di Antonio Gaspari

ROMA, lunedì, 22 dicembre 2008 (ZENIT.org).- Organizzata dal Movimento per la Vita italiano e dal Forum Europeen des Droits de l’Homme et de la Famille insieme ai movimenti per la vita e per la famiglia di tutta Europa, si è svolta a Strasburgo il 17 dicembre la consegna alla memoria del prof. Jérôme Lejeune del Premio Europeo per la Vita “Madre Teresa di Calcutta”.

Con il contributo dei Cavalieri di Colombo e del EPP-ED, oltre 100 giovani provenienti dalla Toscana, insieme ai relatori e delegati delle associazioni che si occupano di difesa della vita, della protezione e assistenza della famiglia e degli affetti dalla sindrome di Down, hanno dato vita a una manifestazione toccante.

Ha aperto i lavori la signora Anna Zaborska, presidente della Commissione Pari Opportunità del parlamento Europeo, che riferendosi alla moglie del prof. Lejeune ha detto che “dietro ogni grande uomo c’è una grande donna che lo sostiene con amore e energia” e che “questo premio per la vita apporta molta luce per l’Europa”.

Il prof. Salvatore Mancuso, presidente del Comitato etico del Policlinico Gemelli, ha illustrato come già fin dal concepimento si sviluppano tutte quelle straordinarie condizioni che daranno vita alla persona umana.

Il docente ha mostrato come fin dall’inizio l’embrione allo stato di due cellule sviluppa una comunicazione con il corpo della madre.

Il dialogo tra madre e concepito è un epistolario tra due che si intendono perfettamente. Da una parte l’embrione che chiede di essere accolto, dall’alto la madre che risponde a tutte le richieste.

Il prof. Mancuso ha spiegato anche quel fenomeno straordinario che fa sì che le cellule staminali prodotte dal concepito proteggano anche la madre, riparando ferite e danni procurate da eventuali malattie.

Il prof. Giuseppe Noia, docente di Medicina prenatale all’Università Cattolica di Roma, ha sottolineato come compito della ricerca e della scienza medica “quello di servire la persona e non sopprimerla”.

A questo proposito ha criticato la “sindrome del feto perfetto”, spiegando che “il feto malformato non è una  minaccia per la società” al contrario “sfida la comunità umana ad aiutare il più bisognoso”.

Il prof. Noia ha denunciato il ritorno di una mentalità eugenetica precisando che “il concepito si pone come segno di contraddizione, se le tecnologie non vengono utilizzate a favore della persona ma contro la persona”.

Il docente della Cattolica ha raccontato delle buone tecniche che stanno riducendo i rischi di malformazione e soprattutto ha sottolineato l’emergere di una cultura dell’accoglienza e dell’accompagnamento anche per i casi più disperati, come testimoniato dall’Associazione “La Quercia Millenaria” per il sostegno alla gravidanza patologica e l'aiuto ai feti terminali (www.laquerciamillenaria.org).

Il dott. Henri Blehaut, direttore della Ricerca per la Fondazione Jérôme Lejeune di Parigi, ha spiegato che “il rispetto della vita umana è anche ecologico” e gli “uomini devono difendere la vita umana soprattutto quando è più debole”.

Il prof. Blehaut ha dedicato un pensiero al prof. Lejuene, che “amava la vita e per questo la rispettava”, ed ha ricordato che “l’embrione è un essere umano fin dal concepimento”, “figlio di umani”, “umano per affiliazione, un uomo fin dal primo secondo”, perché “dalla fusione delle due prime cellule non può diventare né un elefante né una mosca”.

In questa prospettiva, si è domandato, se “il piccolo umano è uomo, come si può accettare che si possano usare uomini per l’utilità di altri? Come si può accettare che un uomo non è persona?”.

Joseph Daul, presidente del Gruppo del Partito Popolare Europeo e dei Democratici europei al Parlamento europeo, ha affermato che  “i valori di dignità umana, libertà, uguaglianza, solidarietà democrazia, libertà di religione, stato di diritto, difesa della vita e della famiglia, sono centrali per il futuro dell’Europa”.

Per questo motivo ha ringraziato gli organizzatori della manifestazione e si è augurato che questi valori diventino vincolanti nella Costituzione Europea.

La dott.ssa Monica Lopez Barahona, direttrice generale del Centro di Studi Biosanitari di Madrid, ha respinto tutte le forme verbali che “non accettano la definizione di persona fin dal concepimento”.

“L’uomo è uomo – ha sottolineato –, si tratta di una verità che dobbiamo rispettare, verità sulla quale non possono esistere compromessi”.

