CAGLIARI, lunedì, 8 settembre 2008 (ZENIT.org).- Un appello forte a “custodire come un’antica e sacra eredità il valore della famiglia”, è quello che ha lanciato questa domenica Benedetto XVI da piazza Yenne, a Cagliari, nell’incontrarsi con i giovani sardi.
Nell’atto finale della sua breve visita in Sardegna, il Papa ha voluto rinnovare le tre sfide per le nuove generazioni lanciate da Giovanni Paolo II durante la sua visita a Cagliari nel 1985: “famiglia”, “seria formazione spirituale”, “fede sincera e profonda”.
“Riappropriatevi del valore della famiglia”, ha detto loro il Pontefice, mettendoli in guardia di fronte a una mentalità diffusa che ammette “altre forme di convivenza”, e che usa il termine “’famiglia’ per unioni che, in realtà, famiglia non sono”.
“Ma soprattuto, amatela non solo per tradizione, ma per una scelta matura e consapevole”, ha detto il Papa accolto come molto entusiamo dai giovani presenti.
“Amate la vostra famiglia di origine e preparatevi ad amare anche quella che con l’aiuto di Dio voi stessi formerete – ha continuato –. Preparatevi, perchè l’amore vero non si improvvisa”, ma “è fatto, oltre che di sentimento, di responsabilità, di costanza, di senso del dovere”.
“In questo impegno di crescita verso un amore maturo vi sosterrà sempre – ha assicurato il Papa – la comunità cristiana, perchè in essa la famiglia trova la sua più alta dignità, perchè il matrimonio è un sacramento, cioè un segno santo ed efficace dell’amore che Dio ci dona in Cristo attraverso la Chiesa”.
Nel suo discorso ai giovani, il Pontefice ha poi fatto riferimento “alla piaga della disoccupazione e della precarietà del lavoro, che mettono a rischio i progetti dei ragazzi”, ma anche “all’emigrazione, all’esodo delle forze più fresche ed intraprendenti”.
Allo stesso tempo però il Papa ha avvertito contro i falsi miti del “guadagno” e del “successo”, che dominano “l’attuale società consumistica”: “la conseguenza è che si è portati a dar valore solo a chi ‘ha fatto fortunà ed ha una sua ‘notorietà’, non certo a chi con la vita deve faticosamente combattere ogni giorno”.
“Il possesso dei beni materiali e l’applauso della gente hanno sostituito – sono ancora le parole di Benedetto XVI – quel lavorio su se stessi che serve a temprare lo spirito e a formare una personalità autentica”.
Tuttavia, ha sottolineato, “si rischia di essere superficiali, di percorrere pericolose scorciatoie alla ricerca del successo, consegnando così la vita ad esperienze che suscitano soddisfazioni immediate, ma sono in se stesse precarie e fallaci”.
Secondo il Papa, questo è frutto della crisi di una società che “non sa più tramandare il suo patrimonio culturale e i suoi valori alle nuove generazioni”, e di “un’emergenza educativa, che per essere affrontata richiede genitori e formatori capaci di condividere quanto di buono e di vero essi hanno sperimentato e approfondito in prima persona”.
Importante, però, non smarrire mai “il senso della presenza di Dio”, perché altrimenti “tutto si ‘appiattisce’ e si riduce ad una sola dimensione – ha osservato –. Tutto resta ‘schiacciato’ sul piano materiale”.
“Smarrito il mistero di Dio – ha aggiunto –, sparisce anche il mistero di tutto ciò che esiste: le cose e le persone mi interessano nella misura in cui soddisfano i miei bisogni, non per sé stesse. Tutto ciò costituisce un fatto culturale, che si respira fin dalla nascita e che produce effetti interiori permanenti”.
“Siate davvero liberi – ha concluso poi il Papa –, ossia appassionati della verità”.
In chiusura dell’incontro, Maria Giovanna Cherchi, un’artista locale molto apprezzata anche all’estero, ha intonato il “Deus ti salvet Maria”, il canto dell’Ave Maria in sardo le cui parole erano già state evocate dallo stesso Benedetto XVI nell’omelia della Messa celebrata sul sagrato del Santuario di Nostra Signora di Bonaria.