All’Abbazia di Vallombrosa l’incontro tra fede, scienza e difesa del creato

di Antonio Gaspari

VALLOMBROSA, domenica, 21 settembre 2008 (ZENIT.org).- “L’uomo, la natura e i fenomeni naturali nel connubio tra Fede e Scienza” è il titolo di un convegno svoltosi il 1° settembre presso l’Abbazia di Vallombrosa (Firenze).

Nel contesto nella Giornata Nazionale per la Salvaguardia del Creato promossa dalla Chiesa italiana, sono stati presentati due studi molto originali.

Il primo è una ricerca condotta da Rocco Chiriaco sulla vita e le opere di San Giovanni Gualberto, fondatore dei Benedettini vallombrosani, nonché patrono dei forestali e iniziatore della silvicoltura.

A seguire, Luigi Iafrate ha presentato il suo libro dal titolo “Fede e Scienza: un incontro proficuo. Origini e sviluppo della Meteorologia fino agli inizi del ‘900”, un lavoro edito dall’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum.

Nel libro, l’autore ha messo in risalto l’opera creativa e di molti uomini di fede e di Chiesa al servizio del sapere nel campo della meteorologia, in tempi in cui salvare il raccolto da una tormenta poteva fare la differenza tra la fame e la vita.

A promuovere l’incontro sono stati l’Abbazia di Vallombrosa e l’Accademia Scientifica G. Merli Movimento Azzurro. Il convegno godeva del patrocinio dell’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum e dell’Unità di Ricerca per la Climatologia e la Meteorologia applicate all’Agricoltura del Consiglio per la Ricerca e la Sperimentazione in Agricoltura, unità meglio conosciuta con l’acronimo CRA-CMA.

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Nell’introdurre il dibattito Dante Fasciolo, Segretario Generale dell’Accademia Scientifica del Movimento Azzurro, ha puntualizzato che il Movimento è un’associazione ambientalista d’ispirazione cristiana riconosciuta dallo Stato che “pone l’uomo al centro del creato”.

Monsignor Giuseppe Casetta OSB, Abate Generale di Vallombrosa, ha rammentato che la responsabilità dell’appropriazione del pianeta imputata, “negli ambienti ecologisti”, alla mentalità giudaico-cristiana, trae in verità origine da un’accusa lanciata nel 1967 dall’accademico e storico medievale americano Lynn Townsend White Jr. sulla rivista Science (“The Historical Roots of Our Ecologic Crisis“).

L’Abate ha sottolineato che si tratta di un’interpretazione distorta, o meglio “blasfema” dei primi capitoli della Genesi, perché trasforma quello che è il comandamento dell’amore, cioè di Dio nel “coltivare e governare”, in un “perentorio invito” ad esercitare una tirannia sul creato.

Monsignor Casetta ha ricordato la sensibilità ambientale dei monaci, e in particolare la “Scuola di scienze botaniche e forestali” avviata dai Benedettini di Vallombrosa dalla metà del secolo XVII e diventata “Istituto Superiore Forestale”, cioè la prima scuola di silvicoltura a carattere nazionale istituita in Italia.

Padre Rafael Pascual, L.C., decano di Filosofia dell’Ateneo Pontificio “Regina Apostolorum” e direttore del Master in Scienza e Fede, rifacendosi alla dottrina del Catechismo della Chiesa Cattolica ha spiegato dal canto suo che “la verità della creazione è accessibile alla ragione”.

“Si può arrivare con certezza, attraverso la ragione, all’esistenza di Dio Creatore”, ha aggiunto, in quanto “Dio progressivamente rivela agli uomini il mistero della creazione”.

A tale proposito, padre Pascual ha fatto rilevare che “il mondo è stato creato per manifestare e comunicare la gloria di Dio” e che l’Onnipotente crea esattamente secondo la sua sapienza.

È questo il motivo per cui la “creazione è un cosmo”, cioè “una totalità ordinata, è finalizzata all’uomo, creato ad immagine di Dio”, ha constatato.

Si tratta di un “universo” talmente vasto e complesso da essere, in ogni dettaglio, adatto allo sviluppo ordinato della vita, la quale culmina, naturalmente, nell’uomo. Scienza e fede, dunque, non sono in conflitto, bensì in stretta “cooperazione” e trovano nel Creato il loro “luogo d’incontro”.

