LISBONA, giovedì, 11 dicembre 2008 (ZENIT.org).- Bisogna stare attenti alle violazioni dei diritti umani che avvengono in ambito locale, “offese” che molte volte possono presentarsi in modo discreto, come la povertà, afferma un sacerdote portoghese.
Padre Valentim Gonçalves, missionario verbita, ha spiegato in un articolo diffuso dall’agenzia “Ecclesia” la gioia e la responsabilità di celebrare i 60 anni della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo.
“Quando, il 10 dicembre 1948, è stata approvata dall’Assemblea delle Nazioni Unite, l’umanità, attraverso i suoi rappresentanti, ha proclamato che solo con il riconoscimento della dignità fondamentale di ogni persona si può raggiungere la realizzazione del sogno sempre vivo nel più profondo dell’essere umano: la libertà, la pace e la gioia di vivere”, ha affermato.
Il nucleo dell’opera di umanizzazione che si riflette nella Dichiarazione “si incrocia con tutto ciò che fa parte di questa cultura occidentale, caratterizzata in modo profondo e indelebile da quello che è il cuore della religione cristiana”, segno di “un Dio che non è distante, che si presenta come amico, come un padre e che, in quanto tale, invita alla comunione, che non si realizza senza la comunione con il prossimo”.
“Anche se qualcuno si considera non credente, questo dato è culturale, fa parte dell’humus in cui la pianta del suo essere trova nutrimento”, ha osservato.
Secondo padre Gonçalves, la Dichiarazione “non è un segnale perfetto e definitivo per indicare in ogni momento il passo seguente; è solo un segno che indica la direzione, ma esigendo costantemente lo sforzo di discernimento”.
“Questioni relative all’azione umanitaria, alle necessità fondamentali delle persone meno protette, devono forzare l’apertura di porte non previste, ma richieste dalla fedeltà al suo spirito”.
Se la Dichiarazione è universale, non si può trascurare l’ambito locale. “Le offese ai diritti possono essere discrete, ma non per questo non sono offese. E’ quello che accade nell’ambito della povertà”, afferma.
Ricordando che in Portogallo l’Assemblea della Repubblica, su richiesta della Commissione Nazionale Giustizia e Pace, ha dichiarato che la povertà rappresenta una violazione dei diritti umani, il sacerdote ha affermato che la lotta contro il fenomeno è “un impegno dei nostri rappresentanti”.
“Ciò che conta è che questo non si limiti a una mera manifestazione di buona volontà. Il cittadino deve stare sempre in allerta e rendere anche in queste situazioni la Dichiarazione viva e attuale, esercitando pressioni sui suoi rappresentanti perché svolgano il loro compito nella realizzazione del sogno di tutti e di ciascuno”, “l’ideale comune da raggiungere per tutti i popoli e tutte le Nazioni”.