ROMA, lunedì, 26 gennaio 2009 (ZENIT.org).- No all’utilizzo della pillola abortiva Ru486, no ai tentativi di legalizzare l’eutanasia. Così il Cardinale Angelo Bagnasco ha risposto ai tentativi di far passare in Italia l’utilizzo della pillola abortiva e la pratica di togliere l’alimentazione e l’idratazione alle persone che si trovano nelle stesse condizioni di Eluana Englaro.
Nella parte conclusiva della prolusione svolta a Roma, questo lunedì, al Consiglio Episcopale Permanente, il Presidente della Conferenza Episcopale Italiana (CEI) ha toccato i temi sensibili della bioetica.
In merito alla libera circolazione della pillola Ru486, pur riconoscendo che “l’argomento è dei più intimi e le persone, le donne in particolare, lo sentono come proprio”, il Cardinale Bagnasco ha posto alcune domande a quanti hanno responsabilità in questa scelta.
“Siete sicuri di aver fatto gli approfondimenti necessari?”, ha chiesto il porporato, spiegando che “quel ‘puntino’ misteriosamente ma anche scientificamente così gravido di vita che si vuole espellere”, è secondo la recentissima istruzione vaticana Dignitas personae riconosciuto dal primo momento “quale embrione, con la dignità di persona”.
Il Presidente della CEI entra nel merito della questione e rileva che “esiste una letteratura scientifica al riguardo” secondo cui “ci sono casi documentati di danni enormi, vitali, che l’assunzione di questa pillola ha causato in alcune situazioni nell’arco degli ultimi sedici anni”.
A questo proposito il Cardinale Bagnasco ha posto domande precise: “Se ne è tenuto conto in maniera trasparente e non ideologica? O ancora una volta la motivazione che così si fa altrove, è argomento sufficiente per introdurre la novità anche da noi? Non sarà anche questa una ‘procedura’ solo più agile, una semplificazione per le strutture sanitarie che così risparmiano su varie voci?”.
Circa la discussione di una legge sul fine vita, l’Arcivescovo di Genova ha denunciato il tentativo di “far passare nella mentalità comune una pretesa nuova necessità, il diritto di morire, e si vorrebbe dare ad esso addirittura la copertura dell’art. 32 della Costituzione”.
“Il vero diritto di ogni persona umana, che è necessario riaffermare e garantire – ha sottolineato il porporato, – è invece il diritto alla vita che infatti è indisponibile”.
Il Presidente della CEI si è chiesto perché in una situazione sociale e sanitaria globalmente evoluta come la nostra, con progressi continui, si dovrebbe preferire ‘ora per allora’ di optare per la morte, quando “è ben noto che persone in condizioni decisamente compromesse riescono tuttavia a sorridere e a godere di esserci, senza che in genere evochino precedenti risoluzioni di morire”.
Secondo il Cardinale Bagnasco, “è necessario adoperarsi per un impiego largo e rasserenante della medicina palliativa, così da dare sicurezza al cittadino che non avrà un destino di dolore grave e incontrollabile”.
“Come pure è urgente impegnarsi per una diffusione territoriale di strutture tipo hospice in grado di accompagnare le persone in coma irreversibile o in stato vegetativo, sollevando da carichi ardui le rispettive famiglie”, ha aggiunto.
L’Arcivescovo di Genova ha ricordato che “la Chiesa segnala che ogni essere umano ha valore in se stesso, anche se appare fragile agli occhi dell’altro”.
“Un motivo in più – ha concluso il porporato -, per esprimere la nostra piena solidarietà al confratello Cardinale Severino Poletto, sconsideratamente attaccato attraverso i media per aver ricordato quella che è una convinzione scientifica larghissimamente condivisa, e comunque una verità etica, ossia che togliere l’alimentazione e l’idratazione ad una persona, per di più ammalata, è determinarla verso un inaccettabile epilogo eutanasico”.