Quale futuro per gli Istituti di Scienze Religiose?

Presentata la nuova Istruzione sul tema

Print Friendly, PDF & Email
Share this Entry

CITTA’ DEL VATICANO, giovedì, 25 settembre 2008 (ZENIT.org).- “A oltre quarant’anni dal decreto conciliare Gravissimum educationis, a trent’anni dalla Sapientia christiana e a vent’anni dalla Normativa per gli Istituti Superiori di Scienze Religiose, quali nuove esigenze formative sono maturate e come si presenta oggi il panorama di questa tipologia di istituzioni ecclesiastiche?”

E’ questa la domanda alla quale ha risposto questo giovedì mattina monsignor Angelo Vincenzo Zani, sottosegretario della Congregazione per l’Educazione Cattolica, in occasione della presentazione dell'”Istruzione sugli Istituti Superiori di Scienze Religiose” (ISSR).

Dopo aver ricordato il decreto conciliare Gravissimum educationis, che ha raccomandato di sviluppare le Università e le Facoltà cattoliche “non solo per gli ecclesiastici, ma anche per formare uomini veramente insigni nel sapere e preparati a svolgere compiti impegnativi nella società”, il presule si è soffermato sulla Costituzione Apostolica Sapientia christiana (1979) che ha definito le norme per le Facoltà di Teologia, Filosofia e Diritto Canonico e ha previsto la possibilità di erigere altre Facoltà o Istituti Superiori “per rispondere alle emergenti necessità della Chiesa”.

“Una sua prima configurazione giuridico-accademica è stata delineata dai due documenti emanati dalla Congregazione per l’Educazione Cattolica, e cioè: la Nota illustrativa del 1986 e la Normativa per l’Istituto Superiore di Scienze Religiose (ISSR) del 1987”, ha spiegato, sottolineando che nel lasso di tempo compreso tra questi documenti nelle comunità cristiane si è registrata “la graduale maturazione della necessità di qualificare sia il personale religioso che quello laico”.

Ciò, ha aggiunto, è avvenuto “per rispondere alle nuove esigenze emerse in seno alle stesse comunità, ma anche per far fronte all’evoluzione sociale e culturale che interpella soprattutto i laici”.

“Dall’impegno sollecito degli episcopati nel far fronte alle molteplici e inedite esigenze pastorali, sono sorti istituti di studi superiori, strutturati in modi diversi”, ha osservato, ricordando “l’esistenza di una ricca tipologia di studi ecclesiastici particolarmente adatti per i laici e i loro compiti nel mondo”, “una varietà di proposte formative che esprime la capacità creativa della Chiesa di articolarsi differentemente nei vari contesti culturali e regionali, conservando allo stesso tempo la medesima identità e unità di finalità e di missione”.

Questa molteplicità di percorsi di studi, ha proseguito monsignor Zani, “che ora potrà trovare nell’Istruzione le disposizioni utili per convergere verso una certa uniformità di impostazione”, può essere raggruppata intorno a tre categorie fondamentali.

In primo luogo, c’è “un grande numero di ISSR”, creati secondo la Normativa del 1987 e molti dei quali “hanno già introdotto in anticipo la gran parte delle disposizioni contenute nella nuova Istruzione”, soprattutto in Italia.

La seconda tipologia riguarda Facoltà di Teologia cattolica in parte sono integrate in Università statali e in parte regolate secondo il regime ecclesiastico che, “oltre allo studio di teologia in senso stretto, offrono uno o più percorsi per l’insegnamento di religione o per formare altre figure specifiche in campo religioso e sociale”.

C’è poi una “terza tipologia di studi accademici per laici”, ha osservato monsignor Zani, portando ad esempio gli Stati Uniti, dove la formazione accademica religiosa dei laici ha luogo presso le Istituzioni educative post-secondarie, cioè le Università e i Colleges cattolici.

Chiedendosi quali prospettive si attenda la Congregazione per l’Educazione Cattolica dall’applicazione dell’Istruzione tenendo conto di questo panorama variegato di istituzioni esistenti, il presule ha affermato che “non si può pretendere di ridurre forzatamente dentro un unico modello rigido di formazione per laici la pluralità e la diversità delle istituzioni formative oggi esistenti, molte delle quali già riconosciute dalla Santa Sede”.

“Dobbiamo considerare, infatti, che esse sono sorte nei vari contesti culturali, come risposta ad esigenze diverse e quasi sempre tenendo conto delle legislazioni locali in materia di studi superiori”, ha aggiunto.

L’impostazione che l’Istruzione offre con il nuovo profilo di ISSR è “un orientamento preciso, un punto di riferimento normativo ed una risposta alle richieste pervenute da molteplici realtà locali”.

Allo stesso modo, monsignor Zani sostiene che si debba sottolineare che “non tutti i percorsi di formazione per i laici devono necessariamente concludersi con il conferimento di un titolo accademico”.

“Si potrebbero avere – come del resto già esistono – delle proposte formative ben strutturate e di elevato profilo qualitativo, costruite per differenti categorie di professionisti, che non rilasciano titolo accademici ma semplici diplomi o attestazioni”.

In ogni caso, ha concluso, l’aspetto fondamentale è che “quando si creano Istituzioni accademiche finalizzate a rilasciare titoli ecclesiastici, riconosciuti anche a livello civile – come avviene in molti casi per gli ISSR – si rispettino i due criteri fondamentali indicati dal decreto conciliare Gravissimum educationis, e ripresi dai documenti successivi del nostro Dicastero: a) distribuire le istituzioni di studi superiori in modo conveniente nelle diverse parti del mondo; b) garantire la loro qualità accademica e l’elevato impegno culturale”.

Print Friendly, PDF & Email
Share this Entry

ZENIT Staff

Sostieni ZENIT

Se questo articolo ti è piaciuto puoi aiutare ZENIT a crescere con una donazione