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In che modo Gesù Cristo è vero Dio e vero Uomo?

Lo è in modo unico e singolare.

□ La Fede Cattolica sottolinea con forza la particolarità dell’ammirabile unione della natura divina e della natura umana nell’unica Persona divina del Verbo: “L’evento unico e del tutto singolare dell’incarnazione del Figlio di Dio non significa che Gesù Cristo sia in parte Dio e in parte uomo, né che sia il risultato di una confusa mescolanza di divino e di umano. Egli si è fatto veramente uomo, rimanendo veramente Dio. Gesù Cristo è vero Dio e vero uomo. La Chiesa nel corso dei primi secoli ha dovuto difendere e chiarire questa verità di Fede contro eresie che la falsificavano” (CCC, 464).

□ Ecco come il Concilio di Calcedonia (anno 451) esprime questa verità: Gesù Cristo è «un solo e medesimo Figlio, il Signore nostro Gesù Cristo, perfetto nella sua divinità e perfetto nella sua umanità; vero Dio e vero uomo, composto di anima razionale e di corpo; consostanziale al Padre per la divinità, consostanziale a noi per l’umanità, “simile in tutto a noi, fuorché nel peccato” (Eb 4,15); generato dal Padre prima dei secoli secondo la divinità e, in questi ultimi tempi, per noi e per la nostra salvezza, nato da Maria Vergine e Madre di Dio, secondo l’umanità».

□ Gli stessi appellativi con cui viene indicato Gesù Cristo evidenziano la sua dimensione divina-umana:

• Gesù significa “Dio salva” l’uomo e l’universo;

• Cristo = l’unto, il Messia che “Dio ha consacrato in Spirito Santo e potenza” (At 10,38) e “colui che deve venire” (Lc 7,14) nel mondo;

• Figlio di Dio esprime la relazione filiale, tipica, unica ed eterna di Cristo con Dio suo Padre;

• Signore indica la sua signoria, sovranità divina sull’uomo e sull’universo (cfr. CCC, 430-455).

Come avviene questa misteriosa unione nell’incarnazione natalizia?

“La natura umana di Cristo appartiene in proprio alla Persona divina del Figlio di Dio che l’ha assunta. Tutto ciò che egli è e ciò che egli fa in essa deriva da «uno della Trinità». Il Figlio di Dio, quindi, comunica alla sua umanità il suo modo personale d’esistere nella Trinità. Pertanto, nella sua anima come nel suo corpo, Cristo esprime umanamente i comportamenti divini della Trinità” (CCC, 470).

Il suo corpo stesso pertanto è un vero corpo umano, attraverso il quale il “Verbo invisibile apparve visibilmente nella nostra carne” (Prefazio di Natale, II: Messale Romano). “Il Figlio di Dio [...] ha lavorato con mani d’uomo, ha pensato con mente d’uomo, ha agito con volontà d’uomo, ha amato con cuore d’uomo. Nascendo da Maria Vergine, egli si è fatto veramente uno di noi, in tutto simile a noi fuorché nel peccato” (GS 22).

Come si attuano la conoscenza e la volontà in Gesù Cristo Uomo-Dio?

“La conoscenza veramente umana del Figlio di Dio esprimeva la vita divina della sua persona” (CCC, 473). “Il Figlio di Dio conosceva ogni cosa; e ciò per il tramite dello stesso uomo che egli aveva assunto; non per la natura (umana), ma per il fatto che essa stessa era unita al Verbo” (San MASSIMO IL CONFESSORE, Quaestiones et dubia, Q. I, 67). Parallelamente “Gesù ha una volontà divina e una volontà umana. Nella sua vita terrena, il Figlio di Dio ha umanamente voluto ciò che ha divinamente deciso con il Padre e lo Spirito Santo per la nostra salvezza. La volontà umana di Cristo segue, senza opposizione o riluttanza, la volontà divina, o, meglio, è ad essa sottoposta” (Compendio del CCC, 91).

Anche la maternità della Vergine Maria è un segno di questa mirabile unione divino-umana di Cristo?

Certamente.

“Colui che Maria ha concepito come uomo per opera dello Spirito Santo e che è diventato veramente suo Figlio secondo la carne, è il Figlio eterno del Padre, la seconda Persona della Santissima Trinità. La Chiesa confessa che Maria è veramente Madre di Dio” (CCC, 495).

È questo anche il significato della concezione verginale di Gesù nel grembo della Madonna: “Gesù è stato concepito nel grembo della Vergine per la sola potenza dello Spirito Santo, senza intervento dell’uomo. Egli è Figlio del Padre celeste secondo la natura divina e Figlio di Maria secondo la natura umana, ma propriamente Figlio di Dio nelle due nature, essendoci in lui una sola Persona, quella divina” (Compendio del CCC, 98).

