia). Dinanzi alle numerose sfide che questa testimonianza incontra attualmente, è necessaria una più stretta collaborazione fra le diverse diocesi, fra le diocesi e le congregazioni religiose, e anche fra le stesse congregazioni religiose.

La lettera pastorale che la vostra Conferenza episcopale ha pubblicato nel 1980, insiste su «la Chiesa di Cristo in mezzo al suo popolo». Apportando la propria specificità — l’annuncio della Buona Novella di Cristo —, la Chiesa contribuisce allo sviluppo umano e spirituale delle persone, ma anche allo sviluppo del Paese. La sua partecipazione a questo processo è un dovere e un contributo importante, soprattutto in questo momento in cui il Viêt Nam sta conoscendo una progressiva apertura alla comunità internazionale.

Voi sapete come me che una sana collaborazione fra la Chiesa e la comunità politica è possibile. A tale proposito, la Chiesa invita tutti i membri a impegnarsi lealmente per l’edificazione di una società giusta, solidale ed equa. Essa non intende assolutamente sostituirsi ai responsabili governativi, desiderando solamente poter prendere una giusta parte, in uno spirito di dialogo e di rispettosa collaborazione, alla vita della Nazione, al servizio di tutto il popolo. Partecipando attivamente, nel ruolo che le corrisponde e secondo la sua vocazione specifica, la Chiesa non si può mai esimere dall’esercizio della carità in quanto attività organizzata dei credenti e, d’altro canto, non vi sarà mai una situazione nella quale non si avrà bisogno della carità di ogni cristiano, poiché l’uomo, al di là della giustizia, avrà sempre bisogno dell’amore (Deus caritas est, n. 29). Inoltre, mi sembra importante sottolineare che le religioni non rappresentano un pericolo per l’unità della Nazione, poiché esse mirano ad aiutare l’individuo a santificarsi e, attraverso le loro istituzioni, desiderano mettersi generosamente e in modo disinteressato al servizio del prossimo.

Signor cardinale, cari fratelli nell’episcopato, al ritorno nel vostro Paese, trasmettete il saluto caloroso del Papa ai sacerdoti, ai religiosi, alle religiose, ai seminaristi, ai catechisti e a tutti i fedeli, soprattutto ai più poveri e a quanti soffrono fisicamente e spiritualmente. Li incoraggio vivamente a restare fedeli alla fede ricevuta dagli apostoli, di cui sono i testimoni generosi in condizioni spesso difficili, e a dimostrare l’umile fermezza che l’esortazione apostolica Ecclesia in Asia (n. 9) ha riconosciuto come una loro caratteristica. Che lo Spirito del Signore sia la loro guida e la loro forza! Affidandovi alla protezione materna di Nostra Signora di La-Vang e all’intercessione dei santi martiri del Viêt Nam, imparto a tutti un’affettuosa Benedizione Apostolica.

[Traduzione del testo in francese a cura de “L’Osservatore Romano”]

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ZENIT Staff

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