USA: il Cardinal Rigali applaude una legge sulle donne incinte

Nessuna donna dovrebbe essere costretta a scegliere l’aborto, dichiara

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WASHINGTON, D.C., martedì, 28 aprile 2009 (ZENIT.org).- Il presidente del Comitato dei Vescovi Statunitensi per le Attività Pro-Vita ha fatto appello ai congressisti perché sostengano un disegno di legge che prevederebbe un sostegno immediato alle donne incinte e alle loro famiglie.

Il Cardinale Justin Rigali lo ha espresso in una lettera a tutti i rappresentanti degli Stati Uniti, esortandoli a sostenere e patrocinare il Pregnant Women Support Act (Legge per il Sostegno alle Donne Incinte), ripresentato alla Camera mercoledì dal deputato Lincoln Davis.

La lettera, inviata venerdì, sottolinea che “in una società in cui i disaccordi sull’aborto e sui diritti dei concepiti sembrano persistenti e inaffrontabili, ci sono alcuni elementi sostenuti da quasi tutti”.

“In primo luogo, la considerazione che oltre un milione di aborti ogni anno in questo Paese rappresentano una tragedia, e che dovremmo almeno compiere dei passi per ridurre gli aborti”, ha spiegato.

“In secondo luogo, nessuna donna dovrebbe mai subire un aborto perché pensa di non avere altra scelta, o perché le alternative non sono a lei disponibili o note”.

“Un aborto effettuato sotto costrizione sociale ed economica non ha niente a che vedere con la ‘libertà di scelta’”, ha denunciato.

La lettera spiega anche alcuni aspetti del “sostegno a favore della vita” previsto per le donne incinte con questa legge, come l’eliminazione della “gravidanza come ‘condizione preesistente’ che può essere usata per negare la copertura sanitaria alle donne; sovvenzioni ai centri di sostegno che forniscono alternative all’aborto; assistenza per incoraggiare i college e le università a fornire sostegno alle studentesse incinte o che hanno bambini”.

La legge prevede anche un maggiore sostegno ai programmi sulle adozioni e ai servizi per le donne incinte a rischio di violenza domestica.

Il Cardinal Rigali ha sottolineato che il disegno di legge permetterà agli Stati di fornire una copertura assicurativa ai concepiti e alle madri che altrimenti potrebbero non ottenerla.

La misura, aggiunge, “tende una mano alle donne quando sono più vulnerabili, e più impegnate a prendere una decisione per la vita o la morte del loro bambino non nato”.

Terreno comune

La legge, aggiunge il porporato nella sua lettera, “rappresenta un autentico terreno comune, un approccio che le persone possono abbracciare indipendentemente dalla loro posizione su altre questioni”.

La misura, osserva, non solleva la questione relativa al “cercare di ridurre le gravidanze attraverso la promozione governativa di contraccettivi, che di recente ha suscitato tante controversie quando è stata inappropriatamente proposta per essere inclusa in un pacchetto di incentivi all’economia”.

“La questione ha sollevato serie preoccupazioni circa le priorità nell’assistenza sanitaria e i diritti di coscienza dei pazienti e dei professionisti sanitari, che richiedono un dibattito approfondito”.

“Molti studi – ha rimarcato il porporato – hanno concluso che i programmi per assicurare l’accesso alla contraccezione non riducono i tassi di aborto”.

Per il Cardinal Rigali queste discussioni continueranno, ma nel frattempo “le donne incinte hanno bisogno della nostra assistenza perché l’aborto non sia presentato loro come l’unica scelta”.

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ZENIT Staff

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