di Nieves San Martín
WASHINGTON, martedì, 20 gennaio 2009 (ZENIT.org).- I Vescovi statunitensi affrontano le opportunità e le sfide del nuovo periodo che si apre nel Paese con il nuovo mandato presidenziale in alcuni messaggi indirizzati sia al Presidente Barack Obama che al Congresso.
Nei messaggi, i presuli cattolici promettono “di fare di questo periodo di cambiamento nazionale un momento di progresso verso il bene comune e di difendere la vita e la dignità di tutti”.
Firma il testo, presentato come “agenda per il dialogo e l'azione”, il Cardinale Francis George di Chicago, presidente della Conferenza Episcopale degli Stati Uniti.
Una lettera simile è stata inviata al vicepresidente Joseph Biden e a ogni membro della Camera bassa del Parlamento.
Tra i temi toccati dalla lettera-agenda, figura in primo luogo quello economico.
I Vescovi esortano a “misure forti, prudenti ed efficaci per affrontare il terribile impatto e le ingiustizie della crisi economica” e chiedono “una chiara priorità nei confronti delle famiglie povere e dei lavoratori vulnerabili, nello sviluppo e nell'implementazione delle misure di ripresa economica, includendo nuovi investimenti, rafforzando allo stesso tempo la rete di sicurezza sociale nazionale”.
Quanto al sistema sanitario, si chiede una “copertura veramente universale dei servizi sanitari che difenda ogni vita umana, anche quella prenatale”, e includa “una diversità di opzioni che assicurino il rispetto delle convinzioni di pazienti e professionisti”.
Circa le questioni internazionali, i presuli sottolineano la necessità di “una transizione responsabile in un Iraq libero dalla persecuzione religiosa”, esortando anche a compiere sforzi per “una fine del conflitto violento e una giusta pace in Terra Santa” e chiedendo una leadership statunitense nella continuazione della lotta contro l'Hiv/Aids e altre malattie con metodi che siano allo stesso tempo “efficaci e moralmente adeguati”.
I Vescovi promettono di “essere la voce dei poveri e dei vulnerabili del nostro Paese e di tutto il mondo, che saranno quelli più colpiti da tutte le minacce”.
Allo stesso modo, incoraggiano la riparazione di “un sistema di immigrazione rotto che danneggia tanto sia il nostro Paese che gli immigrati”.
Tale riforma, affermano, “deve includere un itinerario per ottenere la cittadinanza, con attenzione al fatto che il commercio internazionale e le politiche di sviluppo influenzano le opportunità economiche nei Paesi di provenienza degli immigrati”.
I presuli sottolineano anche il sostegno al matrimonio, definendolo “un'unione fiduciosa, esclusiva e per tutta la vita di un uomo e una donna, che deve permanere tale nella legge”.
Sull'istruzione, i Vescovi hanno promesso di “continuare a sostenere iniziative che forniscano risorse a tutti i genitori, soprattutto a quanti hanno pochi mezzi, per poter scegliere l'istruzione che risponda meglio alle necessità dei propri figli”.
I Vescovi hanno lodato l'“impegno per rafforzare i gruppi confessionali come collaboratori effettivi nel superamento della povertà e di altre minacce alla dignità umana”.
La relazione con questi gruppi, sostengono, “non deve spingere il Governo ad abbandonare le proprie responsabilità, né richiedere ai gruppi religiosi di abbandonare la loro identità e la loro missione”.
I presuli promettono anche di lavorare per difendere la vita dei membri più vulnerabili e senza voce della famiglia umana, soprattutto dei bambini non nati, degli handicappati o dei malati terminali.
“Difenderemo con decisione il diritto fondamentale alla vita dal concepimento alla morte naturale”; “esorteremo tutti e ciascuno a cercare un accordo comune per ridurre il numero degli aborti con metodi che affermino la dignità delle donne incinte e dei loro figli non nati”.
I Vescovi, inoltre, si “opporranno ad altre misure legislative che amplino l'aborto”, lavoreranno “per mantenere politiche, ampiamente appoggiate, che mostrino rispetto per la vita non nata e difendano i diritti di coscienza dei professionisti sanitari e di altri statunitensi” e “si mostreranno contrari al finanziamento governativo dell'aborto e alla sua promozione”.
Avvertono, infine, che “gli sforzi per costringere gli statunitensi a finanziare gli aborti con le loro imposte possono essere una grave scommessa morale e mettere a rischio la necessaria riforma sanitaria”.
[Traduzione dallo spagnolo di Roberta Sciamplicotti]