Le politiche degli organismi internazionali su vita e famiglia

In un incontro a Salerno dell’Associazione Culturale “Veritatis Splendor”

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di Fabio Piemonte

SALERNO, mercoledì, 21 gennaio 2009 (ZENIT.org).- Si è svolta a Salerno, il 16 gennaio scorso, una conferenza sul tema: “Quale ordine mondiale? Le politiche degli organismi internazionali su vita e famiglia”.

Organizzata dall’Associazione Culturale “Veritatis Splendor”, presieduta dal prof. Marco Di Matteo, l’incontro si è svolto presso l’Aula Magna del Convento dell’Immacolata ed ha inaugurato il nuovo anno sociale dell’associazione culturale salernitana.

Dopo una breve introduzione del prof. Saul Finucci, il responsabile del Dipartimento Uomo e Ambiente del CESPAS (Centro Europeo di Studi su Popolazione, Ambiente e Sviluppo), Antonio Gaspari, si è soffermato soprattutto sui condizionamenti che alcune prospettive ideologiche ancora dominanti riescono a esercitare sulle politiche degli organismi internazionali, in particolare ONU e Unione Europea.

Partendo da un dato statistico, secondo cui nell’Unione Europea ci sarebbe un aborto ogni 28 secondi e un divorzio ogni 30, Gaspari ha sottolineato come la crisi più grave che oggi viviamo sia soprattutto di natura morale e spirituale.

Alla base della attuale crisi economica, ha continuato, vanno rintracciati l’eccessivo materialismo, politiche finanziarie speculative e una erronea politica di riduzione delle nascite.

Inoltre, ha proseguito, insieme a un indebolimento della famiglia naturale, un’eccessiva speculazione si è andata progressivamente sostituendo al rilancio necessario dell’attività lavorativa e dell’economia reale.

Per questo assistiamo in Europa ad assurdi paradossi, primo tra tutti quello per cui si è arrivati a pagare gli agricoltori perché non incentivassero la produzione.

Da un’errata prospettiva antropologica sono scaturiti, inoltre, il catastrofismo ambientale e climatico e certe degenerazioni dell’ecologismo, che hanno prodotto un vero e proprio ecoimperialismo, in base al quale sarebbero state sterilizzate milioni di donne in paesi come l’India, la Cina e il Brasile.

L’ideologia che soggiace a tali politiche d’impronta malthusiana, ha spiegato Gaspari, è molto semplice: l’uomo sarebbe solo un consumatore nocivo, il “cancro del pianeta” e quindi l’unico responsabile dei danni all’ambiente.

Da ciò, ha affermato il responsabile del Dipartimento Uomo e Ambiente del CESPAS, deriverebbe il proliferare di campagne abortistiche e antinatalistiche, fondate sulla convinzione che l’aumento demografico comporterebbe una progressiva riduzione delle risorse disponibili e quindi l’ineluttabile impoverimento del pianeta.

A suo avviso, invece, i correttamente interpretati mostrano una realtà completamente diversa, e cioè che l’uomo è la più grande risorsa esistente e che ogni aumento demografico insieme a processi di educazione e miglioramento delle condizioni sanitarie, comporta sempre un’ incremento delle risorse.

Gli economisti misurano questa ricchezza in capitale umano e capitale sociale, mentre per la dottrina sociale della Chiesa si tratta di un approccio conosciuto come “personalismo cristiano” ma che è presente già nei Vangeli.

D’altronde, grazie alle innovazioni in campo agricolo il mondo avanzato ha sconfitto la fame, e lo stesso potrebbe essere fatto facilmente nei Paesi in via di sviluppo.

Secondo Gaspari, invece di imporre politiche di limitazioni delle nascite, bisognerebbe trasferire conoscenze; invece di cercare clienti, bisognerebbe pensare a sviluppare forme di cooperazione tra persone e gruppi sociali.

Per uscire dalla crisi, ha concluso, occorre quindi riproporre l’unico antidoto possibile contro ogni degenerazione ideologica: un nuovo umanesimo cristiano, che ponga al centro la ricerca di verità, giustizia e bellezza, come paradigma della dignità della persona.

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ZENIT Staff

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