ROMA, giovedì, 2 aprile 2009 (ZENIT.org).- Di fronte all'"emergenza educativa" di questi tempi bisogna rispondere con una "nuova responsabilità", spiega il Messaggio per l'85ª Giornata per l'Università Cattolica del Sacro Cuore, che si svolgerà il 26 aprile.

Nel testo, firmato dalla Presidenza della Conferenza Episcopale Italiana, si afferma infatti che "parlare di 'emergenza educativa' significa anzitutto porsi il problema di una 'sfida educativa', il cui cuore sta nella nuova responsabilità a cui sono chiamati in primo luogo i docenti, soprattutto universitari".

"Diventa prioritario un più incisivo impegno per sostenere con forza un piano di formazione ed educazione finalizzato non solo alla trasmissione di nozioni e competenze, ma anche alla crescita dell'essere e del pensare: in una parola, alla maturazione integrale dell'individuo, come parte attiva e propositiva della società".

Questo obiettivo, "sempre più diffusamente percepito come una vera e propria urgenza personale e sociale", "esige il rilancio dell'idea stessa di educazione, della sua natura e delle sue finalità".

La sfida in questione, osserva il Messaggio, "chiama in causa non marginalmente l'università, per evitare che la pur doverosa attenzione alle questioni del metodo porti a trascurare il fatto che l'educazione è un atto finalizzato a una precisa concezione della persona".

"Educare è una necessità, ma anche un impegno e un rischio da assumere con coraggio, perché il desiderio di verità, di bontà e di bellezza che è nel cuore di ciascuno indichi la via ragionevole di una proposta capace di indirizzare 'verso l'oltre' l'intelligenza e la libertà di ogni persona".

Per questo motivo, è "doveroso accompagnare con rispetto e fermezza le giovani generazioni negli anni delle scelte che coincidono con il periodo degli studi universitari, promuovendo in loro la capacità di interrogarsi su quali valori costruire il proprio progetto di vita, favorendo nel contempo relazioni educative autentiche, sostenute da docenti accuratamente preparati, ecclesialmente impegnati e capaci di testimonianza".

Da questo punto di vista, è "fulgido" l'esempio del fondatore dell'Università Cattolica del Sacro Cuore, padre Agostino Gemelli, di cui ricorre quest'anno il 50° anniversario della morte.

"Brillante scienziato e insigne educatore", padre Gemelli "si impegnò strenuamente nel realizzare un polo universitario che fosse all'altezza dei migliori atenei italiani e stranieri, perché i giovani disponessero non solo della formazione necessaria per fare fronte ai cambiamenti del Paese, ma anche di una proposta integrale di crescita umana, che non può prescindere dalla dimensione religiosa e più propriamente cristiana".

E' a questo modello che continua a guardare l'Università Cattolica del Sacro Cuore, "nella consapevolezza che, anche in una stagione di frammentazione culturale, i credenti non possono rinunciare alla sfida dell'elaborazione di cammini orientati alla realizzazione integrale della persona e al conseguimento del bene comune".

Questo sforzo, sottolinea la Presidenza della CEI, "ben si inserisce nel progetto che, con costanza, la Chiesa in Italia persegue da anni nella ricerca di un rinnovato protagonismo nell'ambito educativo".

Il "doppio registro educativo" rappresentato dall'attenzione all'aspetto culturale e a quello evangelico "non può che costituire l'orizzonte di riferimento anche per l'Università Cattolica, chiamata per vocazione specifica a offrire una proposta culturale e scientifica orientata alla ricerca della verità sull'uomo e sulla storia, e capace di declinare le attese di speranza delle nuove generazioni a partire dalla fedeltà ai valori evangelici".

"Ciò giustifica e motiva l'invito che rivolgiamo a tutte le Chiese che sono in Italia, perché valorizzino la Giornata come momento di sensibilizzazione delle loro comunità sull'importanza e sui bisogni concreti di questa preziosa e peculiare istituzione accademica", conclude il Messaggio.

