La Chiesa deve avere “più voce” in campo internazionale

Afferma monsignor Frontiero, del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace

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di Roberta Sciamplicotti

ROMA, sabato, 13 settembre 2008 (ZENIT.org).- La Chiesa deve avere più voce e più coraggio per esprimerla, ha affermato questo venerdì monsignor Anthony Frontiero, del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, al Seminario Professionale per giornalisti della stampa internazionale “The Church Up Close – Covering Catholicism in the Age of Benedict XVI”.

Il corso, organizzato dalla Facoltà di Comunicazione Sociale Istituzionale della Pontificia Università della Santa Croce (PUSC) di Roma, è in svolgimento fino al 14 settembre e ha visto la partecipazione di circa 50 giornalisti di tutto il mondo, tra cui anche alcuni membri dello staff di ZENIT.

Nel suo intervento, sul tema “The common good and the justice agenda: social doctrine of the Church today ”, monsignor Frontiero ha affermato che l’amore cristiano è alla base del comportamento del credente, che deve riconoscere l’esistenza di un “destino comune” a tutti gli uomini e la necessità di un’“accettazione congiunta della responsabilità”.

Da questo punto di vista, il sacerdote ha sottolineato l’urgenza di una “maggiore consapevolezza” del fatto che ogni persona è creata a immagine e somiglianza di Dio ed è stata redenta da Cristo, il che conferisce a tutta l’umanità una “fondamentale e comune dignità”.

L’individuo, ha constatato, non deve essere considerato solo nella sua individualità, perché è sempre parte di un corpo più vasto, di una comunità.

In questo contesto, ha aggiunto, si inserisce il concetto di bene comune, che è “indivisibile” e si può raggiungere “solo insieme”.

Perché sia possibile superare le tensioni esistenti nella società attuale e che spesso impediscono di rendersi conto di questa realtà e di vedere ciò che viene richiesto dalla giustizia, monsignor Frontiero ha ricordato la necessità di vincere l’ostacolo dell’“ignoranza”.

Allo stesso modo, ha esortato a superare il problema della privatizzazione della fede e la tendenza a vivere a compartimenti stagni.

Monsignor Frontiero ha quindi definito la Dottrina Sociale della Chiesa “espressione di speranza, rinnovamento sociale e carità”.

Il suo Compendio, ha spiegato, vuole dare alcune linee-guida per costruire “una nuova società”, necessarie perché l’umanità non può vivere senza prospettive per il futuro.

Quanto all’atteggiamento con cui viene recepito l’insegnamento della Chiesa, il sacerdote ha confessato che anche se non c’è ovunque una base comune su ciò che riguarda la legge naturale questo viene sempre ascoltato e rispettato.

La Chiesa, ha commentato, è “un’esperta di umanità”, e questo ruolo le viene riconosciuto a livello internazionale.

Per questa ragione, monsignor Frontiero ha affermato che è necessario che la Chiesa possa esprimere le proprie opinioni come qualsiasi altra realtà nei forum internazionali.

“Perché dovrebbe rimanere in silenzio quando tutti gli altri hanno la possibilità di esprimersi?”, ha chiesto.

Perché le sue idee siano più conosciute, tuttavia, c’è bisogno di “più voce e anche più coraggio”. Solo in questo modo, ha sottolineato, il messaggio di giustizia che la Chiesa si impegna a diffondere potrà realmente raggiungere tutta l’umanità.

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ZENIT Staff

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