Nel Natale di Betlemme, il Patriarca di Gerusalemme chiede riconciliazione

Messa di mezzanotte presieduta da Sua Beatitudine Fouad Twal

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BETLEMME, giovedì, 25 dicembre 2008 (ZENIT.org).- Nel Natale più festoso vissuto da Betlemme negli ultimi otto anni, Sua Beatitudine Fouad Twal, Patriarca latino di Gerusalemme, ha chiesto la riconciliazione perché in Terra Santa torni la pace.

Nella Messa di mezzanotte, celebrata nella Chiesa di Santa Caterina, a pochi metri dal luogo in cui secondo la tradizione nacque Gesù, il nuovo Patriarca ha presentato il perdono come messaggio del Bambino Gesù.

“Il pianto delle vedove e dei bambini si mescola con il rumore dei cannoni e dei mitra, ci spezza il cuore e rompe il silenzio della grotta e della culla”, ha denunciato nella sua omelia.

Hanno partecipato alla celebrazione eucaristica il Presidente dell’Autorità Palestinese, Abu Mazen, rappresentanti musulmani e di altre confessioni cristiane e membri del corpo diplomatico.

L’entusiasmo generale, incoraggiato dal maggiore afflusso di pellegrini dall’inizio della seconda Intifada nel 2000, era sfidato a 70 chilometri di distanza dalla violenza che continua ad avvolgere Gaza.

Mentre a Betlemme c’erano i fuochi d’artificio, alcuni estremisti lanciavano mortai contro le comunità israeliane, costringendo i residenti a cercare riparo nei rifugi antibomba.

Il Patriarca ha affermato che il Bambino Gesù viene a portare in Terra Santa il regalo più urgente: “la pace, che abbiamo perduto e che ci eravamo rassegnati ad aver perduto; l’amore reciproco, che non esiste più, al punto che è scomparso dal nostro vocabolario; il rispetto e la dignità, che sono stati troppo spesso derisi dai cattivi comportamenti, gli insulti e il sangue”.

“Colui che ha insegnato l’amore, la giustizia e l’uguaglianza è capace di fare della povera grotta una scuola di riconciliazione, dove i dirigenti e i responsabili dei destini dei popoli sono istruiti sul senso del bene, della giustizia e della stabilità”, ha osservato.

“La pace è un diritto per tutti gli uomini; è pure la soluzione a tutti i conflitti e a tutte le controversie. La guerra non produce la pace, e le prigioni non garantiscono stabilità”.

“Nemmeno i muri più alti assicurano sicurezza. Né l’aggressore né l’aggredito hanno il possesso della pace. La pace è un dono di Dio, soltanto Dio dona questa pace”, ha concluso.

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ZENIT Staff

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