L'alcolismo è una malattia sociale?

Allarme per l’aumento del consumo di alcool tra i giovanissimi

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OAXACA (Messico), lunedì, 1 dicembre 2008 (ZENIT.org).- Di fronte al preoccupante aumento del consumo di alcolici tra giovani e giovanissimi, l’Arcivescovo e il Vescovo ausiliare di Antequera-Oaxaca (Messico), monsignor José Luis Chávez Botello e monsignor Oscar Campos Contreras, hanno diffuso un comunicato in cui esortano a tenere alta l’attenzione verso il problema.

Le cause del fenomeno, riconoscono, “sono senz’altro varie”: “ce ne sono di tipo genetico, perché è molto probabile che genitori alcolizzati generino figli con la stessa tendenza; dall’altro lato il nostro ambiente offre poche opportunità ai giovani di trascorrere il tempo libero in modo sano; si soffre inoltre di una propaganda permanente che invita al consumo di alcolici unita alla grande facilità relativa alla loro distribuzione e vendita”.

Se ciò non bastasse, osservano i presuli, “bisogna aggiungere la disintegrazione familiare che permette che i figli prendano vie sbagliate nella vita”.

“Purtroppo – ammettono –, lo stesso ambiente religioso non è esente da questo danno, perché la gran parte delle feste patronali si celebra consumando bevande alcoliche”.

L’alcolismo, spiegano monsignor Chávez Botello e monsignor Campos Contreras, “è una malattia che danneggia non solo la salute fisica, ma anche la stessa capacità di decisione e d’azione delle persone, sviandole dalla loro realtà. E’ una malattia che intacca la mente e la volontà, e quindi anche i rapporti umani”.

Sono infatti innumerevoli “gli incidenti e i delitti in cui entra l’alcool”, così come “molti casi di disintegrazione e di violenza familiare sono caratterizzati dal consumo di alcool” e aumentano costantemente “le assenze lavorative e il danno economico alla famiglia e alla società”.

In alcuni casi, aggiungono, “l’incapacità di superare e di risolvere i problemi e i limiti economici ha una base di alcolismo”.

Di fronte a questo “grave problema di salute pubblica che colpisce la famiglia in generale e ora sempre più i giovani e i bambini, provocando gravi danni sociali”, non si può “rimanere indifferenti”, denunciano i presuli.

“Tutti siamo responsabili del futuro dei bambini e dei giovani; spetta a tutti noi dare l’esempio di responsabilità di fronte al consumo di alcool”.

Decisivo per la prevenzione è il ruolo della famiglia. “Qual è l’ambiente che si vive all’interno della famiglia? Qual è l’esempio dei genitori? Con chi e come occupano il tempo libero i bambini e i giovani? Chi sono i loro amici? Che dialogo c’è in famiglia di fronte a questi problemi?”.

Quanto alle autorità, hanno il compito di “promuovere varie opportunità per approfittare meglio del tempo libero”.

“Il minimo che bisogna fare è assicurare che non si promuova il consumo, impedendo la vendita di alcolici ai minorenni e vigilando sul fatto che vengano realmente rispettate le regole che devono esistere a questo scopo”.

“Trascurare questa responsabilità – concludono – diventa un’altra forma di corruzione”.

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ZENIT Staff

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