Come il mistero pasquale di Cristo evidenzia la mirabile unità del suo essere vero Dio e vero Uomo?

□ Se il Figlio di Dio ha potuto soffrire, essere crocifisso, morire, essere sepolto… è perché Egli è vero uomo.

D’altro canto, se la sua Morte ha potuto avere un valore redentivo, salvifico, giustificativo per tutti gli uomini e se soprattutto la sua Risurrezione ha potuto realizzarsi, è perché Egli è veramente Figlio di Dio.

□ La stessa accusa, che alcuni capi d’Israele rivolgono a Gesù e per cui lo consegnano a Pilato perchè venga condannato a Morte è che Egli, un uomo come gli altri, ha osato proclamarsi Figlio Dio, si è rivolto a Dio come a suo Padre, si è attribuito prerogative proprie soltanto di Dio. “Gesù ha suscitato scandalo soprattutto per aver identificato il proprio comportamento misericordioso verso i peccatori con l’atteggiamento di Dio stesso a loro riguardo. È arrivato a lasciar intendere che, sedendo a mensa con i peccatori, li ammetteva al banchetto messianico. Ma è soprattutto perdonando i peccati, che Gesù ha messo le autorità religiose di Israele di fronte a un dilemma. Costoro non erano nel giusto quando, costernati, dicevano: «Chi può rimettere i peccati se non Dio solo?» (Mc 2,7)? Perdonando i peccati, Gesù o bestemmia perché è un uomo che si fa uguale a Dio, oppure dice il vero e la sua persona rende presente e rivela il nome di Dio” (CCC, 589).

□ “La sua sofferenza e la sua Morte manifestano come la sua umanità sia lo strumento libero e perfetto dell’Amore divino che vuole la salvezza di tutti gli uomini (…) La volontà umana del Figlio di Dio aderisce alla volontà del Padre: per salvarci, Gesù accetta di portare i nostri peccati nel suo corpo «facendosi ubbidiente fino alla Morte» (Fil 2,8). (…) Gesù ha liberamente offerto la sua vita in sacrificio espiatorio, cioè ha riparato le nostre colpe con la piena obbedienza del suo amore fino alla Morte. Questo «amore fino alla fine» (Gv 13,1) del Figlio di Dio riconcilia con il Padre tutta l’umanità. Il sacrificio pasquale di Cristo riscatta quindi gli uomini in modo unico, perfetto e definitivo, e apre loro la comunione con Dio” (Compendio del CCC, 119.121.122).

□ La Risurrezione di Cristo, in ben quattro aspetti, evidenzia il suo essere Uomo-Dio:

a) “La Risurrezione, in quanto entrata dell’umanità di Cristo nella gloria di Dio, trascende e supera la storia, come mistero della Fede”;

b) “Il suo corpo risuscitato è quello che è stato crocifisso e porta i segni della sua Passione, ma è ormai partecipe della vita divina con le proprietà di un corpo glorioso”;

c) “La Risurrezione di Cristo è un’opera trascendente di Dio. Le tre Persone agiscono insieme secondo ciò che è loro proprio: il Padre manifesta la sua potenza; il Figlio «riprende» la vita che ha liberamente offerto (Gv 10,17) riunendo la sua anima e il suo corpo, che lo Spirito vivifica e glorifica”;

d) “La Risurrezione è il culmine dell’Incarnazione. Essa conferma la divinità di Cristo, come pure tutto ciò che Egli ha fatto e insegnato, e realizza tutte le promesse divine in nostro favore” (Compendio del CCC, 128-131).

Pertanto, “la verità della divinità di Gesù è confermata dalla sua Risurrezione. Egli ave va detto: «Quando avrete innalzato il Figlio dell’uomo, allora saprete che Io Sono» (Gv 8,28). La Risurrezione del Crocifisso dimostrò che egli era veramente «Io Sono», il Figlio di Dio e Dio egli stesso. San Paolo ha potuto dichiarare ai Giudei: «La promessa fatta ai nostri padri si è compiuta, poiché Dio l’ha attuata per noi, loro figli, risuscitando Gesù, come anche sta scritto nel salmo secondo: Mio Figlio sei tu, oggi ti ho generato» (At 13, 32-33)” (CCC, 653).

□ La sua stessa Ascensione al cielo “rimane strettamente unita alla prima, cioè alla discesa dal cielo realizzata nell’incarnazione. Solo colui che è «uscito dal Padre» può far ritorno al Padre: Cristo. «Nessuno è mai salito al cielo fuorché il Figlio dell’uomo che è disceso dal cielo» (Gv 3,13). Lasciata alle sue forze naturali, l’umanità non ha accesso alla «casa del Padre», alla vita e alla felicità di Dio. Soltanto Cristo ha potuto aprire all’uomo questo accesso «per darci la serena fiducia che dove è lui, Capo e Primogenito, saremo anche noi, sue membra, uniti nella stessa gloria» (CCC, 661).

