di Carmen Elena Villa
ROMA, venerdì, 30 gennaio 2009 (ZENIT.org).- Provengono da Libano, Siria e Iraq. Sono cresciuti in una cultura prevalentemente musulmana e nelle loro piccole comunità cattoliche hanno scoperto la vocazione alla vita sacerdotale.
Sono 15 i seminaristi che si stanno formando attualmente presso il Pontificio Collegio Armeno di Roma, in Piazza San Nicola da Tolentino, vicino Via Barberini. Studiano nelle varie università pontificie della Città Eterna per tornare, una volta ordinati sacerdoti, nei loro Paesi per lavorare nelle rispettive opere di evangelizzazione.
“Roma è una città cosmopolita per tutti gli studenti. E’ l’unica che ti può dare tutto, parlando spiritualmente”, ha affermato Gazar Bedrossian, 24 anni, uno dei seminaristi che provengono dalla Siria.
Una storia di 125 anni
Nel 1883, Papa Leone XIII concesse alla comunità armena alcune strutture perché vi si potesse stabilire il seminario, accanto alla chiesa di San Nicola da Tolentino, che oggi appartiene a questa comunità.
Da allora il Collegio Armeno di Roma ha formato 500 sacerdoti, due dei quali Cardinali: Gregorio Agagianian, che è stato rettore del Collegio, e Antoine Hasseun, entrambi sepolti nella chiesa di San Nicola.
Lì si riunisce anche la colonia di armeni che vivono a Roma. Circa 126 famiglie partecipano alle varie celebrazioni liturgiche che si svolgono nel Collegio Armeno in alcune date importanti del calendario liturgico.
Il rito cattolico armeno è un rito liturgico praticato in Libano, Siria, Iraq, Iran, Turchia ed Egitto. La sede principale è a Beirut e la guida è il Patriarca Nérses Pietro XIX Tarmouni. Esistono piccole comunità in cui si pratica questo rito anche in altri Paesi come Francia, Italia e alcuni dell’ex Unione Sovietica.
“Il motivo principale del fatto di avere un seminario a Roma è che i nostri giovani hanno bisogno di un’istruzione più completa ed efficace e anche per essere immersi nella Chiesa universale. Così possono avere un’esperienza reciproca”, ha detto a ZENIT monsignor Joseph Kelekian, rettore del seminario.
Monsignor Kelekian è stato per 12 anni formatore nel seminario minore del Libano, e dopo aver svolto per 17 anni il proprio servizio pastorale a Parigi il Patriarca lo ha chiamato per dirigere il seminario di Roma.
“Bisogna sentirsi più giovani, essere più moderni. Ogni mese cerco di incontrare ciascuno di loro. Posso parlare, posso decidere sulla loro vocazione, posso dare loro indicazioni quando le cercano o hanno problemi”, ha spiegato.
Una volta al mese gli studenti compiono pellegrinaggi in qualche luogo santo vicino Roma, per poter apprezzare meglio le ricchezze che la città offre alla loro vita spirituale.
“Mi piace questa storia antica di oltre duemila anni: l’arte, la bellezza nel cuore del cattolicesimo”, ha rivelato a ZENIT il giovane seminarista Khachig Bahe.
Khachig viene da Kamishly, in Siria, e sta terminando i suoi studi di Filosofia e Teologia all’Università Gregoriana. Descrive l’ambiente della sua università come “decisamente multietnico. Siamo 125 compagni di classe. La maggior parte proviene dall’India, dagli Stati Uniti e dall’Europa centrale”.
La Siria è il Paese che apporta più vocazioni al Collegio Armeno di Roma, visto che pur avendo il 95% della popolazione musulmana lo Stato difende le minoranze religiose, fatto che aiuta a far sì che la maggior parte degli abitanti possa professare la propria fede e scegliere liberamente la sua vocazione.
“Ciascuno ha un modo diverso di rivolgersi al Signore – ha detto monsignor Kelekian –. Vediamo così la ricchezza di vita alla quale possiamo partecipare”.
Ogni studente, ha aggiunto, apporta le peculiarità del proprio Paese d’origine. “I Paesi orientali hanno conservato una fede come nell’antichità, che resiste a molte tentazioni di modernismo. In questo modo, di sentiamo ricchi grazie alla ricchezza spirituale che abbiamo in Oriente”.
[Traduzione dallo spagnolo di Roberta Sciamplicotti]