I leader religiosi del mondo chiedono “un nuovo paradigma morale”

Documento finale del loro IV Incontro

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di Roberta Sciamplicotti

ROMA, giovedì, 18 giugno 2009 (ZENIT.org).- In un momento difficile caratterizzato dalla crisi economica e finanziaria che ha investito tutto il pianeta, i leader religiosi mondiali sottolineano la necessità di “un nuovo paradigma morale per affrontare le sfide”.

E’ il messaggio che emerge dal Documento finale del IV Incontro dei leader religiosi, svoltosi a Roma il 16 e 17 giugno in vista della riunione del G8 di luglio alla presenza di oltre ottanta rappresentanti della Chiesa cattolica, di altre confessioni cristiane, di ebrei, musulmani, buddisti, della Conferenza Mondiale delle Religioni per la Pace e del Rissho Kosei Kai del Giappone.

I leader delle religioni e delle tradizioni religiose mondiali si dicono “uniti in un impegno comune per la giustizia e la difesa della vita umana, la costruzione del bene comune e la convinzione della dignità inviolabile e stabilita da Dio di tutte le persone dal concepimento alla morte”.

Di fronte a una crisi finanziaria ed economica che “pesa soprattutto sui poveri”, sostengono la necessità di “un nuovo patto finanziario” che “affronti le cause della crisi finanziaria”, “riconosca i fondamentali principi morali”, “coinvolga tutti gli agenti del settore” e “dia grande importanza all’urgente bisogno di finanziare lo sviluppo”.

Il “contributo decisivo” delle religioni

“In un momento di crisi economica in cui molte sicurezze stanno crollando, sentiamo ancor più acutamente il bisogno di un orientamento spirituale”, osservano i leader religiosi, dicendosi convinti che “la vita spirituale e la libertà di praticarla siano la vera garanzia per la pace autentica”.

A loro avviso, “un approccio spirituale può rispondere al bisogno di significato nella nostra società contemporanea”, in cui “il materialismo si esprime spesso in forme idolatriche e si è dimostrato impotente di fronte alla crisi attuale”.

In questo contesto, esprimono la convinzione che le religioni possano offrire “un contributo decisivo alla ricerca del bene comune”.

“C’è bisogno di una saggezza spirituale affidata alle grandi religioni mondiali per indicare una via etica per la giustizia e lo sviluppo umano”, dichiarano.

Sulla scia dei precedenti incontri di leader religiosi mondiali, si esorta ancora una volta a rispettare gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio (OSM), il cui raggiungimento era previsto per il 2015 ma che non potranno essere ottenuti per quell’epoca.

“La crisi attuale ha peggiorato la situazione di coloro che gli OSM dovevano assistere”, denunciano, ricordando che “l’Africa è fortemente colpita dalla crisi finanziaria mondiale e rischia di essere seriamente danneggiata nei suoi sforzi contro la povertà”.

“Speriamo che la comunità internazionale ponga l’Africa al centro di politiche per lo sviluppo, trovando nuove fonti per finanziare la cooperazione e favorire il coinvolgimento degli Stati e delle società civili dei Paesi africani in una prospettiva di rinascita dell’intero continente”, rivelano.

Guerra, proliferazione nucleare, immigrazione clandestina

A settant’anni dall’inizio della “grande tragedia per l’umanità che è stata la Seconda Guerra Mondiale”, i leader religiosi esortano le Nazioni a “resistere dal rendere la guerra un mezzo di politica internazionale e a compiere ogni sforzo per ristabilire una pace giusta per tutti”.

Al summit del G8 che si celebrerà a L’Aquila dall’8 al 10 luglio chiedono anche di “perseguire una rigorosa implementazione della riduzione nucleare e delle politiche di non proliferazione per raggiungere l’obiettivo del totale disarmo nucleare”.

Come gli Stati che possiedono ufficialmente le armi nucleari devono “lavorare per eliminare le armi esistenti quanto più rapidamente possibile”, quelli che non hanno riconosciuto il loro possesso devono “riconoscerle, assumere simili impegni per la loro eliminazione e aderire al Trattato di Non Proliferazione”.

Allo stesso modo, i leader religiosi richiamano l’attenzione sulla “piaga del crescente numero di immigrati ‘illegali’ e sull’assenza di standard adeguati e uniformi per difenderli”.

“Esortiamo a rispettare i pieni diritti e la dignità delle persone”, chiedono, sottolineando che “la pressione ecologica” può accelerare notevolmente il fenomeno migratorio.

L’importanza del dialogo

Di fronte “alle minacce e alle sfide” di un periodo di crisi per le nostre società, i leader ribadiscono quindi il loro impegno “a lavorare con tutte le persone di buona volontà per la realizzazione del bene comune”, chiedendo “l’istituzione di meccanismi di dialogo tra comunità religiose, leader politici, organizzazioni internazionali e strutture della società civile”.

“Il nostro metodo e la nostra forza, la forza di ieri, di oggi e di domani sarà sempre e solo quella della trasformazione dei cuori e dell’azione condivisa attraverso il dialogo”, dichiarano.

Il dialogo, concludono, “è un’arte che ciascuno deve praticare e coltivare dentro e tra le religioni, le culture e la politica”, “richiede coraggio e rende le persone capaci di vedersi reciprocamente in modo più chiaro, permettendoci di offrire vita e speranza alle nuove generazioni”.

Il comunicato finale termina ricordando l’impegno dei leader religiosi di incontrarsi nuovamente in Canada nel giugno 2010.

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ZENIT Staff

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