di Roberta Sciamplicotti
NEW YORK, martedì, 23 settembre 2008 (ZENIT.org).- Implementare tutte le misure possibili per far sì che i Paesi africani diventino “veri agenti del proprio sviluppo” è la richiesta presentata questo lunedì a New York alla 63ma Sessione dell’Assemblea Generale dell'ONU dall'Arcivescovo Celestino Migliore, Osservatore Permanente della Santa Sede presso l'organizzazione.
In occasione dell'incontro di Alto Livello sul tema “Le esigenze per lo sviluppo dell’Africa: stato di attuazione degli impegni presi, sfide e percorsi per il futuro”, il presule ha osservato che negli ultimi 60 anni l'Africa, “con le sue particolarità storiche e geografiche, ha sfidato la capacità delle Nazioni Unite di realizzare gli alti ideali di pace e prosperità per tutti racchiusi nella sua Carta”.
“I successi ottenuti nel consolidamento dell'indipendenza, nel superamento dei conflitti ideologici del XX secolo, nell'abolizione dell'apartheid e più recentemente nel rafforzamento dell'Unione Africana e di molte altre strutture regionali di cooperazione sono un segnale di speranza nel potenziale dell'Africa”, ha ammesso.
Per questo motivo, “è ora il momento di permettere e incoraggiare un senso africano di appartenenza nel condurre un processo di sviluppo sostenuto e sostenibile che liberi tutti i popoli africani dalla piaga dell'estrema povertà”.
La Santa Sede esorta quindi i partecipanti all'incontro a “portare avanti gli sforzi per adattare i programmi di sviluppo alla realtà africana e a realizzare un'autentica partnership, in cui i Paesi africani siano non solo recettori di idee e aiuti programmati dall'estero, ma veri agenti del proprio sviluppo”.
Secondo l'Arcivescovo Migliore, lo sviluppo dell'Africa è “una grande opportunità per tutto il mondo, viste le sue risorse umane e l'impareggiabile diversità a livello climatico e culturale”.
Riconoscendo che “c'è ovviamente ancora una lunga strada da percorrere per migliorare le condizioni della popolazione in Africa”, il presule ha ricordato “le esperienze quotidiane di molte comunità della Chiesa cattolica presenti nel continente, anche nei suoi angoli più remoti, che condividono i fardelli così come le gioie e i successi di molti Africani”.
La Chiesa, ha spiegato, “rimane in prima linea nella lotta contro l'Hiv/Aids e nei settori dell'istruzione e della salute”, “sia dal punto di vista dell'estensione della sua rete di solidarietà che per la qualità dell'assistenza fornita”.
Di fronte alle difficoltà attuali nel raggiungere un consenso mondiale sulle regole del commercio internazionale, l'Osservatore ha auspicato che possano servire come spunto per rilanciare una speciale attenzione nei confronti dell'Africa per “rafforzare il commercio regionale”, rappresentando anche “un modo appropriato di inserirlo nel contesto internazionale, dando così un contributo sostanziale alla riforma delle strutture produttive africane”.
L'obiettivo di un “contesto commerciale e finanziario internazionale per l'Africa accuratamente pianificato e implementato”, ha aggiunto, dovrebbe essere duplice: è necessario “creare impieghi urbani sufficienti e produttivi per i giovani in Africa”, così come “promuovere e investire nel sistema di coltivazione familiare sostenibile in grado di far fronte alla richiesta di cibo di tutta la popolazione africana, rurale e urbana”.
L'Arcivescovo ha quindi ricordato che “le culture africane hanno un profondo senso di solidarietà e di vita comunitaria”, sottolineando che “tale preziosa eredità è una risorsa su cui i Governi e la società africana dovrebbero costruire per ottenere risultati efficaci”.
Allo stesso tempo, “preservare le famiglie africane e la loro identità culturale deve essere l'obiettivo ultimo di tutti i piani economici di sviluppo e anche la misura definitiva della loro efficacia”.
“Oggi – ha concluso il presule – lasciamo quest'aula con la speranza che questo incontro di Alto Livello sia un altro passo sulla via della responsabilità condivisa per raggiungere questo nobile obiettivo”.