In che senso la Chiesa, nel suo essere insieme visibile e spirituale, trova la sua giustificazione nell’essere il suo fondatore vero Dio e vero Uomo?

□ “Cristo, unico mediatore, ha costituito sulla terra la sua Chiesa santa, comunità di Fede, di speranza e di carità, come un organismo visibile; incessantemente la sostenta e per essa diffonde su tutti la verità e la grazia. La Chiesa è ad un tempo:

• «la società costituita di organi gerarchici e il corpo mistico di Cristo»;

• «l’assemblea visibile e la comunità spirituale»;

• «la Chiesa della terra e la Chiesa ormai in possesso dei beni celesti».

Queste dimensioni «formano una sola complessa realtà risultante di un elemento umano e di un elemento divino».

□ La Chiesa «ha la caratteristica di essere nello stesso tempo umana e divina, visibile ma dotata di realtà invisibili, fervente nell’azione e dedita alla contemplazione, presente nel mondo e, tuttavia, pellegrina; tutto questo in modo che quanto in lei è umano sia ordinato e subordinato al divino, il visibile all’invisibile, l’azione alla contemplazione, la realtà presente alla città futura verso la quale siamo incamminati» (CCC, 771).

In che modo la mirabile unione della natura divina e umana di Cristo fonda tutta l’economia sacramentale della Chiesa?

□ “Assiso alla destra del Padre» da dove effonde lo Spirito Santo nel suo corpo che è la Chiesa, Cristo agisce ora attraverso i sacramenti, da lui istituiti per comunicare la sua grazia. I sacramenti sono segni sensibili (parole e azioni), accessibili alla nostra attuale umanità” (CCC, 1084). E giustamente il Compendio del CCC riporta la bella citazione di San Leone Magno: «Ciò che era visibile nel nostro Salvatore è passato nei suoi sacramenti».

□ “Una celebrazione sacramentale è intessuta di segni e di simboli. Secondo la pedagogia divina della salvezza, il loro significato si radica nell’opera della creazione e nella cultura umana, si precisa negli eventi materiali dell’Antica Alleanza e si rivela pienamente nella persona e nell’opera di Cristo” (CCC, 1145).

□ Circa i segni sacramentali: “Alcuni provengono dal creato (luce, acqua, fuoco, pane, vino, olio); altri dalla vita sociale (lavare, ungere, spezzare il pane); altri dalla storia della salvezza nell’Antica Alleanza (i riti della Pasqua, i sacrifici, l’imposizione delle mani, le consacrazioni). Questi segni, alcuni dei quali sono normativi e immutabili, assunti da Cristo, diventano portatori dell’azione di salvezza e di santificazione” (Compendio del CCC, 237).

□ Anche le immagini sacre, che trascrivono il messaggio che la Sacra Scrittura trasmette attraverso la parola, sono riferite a Cristo. Infatti “l’imma-gine di Cristo è l’icona liturgica per eccellenza. Le altre, che rappresentano la Madonna e i Santi, significano Cristo, che in loro è glorificato” (Compendio del CCC, 240).

□ “La catechesi liturgica mira a introdurre nel mistero di Cristo (essa è infatti mistagogica), in quanto procede dal visibile all’invisibile, dal significante a ciò che è significato, dai «sacramenti» ai «misteri»” (CCC, 1075).

Come la vita morale del cristiano è vita in Cristo, Uomo-Dio?

Il CCC evidenzia tale verità in vari modi.

□ Ad esempio introduce la terza parte, riportando la bella testimonianza di San GIOVANNI EUDES: “Vi prego di considerare che [...] Gesù Cristo nostro Signore è il vostro vero Capo e che voi siete una delle sue membra. [...] Egli sta a voi come il capo alle membra; tutto ciò che è suo è vostro, il suo Spirito, il suo cuore, il suo corpo, la sua anima e tutte le sue facoltà, [...] e voi dovete usarne come se fossero cose vostre, per servire, lodare, amare e glorificare Dio. Voi appartenete a lui, come le membra al loro capo. Allo stesso modo egli desidera ardentemente usare tutto ciò che è in voi, al servizio e per la gloria del Padre, come se fossero cose che gli appartengono” (Le Cœur admirable de la Très Sacrée Mère de Dieu, 1, 5: Oeuvres completes, v. 6 (Paris 1908) p. 113-114.)