Cuba: la Chiesa ribadisce la sua volontà di servizio

L’AVANA, giovedì, 2 aprile 2009 (ZENIT.org).- La volontà manifestata dalla Chiesa di “servire ed essere accanto al popolo” non cambierà nemmeno in futuro, ha affermato il nuovo presidente della Conferenza dei Vescovi Cattolici di Cuba (COOC), monsignor Dionisio García Ibáñez, che ha chiesto che i cambiamenti nel Paese proseguano e siano al servizio della persona.

Il presule cubano lo ha dichiarato in un’intervista concessa alla rivista Palabra Nueva, dell’Arcidiocesi dell’Avana, al termine della CXXX Assemblea ordinaria dell’episcopato, svoltasi nella capitale dal 23 al 26 marzo e durante la quale è stato eletto.

Monsignor García Ibáñez, Arcivescovo di Santiago de Cuba, parla anche dei lavori della Commissione incaricata della celebrazione per i 400 anni dal ritrovamento dell’immagine della Madonna della Carità del Cobre e della visione della Chiesa sulla realtà attuale di Cuba.

La Chiesa a Cuba, ricorda, “è sempre stata vicina al popolo, proprio perché facciamo parte del popolo. Non siamo agenti stranieri, siamo anche noi popolo, il popolo cattolico. Cuba è plurale nella fede e nell’ideologia, e lo è anche nelle aspettative e nelle idee su come costruire il Paese e la Nazione”.

Il presule ha ribadito da parte della Chiesa la “decisione di servire ed essere accanto al popolo”, manifestata soprattutto negli ultimi due anni. Un atteggiamento, aggiunge, che “si manterrà negli anni a venire; anni di cambiamenti necessari, in cui si devono aprire nuove prospettive, e ogni volta che ci sono dei cambiamenti si genera incertezza e la Chiesa deve accompagnare questo processo”.

Circa questi “cambiamenti necessari”, monsignor García Ibáñez dichiara che i cattolici “hanno le stesse aspettative che ha tutto il popolo”. Su come si svolgeranno queste modifiche, indica che c’è “un’enorme varietà di criteri, anche su quali siano i cambiamenti necessari e quali non lo sono”.

Per il presidente dei Vescovi cubani, “il primo cambiamento è che stiamo parlando della parola ‘cambiamento’, perché tre anni fa non ne parlavamo”. “Ciò che è importante è che i cambiamenti siano al servizio della persona nella nostra società. E’ questo il motivo delle aspettative”.

Circa i segnali di miglioramento nei rapporti tra Cuba e Stati Uniti, l’Arcivescovo commenta che “la Chiesa cerca di seminare comunione dove manca. La missione della Chiesa e dei Vescovi è porre la necessità dell’incontro. La Chiesa gioisce del fatto che ciò che era separato torni a unirsi. Spetta ai politici decidere il modo in cui si debba fare, così che sia la persona, in questo caos i cittadini di entrambi i lati, a beneficiarne. Guadagniamo tutti quando c’è la pace, quando c’è stabilità, quando ci sono giustizia, solidarietà e rispetto per la dignità delle persone”.

Quanto alla maggiore frequenza degli incontri tra le autorità civili e i rappresentanti della Chiesa, il presidente dei Vescovi riconosce che “negli ultimi tre anni c’è stata la necessità di favorire e ampliare la comunicazione tra la Chiesa e le autorità del Paese”.

A suo avviso, esiste ora “una comprensione più positiva del fatto religioso”, con l’influenza di “un maggiore avvicinamento all’America Latina”, dove le autorità cubane hanno visto che “la fede è molto presente nella vita della società”.

“Credo che sia qualcosa che le autorità non conoscevano e che ora valorizzano di più”, ha confessato.

Hanno favorito questi incontri, conclude, anche “passi precedenti come una maggiore tolleranza nei confronti della pratica religiosa, o la partecipazione dei cristiani alle varie strutture sociali, così come ha inciso su questo il fatto di vivere insieme una stessa situazione, nella quale non sarebbe molto intelligente ignorarci reciprocamente. Credo che sia un processo che continuerà”.