ROMA, giovedì, 2 aprile 2009 (ZENIT.org).- Benedetto XVI è “il Papa della fede non separata dalla ragione”, afferma il Cardinale Angelo Bagnasco, Presidente della Conferenza Episcopale Italiana (CEI), in un’intervista a Tempi.
Nel testo, il porporato ripercorre alcune delle questioni che hanno suscitato più dibattiti di recente, partendo dalla Lettera che il Papa ha scritto ai Vescovi del mondo per spiegare le ragioni della remissione della scomunica ai quattro Vescovi “lefebvriani”, che il Cardinale definisce un testo che “passerà alla storia come la cifra di un Papa e di un papato”.
“Di un Papa che non ha niente da nascondere di proprio e quindi non ha paura di presentarsi ai suoi confratelli nell’episcopato, alla Chiesa e al mondo intero con una straordinaria, grandiosa umiltà”, specifica.
“Il candore del Papa è disarmante e colpisce tutti, credenti e non credenti. È un candore che non ha paura ad entrare direttamente nei problemi – anche i più spinosi, i più delicati – di fronte ai quali il Papa sente la sua profonda responsabilità di pastore e di maestro a cui non può sottrarsi”.
“In questo quadro di estrema trasparenza e umiltà disarmante il Santo Padre ha dato la corretta interpretazione del suo Pontificato e del servizio petrino”, “che è per confermare la fede del popolo di Dio, per custodire e promuovere l’unità della comunità cristiana”, dichiara il Presidente della CEI.
Allo stesso tempo, aggiunge, “mette anche in evidenza ciò che gli sta più a cuore: la conferma della fede dei fratelli, l’unità della Chiesa, il cammino ecumenico, il dialogo interreligioso”, “facendo appello a tutta la cristianità perché si stringa attorno al servizio di Pietro per questi stessi scopi”.
“La passione per l’evangelizzazione”, osserva il Cardinal Bagnasco, “è propria di Pietro e si declina in Benedetto XVI all’insegna di una particolare chiarezza di predicazione e di una particolare profondità”; “profondità che non è oscurità di linguaggio perché arriva al cuore di tutti in quanto l’attuale magistero petrino usa sia della fede, che è la chiave interpretativa di accesso alla rivelazione, ma anche della ragione”.
Per questo motivo, constata, “la figura di questo Pontefice sembra suscitare in un certo mondo laicista qualche problema in più, qualche maggiore apprensione”, perché si sente di aver di fronte “un uomo e un Papa che si presenta alla Chiesa e al mondo con il linguaggio della fede non disgiunto dalla ragione”.
Il timore, confessa, “è che l’aggressione nei suoi confronti derivi dallo spiazzamento che produce in certi ambienti laicisti questa sollecitudine verso tutto ciò che è umano, quindi cristiano”. Il Papa, infatti, “usa una ragionevolezza di fondo che si presenta e si offre a qualunque uomo di pensiero, di intelligenza e di riflessione”.
La polemica sui preservativi e il caso Englaro
Il Cardinal Bagnasco affronta quindi le polemiche suscitate dalle affermazioni del Papa sui preservativi durante la sua visita pastorale in Africa, chiedendosi “se questo polverone creato attorno a un brevissimo passaggio”, in cui Benedetto XVI ha esposto “nient’altro che la posizione della Chiesa di sempre, nulla di nuovo”, “non puntasse a distogliere l’attenzione sugli altri temi, decisivi, che il Papa ha toccato nel suo viaggio”.
“Mi è stato riferito di illustri studiosi e comunque operatori impegnati in prima linea nella ricerca e lotta contro l’Aids, che hanno espresso pieno accordo con le parole del Pontefice”, ricorda.
“Mi pare quindi – aggiunge – che a volte certe contestazioni sono un po’ enfatizzate. Ci sono, per carità, le critiche ci sono e sono legittime. Il problema è che spesso vengono presentate come universali quando in realtà sono unilaterali”.
Quanto al caso di Eluana Englaro, il porporato commenta che “innanzitutto rimane un grande dolore. Perché è successo quello che si sperava non accadesse mai nel nostro Paese”.
“Il dolore non dovrebbe passare – dichiara –. Non dovrebbe passare in fretta. Non dovrebbe passare mai. È una ferita che deve lasciare il segno per farci più attenti e pensosi, più lucidi e meno ideologici nell’affrontare il grande tema della vita e della morte”.
In questo contesto, auspica “una legge che sia veramente promotrice della vita, soprattutto della vita fragile, che solleciti la società ad accompagnare la vita ferita. Senza permettere, come il Santo Padre ha detto, che ci siano scorciatoie come quella dell’eutanasia, o di altra natura, che non portano il bene della persona”.
L’Europa riscopra la religione
Il Cardinale osserva quindi che l’Europa deve riscoprire la religione, perché fuori dal continente “la religione non è ostracizzata”, ma “inclusa, riconosciuta, valorizzata, proprio nella costruzione della società civile e della cultura”.
“Quanto più l’Europa pretende di cancellare Dio dal suo orizzonte, tanto più questo atteggiamento determina nel resto del mondo un clima di sospetto. E anche di deprezzamento”, osserva.
“Negare il valore della dimensione religiosa nella persona, con la ricaduta che ha nella società – perché la persona non può vivere scissa tra privato e pubblico, la persona è sintesi non schizofrenia tra privato e pubblico – vuol dire andare fuori dalla realtà”.