Dio non delude

Thomas Crean svela l’ignoranza e i pregiudizi di Richard Dawkins

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di Antonio Gaspari

ROMA, domenica, 7 giugno 2009 (ZENIT.org).- Fa una certa impressione scoprire nelle librerie, nella parte dedicata alle scienze, che i titoli più propagandati sono di autori il cui obiettivo principale è esaltare l’ateismo e ridicolizzare la religione cristiana.

E’ il caso dell’etologo britannico Richard Dawkins, professore di Public Understanding of Science presso l’Università di Oxford, il cui ultimo libro, edito in italiano da Mondadori, ha per titolo “L’illusione di Dio” (The God Delusion).

In questo come in altri libri, Dawkins sostiene che l’ipotesi di un Dio Creatore è contraddittoria e inverosimile, che i miracoli sono storie per creduloni, che i Vangeli non forniscono alcuna informazione attendibile sulla vita di Gesù e che Cristo non è affatto il figlio di Dio, anzi è un tracotante personaggio storico che genera artificiose illusioni.

Secondo Dawkins, la religione è una grossa allucinazione che provoca un danno psicologico, intellettuale e sociale. Per questo, il professore britannico si sente in dovere di spazzar via le nebbie di un’educazione cristiana che sarebbe paurosa, cieca e infantile.

Di fronte a tanta arrogante sicumera, padre Thomas Crean O.P., professore di Filosofia ad Oxford, ha scritto il libro “God is no delusion“, pubblicato in italiano con il titolo “Non di sola materia” (Edizioni Studio Domenicano), che ha destato enorme scalpore perché risponde in modo pacato e puntuale a tutte le argomentazioni di Dawkins, dimostrando come ignoranza, pregiudizi e contraddizioni alberghino nel libro del campione di ateismo britannico.

Dawkins critica i Vangeli sostenendo che”furono tutti scritti molto tempo dopo la morte di Gesù”, che “non si sa chi fossero i quattro evangelisti” e che le generazioni di amanuensi che copiarono i Vangeli “avevano anche i loro scopi religiosi” e quindi apportarono ai testi delle conseguenti modifiche .

Con flemma e accuratezza tutta anglosassone, Crean rileva che esistono molti più manoscritti del Nuovo Testamento di quanti se ne trovino per qualunque altra documentazione profana.

Per esempio, le opere di Aristotele sono contenute in soli cinque manoscritti ancora esistenti, le cronache dello storico romano Tacito in venti.

Per contro, esistono approssimativamente circa 5.300 manoscritti greci contenenti la totalità o alcune parti del Nuovo testamento, e circa 10.000 manoscritti latini e 9.300 manoscritti redatti in lingue arcaiche come il siriano.

Si conserva inoltre un gran numero di frammenti di papiri, risalenti al II e III secolo, contenenti gli stralci dei Quattro Vangeli.

Ad esempio, il “frammento Rylands”, datato attorno al 125 d.C. è un frammento di papiro che riporta il colloquio di Gesù con Ponzio Pilato (capitolo 18 del Vangelo di Giovanni).

Il padre domenicano fa notare che questo frammento non si trova in qualche monastero dell’Egitto o della Siria, bensì nella biblioteca del Magdalen College di Oxford, assai vicino a dove abita Dawkins.

Sull’esistenza degli evangelisti e sulla diffusione del cristianesimo, il prof. Crean si dice stupito della inusuale superficialità dell’analisi di Dawkins.

La Chiesa cristiana si diffuse negli anni immediatamente successivi alla crocifissione di Gesù. Già nell’anno 70 i cristiani erano presenti in città come Antiochia, Corinto, Alessandria, Roma, Efeso, Filippi e così via.

Se tutto è una costruzione artificiosa da parte di uomini, come è possibile che una storia così inverosimile di una persona che diceva di essere il figlio di Dio, che era stato crocifisso e poi era risorto sia stata così creduta e si sia diffusa fino ad oggi?

Forse le persone sono tutte degli allocchi e Dawkins è tra i pochi che non si sono fatti abbindolare?

Dopo aver mostrato quanto le tesi di Dawkins siano superficiali erronee e inaccurate, il prof. Crean respinge in maniera chiara le tesi evoluzioniste e casualistiche dell’autore britannico.

Nel libro “Il gene egoista” e nei testi successivi, Dawkins sostiene che la religione, di qualsiasi genere e di qualunque tempo, è un’illusione che non può essere considerata pazzia solo in forza della sua diffusione.

Il padre domenicano spiega che i seguaci di Dawkins credono che la spinta iniziale di esistenze come quelle di San Paolo, San Benedetto, Dante Alighieri, Blaise Pascal, Louis Pasteur, Fedor Dostoyevsky, del Cardinale John Henry Newman o di Madre Teresa “non sia altro che il malfunzionamento di un qualche principio utile alla sopravvivenza dei nostri geni”.

In realtà, spiega il prof. Crean, l’uomo non è frutto del caso, ma della volontà, ovvero dell’Amore di Dio.

“Il nostro vero destino – ha concluso – è quindi il possesso immortale dell’amore infinito. E nessun uomo è privato di questo fine e di questa felicità, se non per libera scelta”.

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ZENIT Staff

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