CITTA’ DEL VATICANO, lunedì, 15 settembre 2008 (ZENIT.org).- Riportiamo di seguito l’editoriale di Gian Maria Vian apparso su “L’Osservatore Romano” (15-16 settembre 2008) a commento della recente visita del Papa in Francia, in occasione dei 150 anni delle apparizioni della Vergine a Lourdes.
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Benedetto xvi è convinto che i tempi sono propizi per un ritorno a Dio, e il suo viaggio in Francia è stata una nuova occasione per ripetere questa sua convinzione. Ai cattolici, in primo luogo, ma, al di là dei confini visibili della Chiesa, anche agli altri cristiani, ai credenti di religioni diverse, a quanti non si riconoscono in alcuna di esse. E questa fiducia il Papa ha ripetuto sin dal suo arrivo a Parigi, e poi nei giorni che ha trascorso a Lourdes, secondo elemento di questo dittico francese. E qui ha detto di essere venuto come un pellegrino tra i tanti, tantissimi che vi si affollano in questo anno che celebra il secolo e mezzo di uno dei fenomeni più toccanti della modernità di Maria. A mostrare l’urgenza di Dio che dal cuore dell’Ottocento ha poi attraversato tutti i drammi e le tragedie della contemporaneità novecentesca e resta un segno, forse trascurato dalla disattenzione mediatica ma non per questo meno reale, per chi sa guardare al di là delle apparenze.
E non è stato certo un caso che proprio qui — dove, in modo speciale, la più alta tra le creature persuade donne e uomini innumerevoli a rivolgere il loro cuore a Dio, come Benedetto xvi ha sottolineato nelle sue meditazioni e omelie, nelle quali ha parlato in modo nuovo del tema della luce o del sorriso di Maria — il vescovo di Roma abbia voluto incontrare i vescovi di Francia, per incoraggiare il loro servizio, certo non facile, ai cattolici e a tutto il Paese. Dimostrando di condividere le loro preoccupazioni, assunte in nome di Cristo stesso: per la trasmissione della fede, per le vocazioni alla vita sacerdotale e religiosa, per la liturgia che non deve essere segno di divisione o di frattura con la tradizione autentica, per il sostegno alla famiglia finalizzato senza esclusività al bene dell’intera società, per una nuova collaborazione con la comunità politica grazie anche alla disponibilità coraggiosa e cordiale dimostrata dal presidente francese con l’insistenza sulla «laicità positiva», per approfondire infine la conoscenza e il confronto con gli altri credenti.
Proprio la conferma di questa apertura nei confronti dei cristiani di altre confessioni e delle diverse religioni è stato un segno non appariscente ma importante di questo viaggio francese, grazie anche alla partecipazione di molti non cattolici e non cristiani a diversi momenti della visita papale. In questo senso, rilevanti sono stati l’incontro con alcuni rappresentanti della comunità ebraica (la più numerosa d’Europa) — durante il quale il Papa ha confermato, in continuità con l’insegnamento di Pio xi e con l’opera di Pio xii, il legame con l’ebraismo e il rifiuto radicale dell’antisemitismo — e il discorso al mondo della cultura, alla presenza anche di autorevoli esponenti musulmani, dove Benedetto xvi ha ribadito, grazie a un testo che resterà fondamentale, la dimensione profondamente umana, e quindi la necessità, della ricerca di Dio.
Nel sessantesimo dello sbarco in Normandia Joseph Ratzinger aveva partecipato, come decano del collegio cardinalizio, alle solenni celebrazioni della liberazione della Francia. Tornato oggi come Romano Pontefice in un Paese al quale si sente particolarmente legato, ha voluto affermare senza timidezze che è venuto il momento di operare in vista di una vera liberazione spirituale. Con una consegna che Benedetto xvi lascia ai cattolici e a tutti i cittadini francesi, ma che è rivolta a ogni donna e uomo del nostro tempo. Un tempo propizio per ritornare a Dio.
g. m. v