I Vescovi di Inghilterra e Galles sulla revoca della scomunica ai lefebvriani

LONDRA, mercoledì, 28 gennaio 2009 (ZENIT.org).- Nell’esprimere il proprio apprezzamento per la decisione di Benedetto XVI di accogliere la richiesta di revoca della scomunica ai quattro Vescovi, ordinati nel 1988 da monsignor Marcel Lefebvre, la Conferenza dei Vescovi di Inghilterra e Galles ha inviato una nota per spiegare il significato di questo gesto.

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Perché i Vescovi “lefebvfriani” appartenenti alla Fraternità sacerdotale San Pio X furono scomunicati?
 
Il canone 1013 del Codice di diritto canonico del 1983 prevede che nessun Vescovo può consacrare un altro Vescovo in assenza del mandato pontificio. Il canone 1382 prosegue stabilendo che là dove un Vescovo consacra un altro Vescovo senza mandato pontificio, entrambi incorrono nella scomunica latae sententiae. La scomunica “latae sententiae” ha la caratteristica di essere efficace in modo automatico, senza dover attendere alcuna pronuncia giudiziaria. Non essendo necessario un processo, l’autorità ecclesiastica talvolta procede a dichiarare l’avvenuta scomunica.

Quando l’Arcivescovo Lefebvre, il 30 giugno 1988, ha consacrato quattro Vescovi, lo ha fatto senza mandato pontificio. Pertanto, per il solo fatto di aver eseguito tale consacrazione, sia l’Arcivescovo Lefebvre, sia i quattro nuovi Vescovi, sono incorsi automaticamente nella scomunica. Il 1° luglio 1988, il Prefetto della Congregazione per i Vescovi ne ha dichiarato l’avvenuta scomunica.

Quale era il loro status durante la scomunica? 
 
Il fatto che questa consacrazione fosse vietata dalla legge della Chiesa e che ad essa si sia applicata la sanzione della scomunica, non ha prodotto alcun effetto sulla validità sacramentale della consacrazione. Pertanto essi erano Vescovi validamente ordinati. La scomunica è una censura che tende alla riabilitazione del reo. I suoi effetti, secondo il canone 1331, sono di vietare ogni partecipazione ministeriale all’Eucaristia o ad altre cerimonie di culto pubblico, di celebrare i sacramenti o sacramentali o di ricevere sacramenti, o di esercitare funzioni o incarichi ecclesiastici, o atti di governo.

Cosa significa la remissione della scomunica? 
 
Le censure possono essere rimesse in quanto la loro finalità è quella di portare al pentimento. In questo senso, secondo il canone 1358, a chi abbia receduto dalla contumacia non si può negare la remissione. Il Santo Padre ha ritenuto che la lettera di monsignor Fellay, del 15 dicembre 2008, indirizzata al Cardinale Castrillon Hoyos, dimostri un adeguato impegno per giungere alla soluzione del problema originario. Egli ha anche auspicato che questo atto possa portare ad un miglioramento nei rapporti con la Fraternità sacerdotale San Pio X e a un consolidamento delle reciproche relazioni di fiducia. La remissione della scomunica non ha restaurato la piena comunione con l’intera Fraternità, ma costituisce un primo passo per giungere alla completa riconciliazione e alla piena comunione.

La remissione della scomunica revoca anche la sospensione dell’esercizio del loro ministero in piena comunione in quanto Vescovi o sacerdoti?
 
Poiché la piena comunione non è stata ancora recuperata, ne consegue che gli aderenti alla Fraternità sacerdotale San Pio X, che sono sacerdoti o Vescovi, non possono esercitare il loro ministero in piena comunione. Parte del dialogo fra la Santa Sede e la Fraternità riguarderà proprio il modo in cui i Vescovi e i sacerdoti potranno esercitare il loro ministero nella Chiesa cattolica, una volta che tale speranza si sarà realizzata.

