Benedetto XVI al nuovo ambasciatore della Repubblica Ceca

CASTEL GANDOLFO, domenica, 28 settembre 2008 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito il discorso pronunciato da Benedetto XVI nel ricevere sabato mattina, a Castel Gandolfo, il signor Pavel Vošalík, nuovo Ambasciatore della Repubblica Ceca presso la Santa Sede, per la presentazione delle lettere credenziali.

 

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Signor Ambasciatore,

sono lieto di riceverla oggi in occasione della presentazione delle Lettere che la accreditano quale Ambasciatore straordinario e plenipotenziario della Repubblica Ceca presso la Santa Sede. Le sono grato per le cordiali parole che ha pronunciato all’inizio della missione affidatale dal suo governo. La prego di trasmettere i miei saluti rispettosi a Sua Eccellenza, signor Václav Klaus, Presidente della Repubblica, assicurandolo delle mie preghiere per il benessere di tutto il popolo del suo Paese.

Signor Ambasciatore, apprezzo l’enfasi che ha posto sull’influenza del cristianesimo sulla ricca eredità culturale della sua nazione, e, in particolare, sul ruolo svolto dal Vangelo nell’offrire speranza al popolo ceco in tempi di oppressione. La speranza è, di fatto, il messaggio imperituro che la Chiesa offre a ogni generazione e che le suggerisce di partecipare al compito globale di creare vincoli di pace e di buona volontà fra tutti i popoli. Lo fa in particolare con la sua attività diplomatica, attraverso la quale celebra la dignità delle persone che sono destinate a una vita di comunione con Dio e fra loro stesse.

La sua nazione, sostenuta dal senso di solidarietà che le ha permesso di riemergere con coraggio dal crollo del totalitarismo, desidera anche contribuire al benessere della famiglia umana, promuovendo la cooperazione internazionale nella lotta alla violenza, alla fame, alla povertà e ad altri mali sociali. Nuove possibilità di influenza si presenteranno presto al suo Paese che, infatti, si prepara ad assumere la Presidenza del Consiglio dell’Unione Europea il prossimo anno. Ho fiducia nel fatto che stabilendo obiettivi chiari e facilitando l’impegno di tutti gli Stati membro, il grande onore di presiedere il Consiglio per un semestre permetterà alla Repubblica Ceca di esercitare una forte guida nello sforzo comune di combinare unità e diversità, sovranità nazionale e attività congiunte, progresso economico e giustizia sociale nel continente.

La Chiesa è consapevole delle sfide numerose che si presentano all’Europa proprio in un momento in cui le nazioni aspirano a edificare una comunità internazionale più stabile per le generazioni future. Per proseguire, i suoi responsabili sono chiamati a riconoscere che la felicità e il benessere umani non possono essere ottenuti solo attraverso strutture o da un singolo ceto sociale o politico (cfr. Spe salvi, n. 24). La realizzazione di una cultura autentica, degna della nobile vocazione dell’uomo, richiede la cooperazione armoniosa di famiglie, comunità ecclesiali, scuole, imprese, organizzazioni comunitarie e istituzioni governative. Lungi dall’essere fini in sé, queste entità sono strutture organizzate al servizio di tutti e sono integralmente collegate fra di loro in vista del bene comune (cfr. Centesimus annus, n. 13).

Per questo motivo, tutta la società trae beneficio quando alla Chiesa viene accordato il diritto di amministrare i beni materiali e spirituali per il suo ministero (cfr. Gaudium et spes, n. 88). Nella sua nazione, in questo settore si manifestano segni di progresso, ma bisogna fare ancora molto. Confido nel fatto che le commissioni speciali create dal suo governo e dal parlamento per risolvere questioni straordinarie relative alle proprietà ecclesiastiche continueranno a operare con onestà, correttezza e un autentico riconoscimento della capacità della Chiesa di contribuire al benessere della Repubblica. In particolare, auspico che queste istanze verranno tenute chiaramente in considerazione nella ricerca di una soluzione relativa al futuro della cattedrale di Praga, che è una testimonianza viva della ricca eredità culturale e religiosa della vostra terra e attesta la coesistenza armoniosa di Chiesa e Stato.

Per sua stessa natura il Vangelo esorta i fedeli a dedicarsi al servizio amorevole ai loro fratelli e alle loro sorelle senza distinzione e senza badare al costo (cfr. Lc 10, 25-37). L’amore è la manifestazione esteriore della fede che sostiene la comunità dei credenti e permette loro di essere segni di speranza per il mondo (cfr. Gv 13, 35). Un esempio di questa carità visibile risplende nell’opera della Caritas, i cui membri si impegnano quotidianamente in una vasta gamma di servizi sociali nel suo Paese.

Ciò è particolarmente evidente nel servizio offerto alle donne incinte, ai senzatetto, ai disabili e ai detenuti. Il coordinamento fra la Caritas Repubblica Ceca e i Ministeri governativi della Sanità, del Lavoro e degli Affari Sociali dimostra i frutti potenziali che possono nascere dalla stretta collaborazione fra strutture statali ed ecclesiali (cfr. Deus Caritas est, n. 30). Desidero evidenziare qui l’enorme potenziale formativo per i giovani, la cui partecipazione a tali iniziative insegna loro che la solidarietà autentica non consiste solo nell’offrire beni materiali, ma nel fare dono di se stessi (cfr. Lc 17, 33).

Inoltre, mentre la Repubblica Ceca cerca di ampliare i modi per partecipare al compito di plasmare una comunità internazionale più collaborativa e coesa, non dovremmo dimenticare i numerosi cittadini cechi che già operano all’estero per uno sviluppo a lungo termine e in progetti di aiuto sotto l’egida della Caritas e di altre organizzazioni umanitarie. Incoraggio di cuore i loro sforzi e lodo la generosità di tutti i suoi concittadini che, in modo creativo, elaborano modalità per servire il bene comune sia all’interno della sua nazione sia nel resto del mondo.

Infine, Eccellenza, mi permetta di esprimere sincere condoglianze a Lei e ai suoi concittadini per la tragica morte del signor Ivo {U-Zcaron}d’árek, Ambasciatore della Repubblica Ceca in Pakistan, che è stato fra coloro che hanno perso la vita nel recente attentato a Islamabad. Prego ogni giorno affinché questi atti di aggressione abbiano fine e incoraggio quanti sono impegnati nel servizio diplomatico a dedicarsi con sempre maggiore intensità a facilitare la pace e a garantire la sicurezza nel mondo.

All’inizio del suo servizio, signor Ambasciatore, auspico di tutto cuore che l’importante missione affidatale sia feconda. Sia certo del fatto che gli uffici della Curia Romana sono desiderosi di assisterla nello svolgimento dei suoi compiti. Chiedendole cortesemente di assicurare il popolo della Repubblica Ceca delle mie preghiere e della mia stima, invoco su di esso l’abbondanza delle benedizioni divine e lo affido alla provvidenza amorevole di Dio Onnipotente.

[Traduzione de “L’Osservatore Romano”]

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ZENIT Staff

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