di Antonio Gaspari
ROMA, lunedì, 22 settembre 2008 (ZENIT.org).- Facendo riferimento ai passi evangelici secondo cui “nella chiesa nessuno è straniero” e “se un membro soffre, tutte le membra soffrono con lui”, il Cardinale Angelo Bagnasco ha denunciato questo lunedì la persecuzione anticristiana in atto in India, in Iraq e nelle diverse parti del mondo.
Nel corso della prolusione al Consiglio Permanente della Conferenza Episcopale Italiana (CEI) in corso a Roma dal 22 al 25 settembre 2008, il porporato ha denunciato l’ondata di persecuzioni in India che ha provocato “decine di morti, per non parlare dei ferimenti e degli stupri, degli assalti alle chiese (compresa la cattedrale di Jabalpur), ai conventi, agli orfanatrofi e alle scuole, con la messa in fuga di decine di migliaia di persone che si sono salvate rifugiandosi nei centri di raccolta o nelle foreste”.
Secondo il Presidente della CEI, “tutto in realtà si è scatenato – ormai è chiaro – a motivo dell’opera di promozione che in quelle regioni i cristiani compiono a favore degli ultimi nella scala sociale, un’iniziativa ritenuta destabilizzante per un certo assetto sociale e di potere”.
L’Arcivescovo di Genova ha poi rilevato come “per settimane gli atti di violenza si sono susseguiti nel dispregio delle leggi, nell’impunità dei colpevoli, nella disinformazione della stampa nazionale, nell’imbarazzo dei politici locali e nel quasi silenzio della comunità internazionale”.
Il Cardinale Bagnasco ha quindi ricordato che di fronte a tali crimini, “solo la voce del Papa, già a partire da mercoledì 27 agosto, è echeggiata puntuale e nitida, e ad essa la Presidenza della Cei ha ritenuto di doversi unire indicendo per venerdì 5 settembre, memoria liturgica della beata Maria Teresa di Calcutta, una giornata di preghiera e di penitenza, in solidarietà con un’analoga iniziativa voluta dai confratelli Vescovi”.
Il Presidente della CEI ha inoltre denunciato l’intolleranza in Pakistan, e il calvario a cui è sottoposto il cristianesimo dell’Iraq, dove altri due caldei sono stati assassinati, “ultimi anelli di una catena di sangue in corso da oltre quattro anni e che aveva visto nel marzo scorso la morte dello stesso Arcivescovo di Mosul, nel quadro di una vera e propria ‘pulizia religiosa’ che sta portando alla decimazione di una comunità che cinque anni fa contava un milione di fedeli, ed è oggi ridotta a circa la metà, dopo la fuga nei Paesi vicini”.
In questo contesto l’Arcivescovo di Genova si è rivolto alla classe politica, agli intellettuali e all’opinione pubblica affinché sia “rivolta una nuova, vigorosa attenzione al tema della libertà religiosa quale caposaldo della civiltà dei diritti dell’uomo e come garanzia di autentico pluralismo e vera democrazia”.
“La libertà religiosa infatti – ha aggiunto il porporato – non è un optional più o meno gentile che gli Stati concedono ai cittadini più insistenti, né una concessione paternalisticamente riconducibile al principio della tolleranza”.
“La libertà religiosa – ha sottolineato il Presidente della CEI – è piuttosto il caposaldo delle libertà ed il criterio ultimo di salvaguardia delle stesse, in quanto iscritto nello statuto trascendente della persona e nella indisponibilità di questa rispetto a qualsiasi regime e a qualsiasi dottrina”.
Il Cardinale Bagnasco ha detto di condividere l’accorato appello recentemente lanciato dall’Arcivescovo Dominique Mamberti circa il fenomeno della “cosiddetta cristianofobia” (cfr. ZENIT, 29 agosto 2008), ed ha precisato i rischi che prendono piede nella stessa Europa, rilevando “il distacco della religione dalla ragione, che relega la prima esclusivamente nel mondo dei sentimenti, e la separazione della religione dalla vita pubblica”.
Per il Presidente della CEI, “vi è infatti una derivazione concettuale tra la disinvolta pratica del relativismo, gli eccessi antireligiosi e anticristiani e la regressione culturale ed etica delle società”.