La Santa Sede esorta a valorizzare la proprietà intellettuale

Tutti i Paesi “contribuiscono con doni unici”, ricorda mons. Tomasi

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di Roberta Sciamplicotti

GINEVRA, martedì, 30 settembre 2008 (ZENIT.org).- Una maggiore valorizzazione della proprietà intellettuale è quanto ha auspicato lunedì scorso a Ginevra monsignor Silvano M. Tomasi, Osservatore Permanente della Santa Sede presso l’Ufficio delle Nazioni Unite e delle Istituzioni Internazionali nella città svizzera.

Il presule è intervenuto alla 45ª serie di riunioni dell’Assemblea degli Stati membri dell’Organizzazione Mondiale della Proprietà Intellettuale (WIPO), in svolgimento dal 22 settembre fino a questo martedì.

La delegazione della Santa Sede, ha affermato il presule, auspica “un servizio rinnovato e dinamico dell’Organizzazione Mondiale della Proprietà Intellettuale” visto che “promuove la conoscenza nel migliore interesse di ogni persona umana per il giusto progresso di ogni Paese”.

La Santa Sede, ha aggiunto, “è particolarmente attenta alle dimensioni etiche e sociali che derivano, interessano e contraddistinguono in modo unico la persona umana e la sua azione”.

Allo stesso modo, “riconosce nella proprietà intellettuale il valore caratteristico dell’innovazione e della creatività, dell’intelligenza in tutti i suoi aspetti”.

“In ogni impresa di pensiero e azione, in ogni approccio scientifico, tecnico o giuridico, la proprietà intellettuale è chiamata a rispettare la creazione sia nell’area della conoscenza e della riscoperta che in quella del riconoscimento della natura delle cose: materia, intelletto, esseri viventi e, soprattutto, la persona umana”.

Secondo l’Arcivescovo Tomasi, “l’ingegnosità umana è plurisfaccettata, piena di risorse e capace di trovare risposte alle sfide che deve affrontare la famiglia umana”.

La richiesta costante di registrare nuovi brevetti, ha constatato, evidenzia questa ingegnosità e la regolamentazione dei brevetti richiede “norme equilibrate” per far sì che “l’impatto sull’economia possa essere benefico anche per i Paesi più poveri e possa valorizzare la loro specificità e identità”.

Tutti i Paesi, ha infatti sottolineato il presule, “contribuiscono con doni unici che derivano dalle loro tradizioni spirituali, culturali, sociali ed economiche”.

Monsignor Tomasi ha quindi ricordato che tra le varie aree che interessano la WIPO alcune sono particolarmente importanti per la delegazione della Santa Sede. Tra queste, ha citato “le possibilità e le implicazioni della protezione internazionale delle risorse genetiche, della conoscenza tradizionale, del folklore e delle espressioni culturali”.

Rilevanti sono anche “la richiesta di un’implementazione legale di copy-rights e questioni correlate relativamente alla protezione dei diritti delle organizzazioni di broadcasting”, “e, soprattutto, il processo che ha permesso l’organizzazione del lavoro in modo tale che ora può prendere in considerazione le aspettative di sviluppo insieme alla richiesta di norme e tecnologie riferite alla proprietà intellettuale”.

“Attraverso la sua creatività e il suo senso di solidarietà – ha concluso il presule –, la WIPO può, e ha la responsabilità di, contribuire maggiormente al rafforzamento di una comunità internazionale pacifica e più equa”.

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ZENIT Staff

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