di Edward Pentin
ROMA, lunedì, 26 gennaio 2009 (ZENIT.org).- Quante volte siamo pienamente consapevoli del fatto che una relazione d’amore potrà portare alla straordinaria responsabilità della paternità? O, per fare un altro esempio, se si ha un rapporto con una persona ci si chiede se potremmo essere genitori insieme?
La consapevolezza della paternità dovrebbe essere un aspetto fondamentale della relazione. E’ una verità che la Chiesa ha sempre insegnato e rappresenta l’essenza dell’Humanae Vitae, ma questa Enciclica di Paolo VI non sempre è stata letta in questo senso.
Secondo la dottoressa Janet Smith, docente di Teologia morale al Seminario Maggiore del Sacro Cuore di Detroit (Stati Uniti), ciò è dovuto al fatto che la sezione del documento che si concentra sulla “conscia paternitas” è stato tradotto male come “paternità responsabile”.
A suo avviso, “paternità consapevole” sarebbe una traduzione più corretta, qualcosa che anche Giovanni Paolo II ha cercato di trasmettere con i suoi scritti, soprattutto con il suo libro “Amore e Responsabilità”.
Parlando alla Pontificia Università della Santa Croce il mese scorso, la Smith ha affermato che anche se la “paternità responsabile” è positiva in sé, ha un significato che può risultare utilitaristico, associato con i doveri di un padre, con il dover mantenere la famiglia.
Sostituendolo con “paternità consapevole” si trasmette meglio la vera natura della relazione coniugale.
“Se la gente fosse consapevole del fatto che il sesso non porta solo un bambino, ma anche ad essere genitori con qualcuno, sarebbe molto più responsabile nelle relazioni sessuali”, ha spiegato la docente.
“Se sarò genitore insieme a qualcun altro, devo amare chiaramente questa persona e devo volerne essere sicuro. Per questo scelgo come futuro sposo o futura sposa qualcuno capace di essere genitore. Ho scelto quella persona perché penso più alle sue virtù e alla sua bontà che ai miei desideri sessuali”.
La Smith ha sottolineato come Giovanni Paolo II considerasse il desiderio sessuale una parte molto importante nella ricerca di uno sposo o di una sposa (quello che definiva la parte materiale dell’amore), ma aggiungeva che si doveva verificare la virtù della persona, perché i due avrebbero potuto trasformarsi insieme in genitori.
Essere consapevoli della paternità, affermava, guiderà le decisioni della coppia in materia sessuale, aiutando a sperimentare molti beni personali, tra cui la crescita nel dominio di sé e la capacità di selezionare un buono sposo”.
La definizione “paternità consapevole” allontana anche l’attenzione da sé per orientarla verso la straordinaria chiamata ad essere genitore.
“Significa che comprendi davvero quanto sia fantastico essere capaci di donare l’esistenza a un nuovo essere umano”, ha osservato la Smith, “che sei fondamentalmente quello che (Giovanni Paolo II) definisce un procreatore con Dio, portando avanti qualcosa di valore infinito, e che hai scelto questa persona, questa sposa o questo sposo, perché sia colei o colui con cui lo farai”.
Questi insegnamenti sono particolarmente toccanti per la società di oggi, in cui il sesso è stato separato dal suo vero significato e proposito, trasformandosi in un mezzo di intrattenimento più che di procreazione.
Come molti altri, la Smith incolpa di questa rottura la mentalità di promozione degli anticoncezionali, che porta a credere erroneamente che fare sesso e avere figli siano due attività del tutto diverse.
“Il compito di trovare un compagno sessuale è molto diverso da quello di trovare un futuro padre, e così si tratta la gente in modo molto diverso”, ha constatato.
Cosa succede, tuttavia, con le coppie che non possono avere figli? Questi insegnamenti si applicano anche a loro? La Smith dice di sì, e lo prova, afferma, la “grande frustrazione” delle coppie che soffrono per l’infertilità.
Secondo lei, “la struttura della relazione resta uguale”, e “anche se non si possono avere figli si ha la fortuna di un legame parentale con l’altro”.
La Smith, che ricopre anche la Cattedra per la Vita Padre Michael J. McGivney al Seminario Maggiore del Sacro Cuore, sostiene che Giovanni Paolo II scriveva che la paternità consapevole è il tema centrale dell’Humanae Vitae.
Questo tema è così rilevante che la docente sta pensando di chiedere alla Congregazione per la Dottrina della Fede di cambiare la traduzione di conscia paternitas dell’Enciclica nelle varie traduzioni.
Nel 40° anniversario dell’Humanae Vitae, quale miglior regalo per una società ossessionata dal sesso, ma che ha problemi nel comprendere tutto ciò che ha a che fare con esso.