□ Nel presentare poi l’uomo come immagine di Dio, lo mette subito in relazione con Cristo, secondo l’indicazione della GS: “Cristo [...], proprio rivelando il mistero del Padre e del suo amore, svela anche pienamente l’uomo all’uomo e gli fa nota la sua altissima vocazione». È in Cristo, «immagine del Dio invisibile» (Col 1,15), che l’uomo è stato creato ad «immagine e somiglianza» del Creatore. È in Cristo, Redentore e Salvatore, che l’immagine divina, deformata nell’uomo dal primo peccato, è stata restaurata nella sua bellezza originale e nobilitata dalla grazia di Dio” (CCC, 1701). E pochi paragrafi dopo, si afferma: “Chi crede in Cristo diventa figlio di Dio. Questa adozione filiale lo trasforma dandogli la capacità di seguire l’esempio di Cristo. Lo rende capace di agire rettamente e di compiere il bene. Nell’unione con il suo Salvatore, il discepolo raggiunge la perfezione della carità, cioè la santità. La vita morale, maturata nella grazia, sboccia in vita eterna, nella gloria del cielo”(CCC, 1709).

□ Le stesse beatitudini, che indicano all’uomo la strada per dare la piena e vera risposta al suo desiderio innato di felicità, “dipingono il volto di Gesù Cristo e ne descrivono la carità; esse esprimono la vocazione dei fedeli associati alla gloria della sua Passione e della sua Risurrezione” (CCC, 1717).

□ E anche nel presentare il Decalogo che costituisce l’ossatura della seconda sezione della terza parte del Catechismo, questi la colloca direttamente in relazione a Gesù Cristo: “Seguire Gesù implica l’osservanza dei Comandamenti. La Legge non è abolita, ma l’uomo è invitato a ritrovarla nella persona del divino Maestro, che la realizza perfettamente in se stesso, ne rivela il pieno significato e ne attesta la perennità” (Compendio del CCC, 434).

Cristo è dunque colui che, durante la sua vita terrena come uomo fra gli altri uomini, ha potuto, proprio in virtù della speciale e unica autorità che gli derivava dal suo essere Figlio di Dio, sia confermare la Legge Antica, sia darne la giusta e piena interpretazione e attuazione.

La stessa preghiera del cristiano trova il suo fondamento nell’essere Gesù Cristo Uomo – Dio?

Certamente. Infatti:

□ La preghiera cristiana è anzitutto “una relazione di alleanza tra Dio e l’uomo in Cristo. È azione di Dio e dell’uomo; sgorga dallo Spirito Santo e da noi, interamente rivolta al Padre, in unione con la volontà umana del Figlio di Dio fatto uomo” (CCC, 2564).

Anzi, “l’evento della pregh iera ci viene pienamente rivelato nel Verbo che si è fatto carne e dimora in mezzo a noi. Cercare di comprendere la sua preghiera, attraverso ciò che i suoi testimoni ci dicono di essa nel Vangelo, è avvicinarci al santo Signore Gesù come al roveto ardente: dapprima contemplarlo mentre prega, poi ascoltare come ci insegna a pregare, infine conoscere come egli esaudisce la nostra preghiera” (CCC, 2598).

□ La preghiera cristiana è in tal modo pienamente rivelata e attuata in Gesù, il quale “secondo il suo cuore di uomo, ha imparato a pregare da sua Madre e dalla tradizione ebraica. Ma la sua preghiera sgorga da una sorgente più segreta, poiché è il Figlio eterno di Dio che, nella sua santa umanità, rivolge a suo Padre la preghiera filiale perfetta” (Compendio del CCC, 541)

□ La stessa preghiera per eccellenza della Chiesa, che è il Padre nostro, la preghiera del Signore, è così chiamata perché ci è stata insegnata dallo stesso Signore Gesù.

“Questa preghiera che ci viene da Gesù è veramente unica: è «del Signore». Da una parte, infatti, con le parole di questa preghiera, il Figlio unigenito ci dà le parole che il Padre ha dato a lui: è il maestro della nostra preghiera. Dall’altra, Verbo incarnato, egli conosce nel suo cuore di uomo i bisogni dei suoi fratelli e delle sue sorelle in umanità, e ce li manifesta: è il modello della nostra preghiera” (CCC, 2765).



Il Primicerio della Basilica dei Santi Ambrogio e Carlo in Roma
Monsignor Raffaello Martinelli



NB: Per approfondire l’argomento, si leggano:

* Concilio Vaticano II, Lumen Gentium; Gaudium et Spes (GS);

* Catechismo della Chiesa Cattolica (CCC);

* Compendio del CCC.

* Scheda: In che modo Gesù Cristo è vero Dio e vero Uomo?