Percorsi di Dottrina sociale: Dio o gli dèi?

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CITTA’ DEL VATICANO, mercoledì, 28 gennaio 2009 (ZENIT.org).- Pubblichiamo la prefazione del Cardinale Renato Raffaele Martino, Presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, al libro di monsignor Giampaolo Crepaldi “Dio o gli dèi- Dottrina Sociale della Chiesa: percorsi”.

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Questo libro di S.E. Mons. Giampaolo Crepaldi è un  libro importante. Per i contenuti ma soprattutto per il metodo. Non temo di dire che inaugura una nuova strada. Ho sempre pensato che la sfiducia che un tempo si nutriva verso la dottrina sociale della Chiesa fosse dovuta ad una difficoltà di fede, più che di ragione. Si trattava più che altro di non fare veramente posto a Dio nella vita pubblica. Da cui derivava anche l’idea che la parola  della Chiesa – quale la dottrina sociale è – a poco servisse per la costruzione del mondo. Pensavo così quando la dottrina sociale della Chiesa veniva contestata da molti teologi. Confesso di pensarla ancora così oggi, quando – grazie a Dio – quei tempi non sono più attuali. Alla radice ultima dei problemi, c’è sempre un difetto di fede. Il socialista anarchico Proudhon scriveva a metà Ottocento «Il primo dovere dell’uomo intelligente e libero è di scacciare incessantemente dal suo spirito e dalla sua coscienza l’idea di Dio. Perché Dio, se esiste, è essenzialmente nemico della nostra natura, e non guadagniamo alcuna cosa dalla sua autorità. Suo malgrado arriviamo alla scienza, suo malgrado arriviamo al benessere, alla società; ciascuno dei nostri progressi è una vittoria nella quale schiacciamo la Divinità». Si è dimostrato realistico quel “Suo malgrado”? E’ proprio vero che l’uomo possa arrivare alla scienza, al benessere, alla società senza Dio? Quante presunte vittorie si sono trasformate in sconfitte?

La Chiesa ci insegna che il mondo, e con esso la ragione umana, godono di una loro legittima autonomia, ma sono insufficienti a salvarsi. Sono utili, ma non sufficienti. Sono in grado di discernere tra Dio e gli déi e questo dice la loro grandezza. Ma non riescono a farlo senza aprirsi ad una dimensione di fede e di trascendenza, e questo dice il loro limite. Le loro potenzialità sono tante, ma non riescono a sprigionarle da soli. Da soli finiscono per negare Dio e cadere vittime degli dèi. Benedetto XVI ci sta insegnando che assegnare un posto a Dio nella sfera pubblica è indispensabile perché le energie umane si possano pienamente sviluppare, suscitate dal “Dio dal volto umano”. In questa luce, anche la parola della Chiesa e con essa la sua dottrina sociale, acquistano la loro fondamentale importanza. La dottrina sociale della Chiesa non è un sapere marginale o residuale. Essa, come afferma la Deus caritas est, è all’incrocio della fede e della ragione (n. 28) e interloquisce a pieno titolo con i saperi che presiedono alla organizzazione del mondo. Ecco l’importante novità di metodo di questo libro di Mons. Crepaldi. Vengono affrontati fondamentali problemi dell’età nostra e viene dimostrato sul campo che la dottrina sociale della Chiesa ha una capacità orientativa insostituibile.

 

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ZENIT Staff

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