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Signor presidente,
sei anni fa, i leader del mondo si riunirono a Monterrey in Messico, per dare avvio a un nuovo processo volto ad affrontare insieme le esigenze dei più poveri fra noi. A quel tempo, il mondo vacillava a causa degli attacchi terroristici dell’11 settembre 2001 e del conseguente declino economico, ma, nonostante quegli ostacoli, si riunirono per formare il Monterrey Consensus che creò una nuova idea per un futuro condiviso.
Oggi, ci incontriamo a Doha, nel Qatar, per valutare le lezioni apprese ed elaborare modi e strumenti per realizzare la visione di Monterrey. Tuttavia, ancora una volta ci riuniamo mentre una nube incombe su di noi: l’ansia per le conseguenze politiche ed economiche di una crisi finanziaria senza precedenti e per la persistente presenza devastante del terrorismo come evidenziato dai tragici eventi a Mumbai, in India.
Questa crisi è una sfida enorme nel trovare modi per dedicarsi alle esigenze dei più bisognosi. Di base questa crisi finanziaria non è un fallimento dell’ingegnosità umana, ma della condotta morale. La sfrenata ingegnosità umana ha creato sistemi e strumenti per fornire limiti di credito altamente finanziati e insostenibili che hanno permesso a persone e società di perseguire un eccesso materiale a detrimento di una sostenibilità a lungo termine. Purtroppo, ci troviamo ora di fronte agli effetti di questa avidità a breve termine e di questa mancanza di prudenza. Di conseguenza chi di recente aveva potuto risollevarsi dalla povertà estrema, ora probabilmente vi ricadrà.
Parliamo spesso di sviluppo sostenibile come principio dominante per i Paesi in via di sviluppo. Lo sviluppo sostenibile soddisfa le necessità del presente senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare i loro bisogni. Parimenti, il finanziamento sostenibile dovrebbe soddisfare le attuali necessità finanziarie per lo sviluppo garantendo, al contempo, la preservazione a lungo termine e l’aumento delle risorse. È ora che i Paesi industrializzati e quelli in via sviluppo riaffermino il principio dello sviluppo finanziario sostenibile, lo applichino ai mercati finanziari e quindi diano vita a una gestione economica veramente sostenibile. Ecco la grande sfida di questa conferenza: niente di meno che garantire, in modo sostenibile, il finanziamento per lo sviluppo.
Lo sviluppo globale, in fondo, non è solo una questione di logistica tecnica, ma, e più essenzialmente, di moralità. Lo sviluppo economico e sociale va valutato e realizzato ponendo la persona umana al centro di tutte le decisioni. Gli ultimi sei anni hanno assistito all’aumento dei flussi di aiuto e a sviluppi positivi in un certo numero di indicatori e statistiche. Tuttavia, restano gli stessi interrogativi: quante persone non hanno accesso al cibo? Quante persone vivono con la paura della guerra e dell’oppressione? Quante persone non hanno accesso nemmeno all’assistenza sanitaria di base e quante non hanno un impiego decoroso che permetta loro la sussistenza per se stesse e per le loro famiglie? Purtroppo, anche la risposta è sempre la stessa: troppe persone. Questi interrogativi e queste preoccupazioni devono essere al centro delle nostre strategie per garantire che lo sviluppo venga valutato non solo sulla base del guadagno finanziario, ma anche, e in maniera più importante, sulla base delle vite sostenute.
Dal tempo di Monterrey abbiamo di nuovo appurato l’importanza per tutti i Paesi di avere un buon Governo per offrire gli strumenti necessari allo sviluppo personale e globale. La leadership governativa che prevede sistemi finanziari efficaci, una giusta tassazione, una spesa responsabile e una buona amministrazione dell’ambiente, pone la base sulla quale i Paesi possono edificare. La trasparenza, lo stato di diritto e il buon governo garantiscono la stabilità e la certezza finanziarie necessarie perché vi siano creazione di impiego, gettiti fiscali e crescita a lungo termine. Inoltre, il buon governo, il rispetto per i diritti umani e la stabilità sociale garantiscono gli strumenti con i quali gli attori della società civile, incluse le organizzazioni di ispirazione religiosa, possono offrire servizi che salvino e affermino la vita e che spesso vanno al di là delle capacità dei Governi nazionali e locali.