“La scienza, da sola – ha concluso padre Pascual – è difatti incapace di dare un fondamento al significato, allo scopo, al valore ed all’etica dell’universo e dell’uomo: evidenza, questa, dell’assoluta
necessità della religione”.

Rocco Chiriaco, Presidente dell’Accademia Scientifica del Movimento Azzurro, ha raccontato come San Giovanni Gualberto già intorno al 1037 avesse dato vita “alla comunità antesignana dell’odierna Abbazia benedettina”.

Con riferimento al “Creato visibile”, ha precisato come il Santo fu, in Italia e nel mondo, iniziatore delle moderne pratiche di bonifica dei suoli e di silvicoltura. Per queste opere nel 1951 venne proclamato “celeste Patrono dei Forestali d’Italia”.

Luigi Sammarco, collaboratore dell’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum per il Master in Scienza e Fede, ha riferito di aver personalmente utilizzato il testo di Luigi Iafrate nell’insegnamento della Storia ai ragazzi della scuola superiore in sede di approfondimento di argomenti quali il Rinascimento Scientifico, l’Illuminismo e il Positivismo.

“I giovani”, ha osservato Sammarco, “devono essere grati ai chierici ed ai laici credenti che hanno, in maniera più o meno determinante, contribuito all’avanzamento delle scienze, nella fattispecie alle origini ed al progresso della scienza meteorologica”.

Luigi Iafrate, Storico della Meteorologia e del Clima e docente al Master di Scienze Ambientali dell’Università Europea di Roma, ha presentato un suo inedito lavoro realizzato in collaborazione con il meteorologo Fabio Malaspina dal titolo “Quando nevicava d’estate: il caso di Vallombrosa”, e ha spiegato che “il clima ha di per sé natura oscillatoria o altalenante” “e la sua storia, sebbene non ancora del tutto ricostruita, ce lo insegna”.

“A questo proposito – ha aggiunto – sono proprio le misure di temperatura della stazione meteorologica attiva presso l’Abbazia di Vallombrosa, gestita dagli stessi monaci vallombrosani, a darcene dimostrazione”.

“Una testimonianza evidente della particolare recrudescenza accusata dal clima verso la fine del XVII secolo nelle località dell’Appennino Centrale, durante il cosiddetto pessimum della ‘Piccola Età Glaciale’, è costituita – ha rilevato Iafrate – proprio dalle frequenti nevicate che, nei mesi estivi, raggiungevano Vallombrosa, fino a quota 950 metri sul livello medio del mare. E ciò finanche in pieno agosto, come accadde, per esempio, il 16 agosto 1692 ed il 22 agosto del 1695”.

Maria Carmen Beltrano, ricercatrice presso l’Unità di Ricerca per la Climatologia e la Meteorologia applicate all’Agricoltura del CRA, ha raccontato la storia del “Collegio Romano” come “luogo d’incontro tra Fede e Meteorologia”.

Secondo la ricercatrice, è stato determinante il contributo recato dai Gesuiti all’avanzamento delle scienze dell’atmosfera. In questo contesto ha ricordato l’abate Giuseppe Calandrelli, fondatore dello storico Osservatorio Meteorologico del Collegio stesso (1782), e padre Angelo Secchi, che ha istituito il primo moderno servizio di previsioni meteorologiche del mondo, nel territorio dell’allora Stato della Chiesa (1855).

La ricercatrice ha inoltre ricordato i nomi di “frequentatori” illustri del Collegio Romano, tra cui Galileo Galilei, uno dei fondatori della scienza moderna.

Interpellato sui rapporti tra scienza e difesa ambientale, Salvatore Geraldi, docente al Master in Scienze Ambientali all’Università Europea di Roma, ha richiamato l’attenzione sull’importanza del “dialogo fondato sulla correttezza reciproca e su elementi certi”, ribadendo che “lo sviluppo non è in contrasto con la difesa ambientale, perché il bene dell’uomo è anche il bene della natura”.

In conclusione Cesare Patrone, capo del Corpo Forestale dello Stato, ha inviato un messaggio in cui ha affermato che “per i forestali la natura altro non è che la grande palestra del loro diuturno impegno per la tutela dell’ambiente”.

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ZENIT Staff

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