CITTA’ DEL VATICANO, domenica, 25 gennaio 2009 (ZENIT.org).- L’esperienza di San Paolo può essere un “modello di ogni autentica conversione cristiana”, ha affermato Benedetto XVI questa domenica, in cui celebrava la memoria della Conversione dell’Apostolo delle Genti.
Grazie alla conversione paolina, ha spiegato in occasione della recita della preghiera mariana dell’Angelus insieme ai fedeli e ai pellegrini convenuti in Piaza San Pietro in Vaticano, “possiamo comprendere il vero significato della conversione evangelica – metànoia“.
Nel caso di Paolo, ha riconosciuto, alcuni preferiscono in realtà “non usare il termine conversione, perché – dicono – egli era già credente, anzi ebreo fervente, e perciò non passò dalla non-fede alla fede, dagli idoli a Dio, né dovette abbandonare la fede ebraica per aderire a Cristo”.
“Quella di Paolo maturò nell’incontro col Cristo risorto; fu questo incontro a cambiargli radicalmente l’esistenza. Sulla via di Damasco accadde per lui quello che Gesù chiede nel Vangelo di oggi: Saulo si è convertito perché, grazie alla luce divina, ‘ha creduto nel Vangelo'”.
“La sua e la nostra conversione”, ha osservato il Pontefice, consiste “nel credere in Gesù morto e risorto e nell’aprirsi all’illuminazione della sua grazia divina”.
In quel momento, infatti, “Saulo comprese che la sua salvezza non dipendeva dalle opere buone compiute secondo la legge, ma dal fatto che Gesù era morto anche per lui – il persecutore – ed era, ed è, risorto”.
“Questa verità, che grazie al Battesimo illumina l’esistenza di ogni cristiano, ribalta completamente il nostro modo di vivere”, ha dichiarato.
Convertirsi, dunque, significa “credere che Gesù ha dato se stesso per me, morendo sulla croce e, risorto, vive con me e in me”.
Affidandoci “alla potenza del suo perdono”, ha osservato Benedetto XVI, possiamo dunque “uscire dalle sabbie mobili dell’orgoglio e del peccato, della menzogna e della tristezza, dell’egoismo e di ogni falsa sicurezza, per conoscere e vivere la ricchezza del suo amore”.
Il Papa ha riconosciuto che l’invito alla conversione risuonava in modo particolare in questa domenica in cui si concludeva la Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani, iniziata il 18 gennaio.
“Noi cristiani non abbiamo ancora conseguito la mèta della piena unità, ma se ci lasciamo continuamente convertire dal Signore Gesù, vi giungeremo sicuramente”, ha constatato.
Dopo l’Angelus, il Pontefice ha ricordato che questa domenica ricorreva anche la Giornata Mondiale dei Malati di Lebbra, iniziata 55 anni fa da Raoul Follereau.
“La Chiesa, sulle orme di Gesù, ha sempre un’attenzione particolare per le persone segnate da questa malattia”, ha spiegato ricordando il Messaggio diffuso pochi giorni fa dal Pontificio Consiglio della Pastorale della Salute.
Il Papa ha poi salutato “con grande affetto” i bambini e i ragazzi dell’Azione Cattolica di Roma e di alcune parrocchie e scuole della città, che hanno dato vita alla tradizionale “Carovana della Pace” per le vie cittadine fino a giungere in Piazza San Pietro accompagnati dal Cardinale vicario della Diocesi, Agostino Vallini.
“Vi ringrazio per la vostra fedeltà all’impegno per la pace, un impegno fatto non tanto di parole, ma di scelte e di gesti”, ha detto loro. “Con l’aiuto di Gesù siate sempre costruttori di pace a casa, a scuola, nello sport e dappertutto”.
Al termine del suo intervento, sono state liberate due colombe, simbolo della pace, portate dai ragazzi.