Cosa chiede il terremoto alla nostra fede?

di Chiara Santomiero

Share this Entry

L’AQUILA, martedì, 28 aprile 2009 (ZENIT.org).- Quando l’immagine di Benedetto XVI riempie i maxi-schermo, il silenzio scende sulla piazza d’armi della scuola della Guardia di Finanza di Coppito, diventata ormai il cuore istituzionale della città ferita dal terremoto.

Il Papa è a Onna, in ritardo sul programma a causa del maltempo che gli ha impedito di giungere da Roma in elicottero. La sua voce familiare si diffonde nella piazza dove lo aspettano centinaia di aquilani, giunti dalle tendopoli, dagli alloggi sulla fascia costiera, dalle case ospitali di parenti.

Raccolta, intensamente concentrata, ad occhi chiusi, la gente prende il primo contatto con il Pastore, il Padre venuto a consolare i suoi figli. La pioggia e il freddo non scoraggiano l’attesa per la parola che risponda alle molte domande sollevate dall’evento terremoto.

Non solo “perché il lutto? perché la sofferenza?” – le domande di un’umanità colpita sebbene non sconfitta -, ma anche quelle della comunità cristiana: “cosa chiedono questi avvenimenti alla nostra fede?”.

“Vegliare ed essere pronti”. Paola Di Profio è una catechista di Pizzoli; questo è stato il tema della preparazione alla Pasqua.

“Il Signore – afferma – non ci abbandona mai e la visita del Papa significa proprio questo. Come cattolici siamo chiamati a non arrenderci davanti agli avvenimenti e ad essere testimoni di speranza”. A partire da segni precisi, come quella di rientrare subito nella casa dichiarata agibile.

“Un po’ di timore rimane – spiega – ma ho fatto questa scelta come un gesto di speranza anche per i bambini del catechismo. Come mamme sentiamo l’esigenza di dare sicurezza ai figli e vedo che anche le altre mamme si stanno convincendo”.

Don Francesco Pierpaoli, direttore del centro “Giovanni Paolo II” di Loreto, è a L’Aquila per portare gli arredi liturgici prestati dalla diocesi marchigiana per l’accoglienza del Papa. Un gesto già avvenuto in occasione dei funerali di 105 vittime del terremoto, svoltesi in questo stesso luogo due settimane fa.

“I segni liturgici – afferma – aiutano a leggere la realtà che rappresentano; così i segni dei tempi, come un terremoto, un evento naturale, devono aiutarci a leggere la nostra realtà di chiesa, la nostra fedeltà all’essenziale”.

“Forse non è casuale – aggiunge – aver “riscoperto” in questa occasione la figura di Celestino V, una figura che richiama alla santità di vita e alla rinascita della vita spirituale sugli aspetti materiali”.

Suor Lamberta Mazzon, delle Missionarie della dottrina cristiana, si definisce una “suora felice”, sebbene sfollata perché il suo convento la notte del 6 aprile è stato gravemente danneggiato e le suore sono scampate a malapena. Adesso è a Sulmona.

“Non ci manca niente e ci manca tutto – ammette –: l’aria, i ragazzi della scuola, i colleghi, le strade”. Sebbene di origini venete è aquilana nel cuore: “Ieri – racconta – siamo andati con i vigili del fuoco e l’elmetto a fare un sopralluogo nella nostra casa. Abbiamo attraversato il centro ma è irriconoscibile, completamente devastato, come bombardato”.

“Il Papa – afferma – ci conferma nella volontà e nel coraggio di continuare e di ricostruire. Non solo a livello materiale. Abbiamo bisogno di ricostruirci nel profondo, nelle relazioni, nelle amicizie disperse, nei rapporti di vicinato sconvolto”.

Tutto questo “a partire da una risposta di fede che rimetta al centro il senso della vita insieme. Il terremoto è per noi l’occasione di chiederci quali sono state le nostre priorità come persone e come comunità cristiana, che tipo di società stiamo costruendo”.

Riflessioni che sembrano anticipare le parole di Benedetto XVI giunto nella piazza accolto dagli applausi e persino da una pausa della pioggia.

“Come cristiani – afferma il Papa – dobbiamo chiederci: cosa vuole dirci il Signore? Anche come comunità civile occorre un esame di coscienza”.

Scorrono le lacrime sui visi degli aquilani che avrebbero voluto accogliere il Papa per la grande festa del Giubileo aquilano del prossimo 28 agosto.

“Coraggio – li invita il Santo Padre – anche se ferita, l’Aquila tornerà a volare”.

Share this Entry

ZENIT Staff

Sostieni ZENIT

Se questo articolo ti è piaciuto puoi aiutare ZENIT a crescere con una donazione