I Governi nazionali hanno bisogno della cooperazione della comunità internazionale per accelerare lo sviluppo economico e umano. Dal tempo di Monterrey abbiamo assistito a un rinnovato impegno per il conseguimento dell’obbiettivo dello 0,7 per cento del prodotto interno lordo nell’Official Development Assistance (oda). Tuttavia, siamo ben lungi dall’averlo conseguito e di recente abbiamo assistito a un lieve calo nell’oda. Troppo spesso i Paesi in via di sviluppo affermano che l’assistenza allo sviluppo è troppo ingombrante, ma questa argomentazione non è sincera, in particolare quando rileviamo che l’aumento delle spese militari è molto superiore a quelle per l’assistenza allo sviluppo. Parimenti, la recente crisi finanziaria dimostra che quando la volontà politica si combina con la sollecitudine per il bene comune siamo in grado di generare, in pochi mesi, fondi considerevoli per i mercati finanziari che sono di gran lunga maggiori della quantità totale spesa dall’oda. Di certo, è superfluo dire che la medesima volontà politica e la stessa preoccupazione per il bene comune dei sistemi finanziari valgono anche per i più poveri e più vulnerabili.
La comunità internazionale deve anche nutrire un maggiore rispetto per le voci di quei Paesi e di quegli individui più bisognosi di assistenza finanziaria. Bisogna prendere di nuovo in considerazione le istituzioni di Bretton Woods e i cosiddetti Paesi del g-8 e del g-20 devono garantire l’ascolto e il rispetto delle voci di quanti hanno maggiore bisogno di sviluppo. Un approccio meramente verticistico allo sviluppo resterà insufficiente a meno che non ci si preoccupi di più delle persone la cui vita e il cui Paese sono messi a repentaglio. Le Nazioni Unite continuano a essere un’area di dibattito vitale per riunire tutte le voci allo scopo di promuovere una maggiore solidarietà globale.
Parimenti, bisogna prestare rinnovata attenzione per assicurare sistemi commerciali più giusti ed equi. In questi giorni, abbiamo ascoltato molti appelli per un maggior impegno per la realizzazione dei negoziati commerciali del Doha-Round. Tuttavia, questi ultimi continueranno a languire a meno che i Paesi non manifestino la necessaria forza politica per promuovere un commercio corretto e facciano gli inevitabili sacrifici richiesti. Inoltre, di recente, la distorsione dei sussidi per il commercio, la speculazione finanziaria, l’aumento dei prezzi dell’energia e il calo degli investimenti nell’agricoltura hanno recentemente causato la mancanza di accesso alla cosa veramente necessaria alla vita, vale a dire il cibo. Questa volatilità economica che colpisce il centro dell’esistenza umana rende più urgente trovare un impegno comune per affrontare il commercio e lo sviluppo globali.
Signor presidente,
in questo particolare momento l’incertezza e l’ansia sembrano prevalere. Tuttavia, rimangono le virtù e i principi che hanno fatto superare alla comunità globale così tante numerose crisi: la solidarietà con la nostra comunità globale, una condivisione equa e giusta delle risorse e delle opportunità, l’uso prudente dell’ambiente, il trattenersi dal cercare un guadagno sociale ed economico a breve termine a spese dello sviluppo sostenibile e, infine, il coraggio politico necessario a edificare un mondo in cui la vita umana sia posta al centro di tutte le attività sociali ed economiche. Accogliendo questi principi fondamentali contribuiremo a creare un mondo in cui sia accessibile a tutti la crescita spirituale, economica e sociale.
[Traduzione de L’Osservato
re Romano]