NUOVA DELHI, mercoledì, 7 gennaio 2008 (ZENIT.org).- I cristiani dell’India, che temevano di essere vittime di una seconda ondata di attacchi dopo quella iniziata ad agosto, sono riusciti a trascorrere un Natale sereno dopo che gli estremisti hanno sospeso all’ultimo momento i progetti di protesta che avevano minacciato.
I militanti indù dello Stato dell’Orissa, ricorda l’associazione caritativa Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS) in un messaggio inviato a ZENIT, hanno cancellato le azioni previste in seguito alla pressione da parte del Governo, anche se le ultime notizie ricevute parlano del 14 gennaio come nuova data per l’inizio delle proteste, incitate da fanatici infuriati per la presunta mancanza d’azione governativa dopo la morte del leader religioso Swami Lakshamanananda Saraswati, nell’agosto scorso.
L’omicidio è stato rivendicato da un gruppo maoista, ma presto si sono diffuse le voci per le quali sarebbe stato opera dei cristiani, il che ha scatenato un’ondata di violenze costate la vita a circa 500 persone. Quasi 150 chiese sono state danneggiate o distrutte, e gli sfollati nel distretto di Kandhamal (Orissa) sono stati quasi 50.000.
L’inizio della nuova ondata di proteste era stato fissato per il 25 dicembre.
“Siamo stati molto sollevati per il fatto che le nostre paure non si siano trasformate in realtà”, ha detto ad ACS Fr. Madan Singh, portavoce dell’Arcivescovo Raphael Cheenath SVD di Bubaneswar-Cuttack. “C’erano molte voci relative alla violenza, ma finora non ci sono stati incidenti gravi”.
Ultimamente, infatti, l’associazione ha ricevuto la notizia di un solo episodio di violenza: un incendio doloso ai danni di due drogherie gestite da cristiani in un villaggio nei pressi della città di Mondasore, sempre nel distretto di Kandhamal.
Fr. Singh ha affermato che i cristiani che vivono ancora nei campi di rifugiati della zona hanno avuto celebrazioni natalizie molto sobrie sotto gli occhi delle forze di sicurezza governative. La vigilia di Natale, le funzioni si sono svolte prima del calare della notte per ridurre il rischio di attacchi.
Fr. Singh ha sottolineato “il coraggio e la determinazione” di sacerdoti e fedeli durante le celebrazioni. 13.000 cristiani sparsi in una decina di campi hanno assistito alla Messa e partecipato a un pasto organizzato e finanziato dalla Chiesa.
Nel frattempo, i sacerdoti di Kandhamal stanno intensificando le ricerche di un catechista scomparso, Jubaraj Digal. Si pensa sia stato rapito dai militanti indù mentre tornava a casa.
In questa situazione, la paura rimane presente e si susseguono le voci di attacchi, soprattutto contro sacerdoti e religiose. “Abbiamo sentito che i sacerdoti e le suore verranno rapiti il 23 di ogni mese, per cui c’è tensione nel distretto”, ha riferito ad ACS un altro sacerdote. “Potrebbe essere un modo per diffondere il panico”.
Fr. Singh ha affermato che la preoccupazione è stata fomentata dalla chiusura, per ora senza spiegazioni, di un campo di rifugiati a Phulbani, il 29 dicembre. Circa 70 cristiani sono ora spinti a tornare nelle proprie case, ma gli estremisti minacciano violenze se non si convertiranno all’induismo.
Nel suo Messaggio per il Natale, l’Arcivescovo Cheenath ha sottolineato “il dolore e l’agonia” dei cristiani. “E’ ora di essere uniti, determinati ad eliminare tutto ciò che ci divide”, ha dichiarato.
“Abbiamo bisogno di mostrare la nostra unità e il rispetto reciproco, celebrando la nostra diversità di culture e fedi, e di iniziare il processo di ripresa”, ha aggiunto.