Il futuro dell'America a Roma

Il Collegio Nordamericano quasi al limite della capienza

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di Elizabeth Lev

ROMA, lunedì, 29 settembre 2008 (ZENIT.org).- Il ritorno dei seminaristi segna invariabilmente l’arrivo dell’autunno a Roma. In nessun’altra parte del mondo la Chiesa sembra tanto vibrante, giovane ed energica come nella Città Eterna alla fine di settembre.

Molti di questi futuri sacerdoti sono Americani provenienti dalle Diocesi di tutti i 50 Stati. Questa roccaforte della fede per la Chiesa in America risiede sopra il lato destro della Basilica di San Pietro, nel Pontificio Collegio Nordamericano (Pontifical North American College, NAC).

Quest’anno la struttura ospita un numero record di seminaristi del primo anno: 61. I 208 studenti totali porteranno il Collegio quasi al massimo della capienza.

Gli studenti seguono le lezioni all’Università Gregoriana, gesuita, o all’Università dell’Angelicum, domenicana.

Il beato Pio IX, pur preso dalle varie traversie all’epoca dell’unificazione d’Italia, dimostrò la sua preoccupazione per la Chiesa negli Stati Uniti proponendo l’idea di un seminario a Roma per la formazione dei sacerdoti americani.

Roma, pensava, poteva insegnare a quei ragazzi l’universalità della Chiesa, la lunga storia e tradizione del Cristianesimo e il Magistero del Successore di Pietro. Per realizzare questo progetto, il Papa donò il primo appezzamento di terreno per la costruzione del Collegio.

L’8 dicembre 1859 venne inaugurata la prima casa del Collegio Nordamericano nella Casa Santa Maria di Via Dell’Umiltà, dedicata all’Immacolata Concezione, vicino alla Fontana di Trevi.

Dopo l’unificazione d’Italia, lo Stato italiano cercò di confiscare la Casa Santa Maria come aveva fatto con tutti gli altri possedimenti della Chiesa. Solo l’intervento del Presidente degli Stati Uniti Chester Arthur su pressione dei Vescovi americani salvò la proprietà.

Alla fine della II Guerra Mondiale, le vocazioni negli Stati Uniti aumentarono al punto che la Casa Santa Maria non riusciva più ad accogliere tutti i seminaristi, motivo per il quale il Collegio Nordamericano si spostò nel parco di Villa Gabrielli. Le nuove strutture, che godono dello status di proprietà extraterritoriale dello Stato della Città del Vaticano, vennero inaugurate l’8 dicembre 1952 da Papa Pio XII.

Un’oasi in città

La struttura del NAC è stata progettata dal conte Enrico Pietro Galeazzi in uno stile moderno volto a sfruttare le qualità naturali del luogo. Semplice e austero, con ampi corridoi, grandi finestre e cortili spaziosi, favorisce la preghiera.

Il fulcro della struttura è una serie di cappelle poste una sopra l’altra. Al livello più basso la cappella contiene la cripta, mentre a quello successivo ci sono vari piccoli altari laterali dove i sacerdoti imparano a celebrare le loro prime Messe. Il conte Galeazzi scelse di essere seppellito in questa cappella, dove sarebbe stato circondato dalle preghiere dei giovani seminaristi.

La cappella superiore è dedicata all’Immacolata Concezione e vanta una serie di stili moderni, una sorta di universalità nell’espressione artistica, spaziando dai rilievi marmorei che illustrano i sacramenti a ornamento dell’altare alle finestre e alle storie dell’Antico e del Nuovo Testamento lungo la navata.

La cappella è dominata da un mosaico dell’Immacolata Concezione disegnato dal conte Galeazzi, che ha rappresentato la Vergine in piedi su una luna crescente con la mano destra alzata in fare benedicente e la sinistra che tiene un globo che sormonta la croce. Gli angeli volano sopra di lei, mentre sotto figurano San Gregorio Magno, San Francesco di Paola, San Giovanni Maria Vianney e Pio X.

Tra le opere del Collegio, c’è anche un mosaico che in precedenza si trovava all’ingresso del complesso. Progettato per l’inaugurazione delle nuove strutture, rappresenta l’antica residenza dei seminaristi, la Casa Santa Maria.

Il progetto è dell’architetto Nello Ena ed è stato eseguito dal laboratorio di mosaico vaticano. Composto da tessere dai colori caldi e ravvivato da tracce dorate, sovrappone la miriade di edifici che costituivano la Casa Santa Maria in una sorta di collage.

Un bel campanile in stile medievale si libra su un tempio classico con un’immagine della Vergine. Portici ad arcate, colonne e rovine tutti riuniti danno l’idea dei tanti strati di storia che hanno costituito Roma e la Chiesa.

Questa pregevole opera d’arte è stata un dono di Claire Boothe Luce, che ha iniziato la sua carriera come modella e attrice prima di dedicarsi alla scrittura. Dopo il suo matrimonio con Henry Luce, editore delle riviste Time e Life, Claire Boothe Luce si è impegnata nel giornalismo, da dove il passo verso la politica è stato breve.

Claire Boothe Luce si è convertita al cattolicesimo nel 1946 e ha descritto al sua conversione in una serie di articoli per la rivista McCall. Nel 1953 è diventata l’ambasciatore statunitense in Italia. Uno dei suoi primi atti dopo l’arrivo è stato voler commissionare il mosaico come dono ai seminaristi per la loro nuova residenza.

Attraverso i volti gioiosi dei futuri sacerdoti statunitensi, l’impegno moderno con la tradizione antica e l’infinità di background e di storie, il Collegio Nordamericano presenta tutto ciò che di buono gli Stati Uniti hanno da offrire.

[Traduzione dall’inglese di Roberta Sciamplicotti]

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ZENIT Staff

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