Il Cardinale Tauran: per un mondo nuovo, aprire i cuori al bene comune

All’incontro dei leader religiosi in vista del summit del G8 a L’Aquila

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ROMA, mercoledì, 17 giugno 2009 (ZENIT.org).- “Aprire gli spiriti e i cuori alla ricerca del bene comune”: è l’esortazione del Cardinale Jean-Louis Tauran, Presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, rivolta martedì pomeriggio, in occasione dell’apertura ufficiale, a Villa Madama, a Roma, del IV Incontro dei Leader delle Religioni Mondiali.

Il porporato è intervenuto all’assise, organizzata in vista del summit del G8 in programma a L’Aquila il mese prossimo, che ha visto riuniti fino a questo martedì 129 leader religiosi in rappresentanza di tutte le religioni del mondo e delle confessioni cristiane.

Riferendosi alle finalità dell’incontro, il Cardinal Tauran – secondo quanto riportato da “L’Osservatore Romano” – ha affermato che “non si tratta di suggerire ai responsabili politici  del G8 soluzioni tecniche su temi così complessi e variegati che saranno all’ordine del giorno il mese prossimo: l’emergenza acqua, la sicurezza alimentare, la salute, l’educazione, la pace e la sicurezza”.

“Ma i leader religiosi – ha specificato il Cardinale – sono credenti che, al di là delle loro diversità, desiderano parlare a una sola voce e offrire una riflessione originale alle sfide del mondo di oggi”.

“Un mondo che – ha aggiunto il porporato – ci appare costantemente minacciato dalle violazione di alcuni diritti fondamentali della persona umana, lo squilibrio tra ricchi e poveri, le malattie, i conflitti non risolti, il commercio delle armi, la corruzione delle élite”.

Di fronte alle diseguaglianze, alla povertà crescente e alla violazione dei diritti in atto in varie aree geografiche, il Cardinale Tauran ha perciò espresso “un invito ai politici a un esame di coscienza, per fermarsi a pensare a quello che abbiamo costruito e a riconoscere con lucidità le nostre fragilità”.

Il Presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso si è quindi soffermato sulla crisi economica e finanziaria e sulla necessità di ripensare i modelli di sviluppo, affermando che “quando i soldi sono divinizzati, le relazioni umane si riducono quasi sempre a rapporti di mercato”.

“La propensione a consumare sempre di più – ha spiegato il porporato – porta in definitiva a un esaurimento delle risorse del pianeta e aumenta le ineguaglianze. E quando la finanza è fine a se stessa, essa genera perturbazioni di difficile controllo”.

“Abbiamo dunque il dovere – ha aggiunto il Cardinale – di esortare alla vigilanza e di fare appello a un nuovo stile di vita, che impone una certa sobrietà”.

Si tratta “di rispettare la natura e le sue risorse, pensando alle generazioni future; di imparare ad essere più solidali; di mettere l’economia al servizio della persona e di considerare il lavoro non solo come mezzo di guadagno, ma anche come partecipazione all’opera di Dio”.

Concludendo il suo intervento, il Cardinale ha ribadito che “di fronte alle difficoltà del presente, la Chiesa cattolica ha fatto la scelta della speranza e della fiducia”.

“Ma è insieme, cristiani e fedeli di altre religioni – ha auspicato infine il porporato – che dobbiamo aiutare coloro che hanno la pesante responsabilità della gestione delle società, nel discernere il grado di umanità delle loro decisioni”.

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ZENIT Staff

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