Benedetto XVI esorta all'accoglienza dei rifugiati e alla tolleranza religiosa

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CITTA’ DEL VATICANO, giovedì, 18 dicembre 2008 (ZENIT.org).- L’accoglienza ai rifugiati e la tolleranza religiosa sono segni della civiltà di una società, ha osservato Benedetto XVI questo giovedì, ricevendo in udienza gli ambasciatori presso la Santa Sede di Malawi, Svezia, Sierra Leone, Islanda, Lussemburgo, Madagascar, Belize, Tunisia, Kazakhstan, Bahrein e Isole Fiji.

Circa il primo aspetto, il Papa ha ricordato alla rappresentante della Svezia, Perols Ulla Birgitta Gudmundson, che la popolazione cattolica del Paese è cresciuta considerevolmente negli ultimi anni “anche per l’alto numero di rifugiati di tutto il mondo che sono stati così generosamente accolti”.

“E’ particolarmente apprezzato”, ha osservato il Pontefice, che siano stati ammessi in Svezia “migliaia di rifugiati cristiani dell’Iraq”.

“La piaga dei cristiani in Medio Oriente è per me una grande preoccupazione”, ha ammesso Benedetto XVI.

“Se prego ogni giorno per un miglioramento delle condizioni nei loro Paesi che permetterebbe loro di rimanere, allo stesso tempo riconosco con gratitudine il benvenuto dato a quanti sono stati costretti ad andare via”.

Il Papa ha quindi sottolineato che “l’opportunità di adorare in conformità con le loro tradizioni è stato un elemento importante per farli sentire a casa”.

Da questo punto di vista, il Governo svedese “ha dimostrato saggezza riconoscendo il ruolo fondamentale giocato a questo proposito dalle varie Chiese a cui appartengono”.

La tolleranza religiosa è un tratto che caratterizza positivamente anche il Malawi, ha spiegato il Papa rivolgendosi al suo ambasciatore, Isaac Chikwekwere Lamba, e la Sierra Leone, “benedetta per il fatto di essere libera da conflitti etnici o religiosi”.

“La diversità di linguaggi e costumi rappresenta una ricchezza che va valorizzata”, ha osservato il Pontefice al suo rappresentante, Christian Sheka Kargbo, e la religione insegna ai suoi fedeli di “considerare gli altri come fratelli e sorelle che sono chiamati insieme nella grande famiglia umana a costruire una casa comune in pace e cooperazione”.

Impegnandosi nel dialogo interreligioso, la Chiesa cattolica è “fiduciosa che l’esempio di una relazione vicina e rispettosa tra i leader religiosi porterà i credenti a consolidare il loro atteggiamento di comprensione reciproca e cooperazione pacifica”.

Il rapporto tra le religioni, come quello ecumenico tra la Chiesa cattolica e la Chiesa evangelica luterana in Finlandia, favorisce anche il “servizio religioso e umano a tutti i fratelli, nazionali e immigrati”, ha ricordato il Papa rivolgendosi all’ambasciatrice del Paese, Elín Flygenring.

“Le democrazie mature – ha osservato – tendono a educare le persone alla tolleranza e all’accettazione reciproca, nel dialogo e nella collaborazione per il bene comune”.

“Gli effetti positivi di questo ambiente sociale e politico sono arricchiti quando i cristiani ricevono e praticano il dono della carità che è espresso attraverso il dialogo e la collaborazione pratica”.

Benedetto XVI non ha mancato di accennare alla difficile situazione attuale, riconoscendo nel suo discorso alla rappresentante finlandese che “la gente in tutto il mondo sta guardando con apprensione a questo periodo di instabilità economica internazionale”.

La Santa Sede, ha riconosciuto, “è preoccupata per i suoi effetti negativi su Paesi e individui, e segue con particolare attenzione le proposte di consolidare le istituzioni finanziarie nazionali e internazionali su basi più prudenti e moralmente fondate”.

“Prego che i leader politici ed economici siano guidati nelle loro decisioni da saggezza, lungimiranza e apprezzamento del bene comune”, ha concluso.

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ZENIT Staff

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