La signora Christa Leonhard, presidente del “Forum Europeen des droit de l’homme et de la famille”, ha indicato l’incontro di Strasburgo come “evento storico”, nell'introdurre la sessione intitolata “My name is george. I’m Down” (Il mio nome è George. Sono affetto da sindrome di Down).

Il dott. Tony Cole, pediatra, direttore della clinica Lejeune per bambini con sindrome di Down di Londra, ha raccontato dell'amore sconfinato che lega i genitori ai bambini down, e come quegli stessi bambini rispondano con un affetto straordinario.

Il dott. Cole ha richiamato gli insegnamenti di Lejeune sul modo amorevole con cui trattare i piccoli pazienti e le loro famiglie, ed ha illustrato le tante tecniche ed e innovazioni che stanno riducendo il rischio e stanno allungando e migliorando la vita alle persone affette da trisomia 21.

In merito alle alte percentuali di aborto che colpiscono gli affetti da trisomia 21, il dott. Cole ha rilevato che “tra 100 anni guarderemo all’aborto dei bambini down come a un genocidio”.

Il libanese Andrè Megarbané, professore di genetica, premiato come il miglior scienziato del mondo arabo nel 1998, ha parlato di quando da giovane studente arrivò a Parigi con l’equivalente di 20 Euro in tasca, dove conobbe Lejeune, che dopo una breve chiacchierata gli firmò un assegno per coprire le spese degli studi e l’accolse in casa sua.

Il prof. Megarbané ha poi raccontato, in maniera brillante e divertente, la genialità e l’umanità del prof. Lejeune, il quale diffondeva ottimismo ed entusiasmo tra tutti coloro che avevano modo di incontrarlo.

La dott.ssa Sylvie de Kermadec, ginecologa-ostetrica già collaboratrice della fondazione Lejeune, ha  raccontato di come prendersi cura delle mamme e dei genitori dei bambini con trisomia 21, fin dalle prime ecografie.

La dott.ssa Karmedec ha spiegato che sono moltissime le possibilità di superare la sofferenza e il dolore, mettendo in contatto tra di loro le famiglie di bambini affetti da sindrome di sown. Accogliendo e aiutando fraternamente tutti coloro che si spaventano di fronte a un evento che una certa cultura considera increscioso.

“Solo così ci si accorgerà – ha spiegato la Karmedec – di quanto affetto e gioia il bambino disabile è in grado di apportare”

“Non dobbiamo scoraggiarci – ha concluso la dottoressa – non proteggere i più piccoli è la più grave aggressione alla pace nel mondo. Noi dobbiamo essere artigiani di pace, speranza e amore, per costruire un'Europa nel segno della speranza”.

La dott.sa Letizia Pini, presidente dell’Associazione genitori e persone con sindrome di Down (http://www.sindromedidown.it/associazione/agpd.html), ha portato il sostegno di tutte le associazioni italiane che si occupano di trisomia 21, sottolineando l’importanza ed i meriti del prof. Lejuene e dei suoi seguaci.

La presidente dell’Agpd ha rilevato la grande importanza civile ed umana di sostenere la dignità umana e combattere la discriminazione nei confronti degli affetti da sindrome di Down.

Karin Le Méné, figlia del prof. Lejeune, ha raccontato la dolcezza, l’umanità, il sorriso e la determinazione nel difendere la vita di suo pa dre.

Nel ricevere il premio, una riproduzione dell’Opera Inno alla Vita del maestro Sauro Cavallini, il cui originale è esposto presso il Consiglio d’Europa, Birthe Lejeune, moglie del noto scienziato, ha voluto ringraziare in particolare la Santa Sede e l’on. Carlo Casini, presidente del Movimento per la Vita italiano.

La signora Lejeune ha ricordato la scelta di suo marito di difendere la vita e opporsi all’aborto, e del successivo isolamento e allontanamento dalla comunità scientifica. “Nonostante le sue continue scoperte – ha precisato – non lo invitavano più neanche ai congressi medici”.

Il suo nome era stato cancellato, e fu solo grazie alla Chiesa Cattolica e a Giovanni Paolo II, che lo nominò presidente della Pontificia Accademia per la Vita che il suo lavoro potè continuare ad essere conosciuto.

Ancora oggi, il nome di Lejeune è osteggiato e cancellato dalla vita pubblica, per questo la signora Birthe ha ringraziato l’on. Carlo Casini che ha fatto pubblicare due libri in Italia in onore di suo marito ed ha indicato Lejeune come primo vincitore del Premio Europeo per la vita “Madre Teresa di Calcutta”.