L’iniziativa del Papa ha cambiato i rapporti fra la Chiesa cattolica e la Fraternità San Pio X? 
 
Dal punto di vista della piena comunione, i rapporti non sono cambiati. D’altra parte la Chiesa cattolica ha come obiettivo primario la restaurazione della piena comunione con tutti i cristiani e neanche questi rapporti sono cambiati. Tuttavia la remissione della scomunica costituisce un passo importante nel perseguimento di questo obiettivo.

Quali sono i successivi passi in questo cammino? 
 
Il decreto della Congregazione per i Vescovi che rimette la scomunica si basa sulla fiducia manifestata dal Santo Padre nell’impegno espresso dalla Fraternità di non risparmiare alcuno sforzo per approfondire, nei necessari colloqui con le autorità della Santa Sede, le questioni ancora aperte. Il passo successivo sarà quello di continuare nel dialogo, al fine di approfondire i rapporti tra la Chiesa cattolica e la Fraternità, nella speranza di poter tornare alla piena comunione. Il modo in cui questo dialogo si svilupperà è una questione che riguarderà la Santa Sede e le autorità della Fraternità.

Segue il testo integrale del decreto del 21 giugno 2009.

“Con lettera del 15 dicembre 2008 indirizzata a Sua Em.za il Sig. Cardinale Dario Castrillón Hoyos, Presidente della Pontificia Commissione Ecclesia Dei, Mons. Bernard Fellay, anche a nome degli altri tre Vescovi consacrati il giorno 30 giugno 1988, sollecitava nuovamente la rimozione della scomunica latae sententiae formalmente dichiarata con Decreto del Prefetto di questa Congregazione per i Vescovi in data 1° luglio 1988. Nella menzionata lettera, Mons. Fellay afferma, tra l’altro: “Siamo sempre fermamente determinati nella volontà di rimanere cattolici e di mettere tutte le nostre forze al servizio della Chiesa di Nostro Signore Gesù Cristo, che è la Chiesa cattolica romana. Noi accettiamo i suoi insegnamenti con animo filiale. Noi crediamo fermamente al Primato di Pietro e alle sue prerogative, e per questo ci fa tanto soffrire l’attuale situazione”.

Sua Santità Benedetto XVI – paternamente sensibile al disagio spirituale manifestato dagli interessati a causa della sanzione di scomunica e fiducioso nell’impegno da loro espresso nella citata lettera di non risparmiare alcuno sforzo per approfondire nei necessari colloqui con le Autorità della Santa Sede le questioni ancora aperte, così da poter giungere presto a una piena e soddisfacente soluzione del problema posto in origine – ha deciso di riconsiderare la situazione canonica dei Vescovi Bernard Fellay, Bernard Tissier de Mallerais, Richard Williamson e Alfonso de Galarreta sorta con la loro consacrazione episcopale.
 
Con questo atto si desidera consolidare le reciproche relazioni di fiducia e intensificare e dare stabilità ai rapporti della Fraternità San Pio X con questa Sede Apostolica. Questo dono di pace, al termine delle celebrazioni natalizie, vuol essere anche un segno per promuovere l’unità nella carità della Chiesa universale e arrivare a togliere lo scandalo della divisione.

Si auspica che questo passo sia seguito dalla sollecita realizzazione della piena comunione con la Chiesa di tutta la Fraternità San Pio X, testimoniando così vera fedeltà e vero riconoscimento del Magistero e dell’autorità del Papa con la prova dell’unità visibile.

In base alle facoltà espressamente concessemi dal Santo Padre Benedetto XVI, in virtù del presente Decreto, rimetto ai Vescovi Bernard Fellay, Bernard Tissier de Mallerais, Richard Williamson e Alfonso de Galarreta la censura di scomunica latae sententiae dichiarata da questa Congregazione il 1° luglio 1988, mentre dichiaro privo di effetti giuridici, a partire dall’odierna data, il Decreto a quel tempo emanato”.

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ZENIT Staff

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