La resistenza delle religiose tra i terremotati de L'Aquila

di Chiara Santomiero

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L’AQUILA, lunedì, 27 aprile 2009 (ZENIT.org).- Il terremoto del 6 aprile scorso a L’Aquila, ha danneggiato gravemente anche le case delle religiose presenti nel capoluogo abruzzese.

In via XX settembre, una delle strade del centro che ha registrato maggiori crolli tra i quali la Casa dello studente, c’era il convento delle Suore Francescane Alcantarine con il pensionato universitario, ugualmente inagibili.

Suor Oliva Lombardi abitava lì con altre 14 consorelle, adesso è nella tendopoli di Collemaggio con otto di esse.

Mentre le altre suore si recano con due pulmini nelle frazioni di Tornimparte e di Onna per collaborare all’animazione delle aree di ricovero, suor Lombardi continua il lavoro in Caritas. Da quattro anni si occupa della formazione dei nuovi cooperatori, adesso collabora con il Centro di coordinamento istituito a Pettino da Caritas italiana.

“Il futuro si vedrà – afferma suor Lombardi, maremmana, che a 72 anni è già passata per la guerra civile in Nicaragua e l’Albania dopo la caduta del regime comunista –; adesso c’è da fare qui. Poi andremo dove sarà più utile la nostra presenza”.

In via Fortebraccio, è crollata giù anche la casa delle Suore francescane missionarie di Gesù bambino, fondate da Barbare Micarelli, un edificio storico del 1400 che ospitava oltre la casa madre dell’ordine, le scuole elementari e medie gestite dalle religiose e un pensionato universitario.

“Già dai primi giorni – racconta la superiora suor Luciana Fagnano – abbiamo cercato di metterci in contatto con i ragazzi, ma gli elenchi con i numeri di telefono erano rimasti nella scuola. Da un alunno che sapevamo a Lanciano dai nonni, piano piano, a catena, siamo risaliti ai numeri di tutti gli altri”.

Una “caccia al tesoro” dall’esito felice perché i ragazzi stanno tutti bene. “Sia i genitori che i ragazzi – afferma la superiora – ci chiedono di continuare la scuola e sono preoccupati di cosa accadrà a settembre, per il prossimo anno scolastico”.

“Per molti ragazzi, che hanno compiuto da noi tutto il ciclo della scuola primaria, la nostra casa è un ambiente familiare; nel chiostro giocavano a pallone – aggiunge –. Nemmeno noi abbiamo risposte per il futuro, tranne la nostra intenzione di non andar via da L’Aquila e ricominciare appena possibile”.

Le suore zelatrici del Sacro Cuore, o Istituto Ferrari, avevano, oltre alla casa madre di via S. Chiara d’Aquili, la casa di ospitalità “S. Giuseppe” e l’Istituto S. Caterina per universitarie e anziane, sempre a L’Aquila, e una casa famiglia a S. Gregorio, altro piccolo paese gravemente danneggiato dal terremoto.

Nel crollo di questo edificio hanno perso la vita due suore della congregazione. Suor Lidia Pupatti, la madre generale, spiega: “Il nostro ordine appartiene a L’Aquila, dove è stato fondato nel 1890 dalla nobildonna Maria Ferrari, per un’attenzione ai malati e agli anziani, ma soprattutto all’educazione della gioventù”.

Per questo: “non abbiamo altre sedi dove trasferirci e anche se ci dessero una struttura fuori diocesi, tutte le nostre attività sono qui”.

Intanto i bambini presenti nella casa famiglia di S. Gregorio sono stati trasferiti a Silvi, vicino Pescara: “Abbiamo ricevuto tantissima solidarietà – conclude madre Pupatti – e vogliamo ringraziare tutti di cuore. E’ difficile immaginare in questo momento come e dove ricominciare ma ci affidiamo a Dio e alla preghiera di quanti ci sostengono”.

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ZENIT Staff

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