GERUSALEMME, mercoledì, 21 gennaio 2009 (ZENIT.org).- Il precario cessate il fuoco dichiarato da entrambe le parti nelle ultime ore nella Striscia di Gaza sta permettendo alla rete Caritas nella zona di riannodare, in minime condizioni di sicurezza, la propria opera di aiuto umanitario alle vittime.
In base alle prime stime fornite da Caritas Gerusalemme, almeno un sesto degli edifici di Gaza è stato distrutto dai bombardamenti israeliani, includendo abitazioni private, scuole e centri sanitari, come nel caso della clinica Caritas ad Al Maghazi, rasa al suolo da un attacco aereo il 9 gennaio.
Quattro abitanti su cinque a Gaza hanno bisogno di aiuto
Le necessità delle vittime sono ingenti. Caritas Gerusalemme ritiene che quattro abitanti su cinque a Gaza (in tutto ci sono un milione e mezzo di persone) abbiano urgente bisogno di qualche tipo di aiuto umanitario proveniente dall’esterno della Striscia. A questo stato critico dal punto di vista materiale si aggiunge il grave impatto psicologico che l’azione militare ha rappresentato per un numero enorme di famiglie a causa della perdita di qualcuno dei propri cari.
In base alle priorità stabilite da Caritas Gerusalemme nel suo piano di risposta umanitaria a questa emergenza, gli sforzi di tutto il personale locale si rivolgono, in questo momento, al fornire assistenza medica e prodotti di prima necessità a 4.000 famiglie (circa 25.000 persone) delle comunità più vulnerabili. Attualmente, la Caritas mantiene pienamente operativi a Gaza cinque centri sanitari di prima assistenza e un’unità mobile.
Il piano d’emergenza lanciato da Caritas Gerusalemme conta su un budget di due milioni di dollari. In esso, accanto alle operazioni segnalate, è compresa anche la distribuzione di materiale medico di prima necessità a quattro degli ospedali della Striscia più colpiti dalla carenza di medicinali provocata dal blocco.