La Santa Sede chiede all'ONU di intervenire a Gaza

“Le parti non sono capaci di uscire senza aiuto dal circolo vizioso della violenza”

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di Inma Álvarez

GINEVRA, lunedì, 12 gennaio 2009 (ZENIT.org).- L’Osservatore Permanente della Santa Sede ha chiesto venerdì scorso all’ONU di “intervenire attivamente” per fermare il conflitto di Gaza durante il suo intervento alla nona Sessione Speciale del Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite.

Monsignor Silvano M. Tomasi ha affermato che “è evidente che le parti non sono capaci di uscire dal circolo vizioso della violenza senza l’aiuto della comunità internazionale”.

Il rappresentante della Santa Sede ha esortato quest’ultima a “rispettare le proprie responsabilità intervenendo attivamente per fermare lo spargimento di sangue, per facilitare l’accesso dell’assistenza umanitaria d’emergenza e porre fine a ogni forma di scontro”.

Il presule ha espresso con le parole di Benedetto XVI la condanna della Chiesa di ogni tipo di violenza, “da qualunque parte venga e qualsiasi forma adotti”, e ha assicurato la sua solidarietà “sia al popolo di Gaza, che sta morendo e soffrendo”, che “al popolo di Sderot, Ashkelon e altre città israeliane che stanno vivendo nel terrore costante di attacchi missilistici”.

La comunità internazionale, ha aggiunto, “deve continuare a partecipare all’eliminazione delle cause profonde del conflitto, che può risolversi solo nel contesto di una soluzione duratura del più ampio conflitto israelo-palestinese, sulla base delle risoluzioni internazionali approvate nel corso degli anni”.

Monsignor Tomasi si è riferito anche alla giornata di preghiera per la pace convocata domenica 4 gennaio dai Vescovi e dai leader cristiani di Gerusalemme.

Questi, ha sottolineato, “sono convinti che la prosecuzione dello spargimento di sangue e della violenza non condurrà alla pace e alla giustizia, ma alimenterà ancor di più l’odio e l’ostilità, e quindi un continuo scontro tra i due popoli”.

Il presule ha riferito l’appello dei leader religiosi “a entrambe le parti perché recuperino il senso e frenino gli atti di violenza, che porteranno solo distruzione e tragedia”, e “lavorino per risolvere le differenze con mezzi pacifici e non violenti”.

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ZENIT Staff

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