ROMA, lunedì, 29 settembre 2008 (ZENIT.org).- “Il sangue dei martiri cristiani vince il male”. Come una grande Polizia che “difende chi è più debole; serve il bene comune; e testimonia la buona coscienza”.
Lo ha detto il Cardinale Carlo Caffarra, Arcivescovo di Bologna, nell’omelia pronunciata il 29 settembre nella Basilica di san Petronio del capoluogo emiliano, in occasione della festa di San Michele Arcangelo, patrono della Polizia di Stato.
Riflettendo sulla battaglia celeste tra San Michele e il drago, il porporato ha detto che “anche nella storia umana avviene uno scontro, a volte più palese ed altre volte più nascosto, fra una forza oscura ‘che seduce tutta la terra’ e la forza di chi testimonia fino al martirio”.
Dopo aver spiegato che la ‘seduzione’ significa “inganno, uso astuto della ragione non in ordine alla conoscenza della verità ma al potere” e che il martirio significa semplicemente “pensare e dire la verità anche quando ciò comporta la morte”, il Cardinale Caffarra ha sottolineato che “la storia umana, è al fondo lo scontro fra la seduzione dell’errore e la testimonianza della verità”.
Il porporato ha precisato che “la seduzione consiste nel convincere l’uomo a vivere in assoluta autonomia, negando che esista un ordine morale che non sia lui a costituire. La seduzione consiste nel convincere l’uomo a sradicare la sua libertà dal riconoscimento di una verità circa il bene, che non è il mero prodotto del consenso sociale”.
Secondo l’Arcivescovo di Bologna, “la Parola di Dio non è un anestetico datoci perché non sentiamo più i dolori della nostra condizione personale e sociale”.
Il Cardinale Caffarra ha sostenuto che “nel cielo fu Michele coi suoi angeli a vincere la seduzione di Satana. Sulla terra sono i martiri che vincono, poiché essi combattono per mezzo del sangue dell’Agnello”.
“Perché – ha aggiunto – nel martirio dei suoi discepoli si continua la testimonianza di Cristo. È una sola testimonianza; è un solo martirio; è un solo sacrificio. Quando il discepolo spezzasse questa continuità, quando la sua testimonianza non fosse più quella di Cristo, anche il discepolo o prima o poi viene vinto e sedotto”.
Rivolgendosi ai tanti poliziotti presenti in Chiesa, il porporato ha quindi affermato: “La Chiesa, quando vi ha dato come Patrono S. Michele, ha fatto una scelta intelligente: ha visto che il vostro Corpo e la sua funzione si inserisce quotidianamente dentro un grande contesto”.
“Anche voi volete che la vita umana associata non sia dominata da forze disgregatrici, ma si svolga nell’ordine e nella pace – ha continuato l’Arcivescovo –. Vi opponete col vostro lavoro quotidiano a chi è stato sedotto dall’idea di una libertà che nega il riconoscimento dei diritto dell’altro; a chi è stato sedotto dall’idea che paghi di più la legge della forza che la forza della legge”.
“In una parola: vi opponete a chi nega alla radice il modo giusto di convivere”, ha sottolineato.
“In questo sta la grandezza del vostro servizio e la dignità della divisa che portate: difendere la giustizia propria dell’ordine pubblico”, ha rilevato il porporato.
“Abbiate sempre viva nella vostra coscienza la percezione di questo grande valore – ha concluso il Cardinale Caffarra –. Considerate sempre vostro onore difendere chi è più debole; vostra grandezza servire il bene comune; vostra ricchezza la testimonianza di una buona coscienza”.