di Angela Maria Cosentino*
ROMA, martedì, 6 gennaio 2009 (ZENIT.org).- Il discorso che Benedetto XVI ha pronunciato il 22 dicembre 2008 alla Curia romana, in occasione degli auguri natalizi, ha offerto diversi spunti di riflessione. Uno, in particolare, richiama l’attualità dell’Humanae vitae, a 40 anni dalla sua pubblicazione.
Dopo aver ribadito che la Chiesa non può e non deve limitarsi a trasmettere ai propri fedeli soltanto il messaggio della salvezza, ma che «essa ha una responsabilità per il creato e deve far valere questa responsabilità anche in pubblico», il Papa ha aggiunto che nel ‘creato’, oggi sottoposto a grandi pericoli di distruzione, da difendere come un bene appartenente a tutti, rientra anche l’uomo. È compito primario della Chiesa «proteggere l’uomo contro la distruzione di se stesso».
Queste parole di Benedetto XVI trovano ampio consenso in coloro che considerano il degrado ambientale una minaccia per la sopravvivenza umana. Ma il Papa va oltre. «Le foreste tropicali – ha dichiarato – meritano, sì, la nostra protezione, ma non la merita meno l’uomo come creatura, nella quale è iscritto un messaggio che non significa contraddizione della nostra libertà, ma la sua condizione».
Se l’uomo corre un pericolo di distruzione, è anche perché abusa della propria natura, affidandosi a illusorie pretese di autoemancipazione, tra le quali il Papa inserisce quella del ‘gender’, l’ideologia secondo la quale l’uomo sarebbe legittimato a scegliere i propri orientamenti pulsionali, poiché l’identità sessuale maschile e femminile andrebbe considerata un irrilevante dato biologico.
La questione è fondamentale poiché investe l’’ordine della creazione’, che siamo chiamati a rispettare e la cui manipolazione rappresenta, sul piano spirituale un’offesa a Dio e sul piano materiale una minaccia per l’uomo.
La questione sessuale è stata cavalcata per introdurre e “imporre”, con pregiudizi laicisti, la teoria del gender. Recentemente, con la pretesa di denunciare qualsiasi discriminazione, si sono moltiplicate critiche alla Chiesa (ampiamente riportate dai mass-media) che ha preso le distanze da dichiarazioni e convenzioni nazionali e internazionali nelle quali (spesso subdolamente) sono stati introdotti indebiti riferimenti al ‘gender’.
Purtroppo non si percepisce o si finge di non percepire i valori in gioco. Insegnare ad adolescenti e giovani, nel contesto di una disciplina scolastica come l’Educazione alla Costituzione – in Spagna – che il matrimonio non presuppone la diversità sessuale o imporre alle scuole elementari – in Inghilterra – di non usare termini come ‘papà e mamma’ perché discriminatori non significa insegnare pluralismo e tolleranza, ma veicolare (anche con il consenso scolastico) una visione deformata dell’identità umana.
Ecco perché «è necessario che ci sia qualcosa come una ecologia dell’uomo, intesa nel senso giusto», ha affermato il Papa. Partendo da questa prospettiva si coglie meglio l’attualità del messaggio dell’Enciclica Humanae vitae: difendere la natura dell’uomo (creato ad immagine di Dio) e l’amore coniugale da ogni manipolazione.
Curare sì, manipolare no. Neppure la vita, dal concepimento alla morte naturale. Per evitare il bambino rifiutato con l’aborto, ferito con lo sfruttamento sessuale, usato con la guerra, preteso ad ogni costo.
E’ forte la speranza e la nostra responsabilità di moderni “Re Magi” a diffondere il lieto annuncio del Bambino Gesù venuto a rischiarare anche la verità sull’uomo alla luce, non oscurata, della sua ragione.
Per approfondire vedi:
Angela Maria Cosentino, Testimoni di speranza. Fertilità e infertilità: dai segni ai significati (Cantagalli, 2008), glossario – questioni attuali: questione ambientale – gender – questione sessuale.
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* Bioeticista, docente di Tutela della vita e della salute riproduttiva presso l’Università Cattolica Sacro Cuore di Roma, nonché docente di Morale speciale al Mater Ecclesiae della Pontificia Università San Tommaso d’Aquino “Angelicum”, e delegata della Confederazione Italiana Centri per la Regolazione Naturale della Fertilità al Forum Nazionale delle Associazioni Familiari.