di Antonio Gaspari
ROMA, mercoledì, 28 gennaio 2009 (ZENIT.org).- Si svolgerà a Roma dal 12 al 15 marzo il Giubileo paolino degli Universitari, incentrato sul passo evangelico “Quello che voi adorate senza conoscere, io ve lo annuncio”(At. 17.23) e sul tema “Vangelo e cultura per un nuovo umanesimo”.
Si tratta di un evento a carattere internazionale organizzato dalla Congregazione per l’Educazione Cattolica, dal Pontificio Consiglio della Cultura e dall’Ufficio per la Pastorale Universitaria del Vicariato di Roma, in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca, il Ministero per gli Affari Esteri, il Ministero per le Attività produttive, la Regione Lazio, la Provincia e il Comune di Roma.
Intervistato da ZENIT monsignor Lorenzo Leuzzi, Direttore dell’Ufficio per la Pastorale Universitaria del Vicariato di Roma, ha spiegato che la celebrazione del Giubileo paolino si pone come una tappa del cammino della pastorale universitaria a Roma e nel mondo.
In particolare, il Forum Internazionale delle Università, con la partecipazione di rappresentanti provenienti da tutti i continenti, è “un’occasione per condividere l’esperienza di pastorale universitaria fin qui svolta e porre le basi per un’azione più organica e più incisiva”.
Alla domanda sul significato in termini pratici di questa iniziativa, il Direttore della Pastorale universitaria ha richiamato l’urgenza del dialogo, la presenza della Chiesa nell’Università e il ruolo delle istituzioni cattoliche nella prospettiva dell’inculturazione della fede.
“É il tempo della riscoperta del ruolo storico della Chiesa nella società contemporanea, capace per vocazione di dialogare con le culture e di assumerle in forza del mistero dell’Incarnazione” ha sottolineato monsignor Leuzzi.
“L’inculturazione della fede – ha precisato – non esaurisce la presenza della Chiesa nella società, in quanto il cristianesimo non si pone come realtà religiosa o spirituale che dall’esterno modella la cultura”.
Ed ha aggiunto: “incontrando l’uomo nella sua concretezza storica, il cristianesimo, in quanto realtà storica già operante, offre all’elaborazione culturale una capacità di indagine della realtà che le proviene dal mistero dell’Incarnazione”.
Secondo il prelato del Vicariato di Roma, “se il cristianesimo non fosse una realtà storica e si riducesse a semplice evento religioso o sociale, l’inculturazione della fede sarebbe non solo illusoria, ma potrebbe aprire la strada alla sterilità della fede stessa”.
Monsignor Leuzzi ha tenuto a dire che “il Magistero di Benedetto XVI spinge il cristianesimo a compiere un nuovo passo in avanti” nel senso che “il cristianesimo ha la pretesa di indicare all’uomo contemporaneo il fondamento della realtà, perché Gesù di Nazaret non è soltanto il Salvatore, ma anche il Logos del cosmo e della storia; o meglio è il Salvatore, perché è il Logos”.
Inserendosi nel dibattito contemporaneo, monsignor Leuzzi si è detto convinto che “solo se il cristianesimo maturerà questa coscienza di sé”, potrà evitare “di essere fagocitato dal politeismo religioso contemporaneo”.
In merito all’appello di due pensatori come Marcello Pera e Jurgen Hamermas che “sollecitano il cristianesimo ad uscire allo scoperto”, monsignor Leuzzi ha risposto che “il cristianesimo certamente non rinuncia al gesto caritativo di aiutare le culture in crisi, ma verrebbe meno alla sua vocazione se non indicasse le cause della loro crisi e designasse la via per una nuova elaborazione culturale”.
La diakonia della storia auspicata da Benedetto XVI è, secondo il Direttore della Pastorale universitaria, “la forma più alta di carità”, perché “la crisi culturale che investe l’umanità non è risolvibile con aggiustamenti metodologici, ma richiede una nuova sintesi che lasci alle spalle il tempo dell’idealismo, teorico e pratico e introduca l’umanità nel tempo del realismo, cosmico e storico”.
E’ compito degli universitari, ha poi osservato, quello di “aiutare la Chiesa a compiere questo passaggio, esercitando quella forma specifica di carità che è quella intellettuale”.
Monsignor Leuzzi ha ribadito come la pastorale universitaria stia cercando da molti anni di realizzare “il superamento di una presenza cristiana nell’Università che non sia solo assistenza spirituale, ma orientandola verso una proposta di elaborazione culturale”.
Pur essendo lungo il lavoro da compiere, il prelato ha raccontato che “le esperienze vissute in questi anni, in particolare nel Giubileo delle Università, sono di grande incoraggiamento a proseguire su questa strada”.
In conclusione, monsignor Leuzzi ha sottolineato che “compito degli universitari per il Giubileo paolino è quello di sostenere e incoraggiare la pastorale universitaria nelle altre Chiese locali, con l’obiettivo di passare dall’inculturazione della fede alla diakonia della storia”.