CITTA’ DEL VATICANO, venerdì, 23 gennaio 2009 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito il testo del discorso pronunciato da Benedetto XVI nel ricevere questo venerdì in udienza i membri della Commissione mista internazionale per il Dialogo teologico tra la Chiesa cattolica e le Chiese orientali ortodosse.
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Cari fratelli in Cristo,
porgo un cordiale benvenuto a voi, membri della Commissione mista internazionale per il dialogo teologico tra la Chiesa cattolica e le Chiese orientali ortodosse. Al termine di questa settimana d’intenso lavoro possiamo insieme rendere grazie al Signore per il vostro fermo impegno nella ricerca della riconciliazione e della comunione nel Corpo di Cristo, che è la Chiesa.
Certamente ognuno di voi contribuisce a questo compito non solo con la ricchezza della propria tradizione, ma anche con l’impegno delle Chiese partecipanti a questo dialogo per superare le divisioni del passato e per rafforzare la testimonianza comune dei cristiani dinanzi alle enormi sfide che i credenti devono affrontare oggi.
Il mondo ha bisogno di un segno visibile del mistero di unità che lega le tre Persone divine e che ci è stato rivelato duemila anni fa, con l’Incarnazione del Figlio di Dio. La concretezza del messaggio evangelico viene espressa in modo perfetto da Giovanni, quando dichiara la sua intenzione di annunciare ciò che ha udito, che i suoi occhi hanno visto e che le sue mani hanno toccato, affinché tutti possano essere in comunione con il Padre e con Suo Figlio Gesù. La nostra comunione attraverso la grazia dello Spirito Santo nella vita che unisce il Padre e il Figlio, ha una dimensione percepibile in seno alla Chiesa, Corpo di Cristo, «la pienezza di colui che si realizza interamente in tutte le cose» (Ef 1, 23), e tutti noi abbiamo il dovere di impegnarci perché questa dimensione fondamentale della Chiesa si manifesti al mondo.
Nel vostro sesto incontro si sono compiuti passi importanti soprattutto nello studio della Chiesa come comunione. Il fatto stesso che il dialogo sia proseguito nel tempo e venga ospitato ogni anno da una delle diverse Chiese che rappresentate è di per sé un segno di speranza e d’incoraggiamento. Dobbiamo solo volgere la nostra mente verso il Medio Oriente — da dove provengono molti di voi — per vedere che sono urgentemente necessari semi autentici di speranza in un mondo ferito dalla tragedia della divisione, del conflitto e dell’immensa sofferenza umana.
La Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani si è appena conclusa con la cerimonia nella Basilica dedicata al grande apostolo Paolo, alla quale molti di voi hanno partecipato. Paolo è stato il primo grande difensore e teologo dell’unità della Chiesa. I suoi sforzi e le sue lotte sono stati ispirati dalla costante aspirazione a mantenere una comunione visibile non solo esteriore, ma reale e piena, tra i discepoli del Signore. Pertanto, per l’intercessione di Paolo, chiedo la benedizione di Dio per tutti voi e per le Chiese e i popoli che rappresentate.
[Traduzione del testo originale in inglese de “L’Osservatore Romano”]