NUOVA DELHI, giovedì, 4 settembre 2008 (ZENIT.org).- In questo momento, in India, i cristiani sono costretti a convertirsi all’induismo e ad attaccare le loro chiese. E’ quanto ha denunciato padre Babu Joseph, portavoce della Conferenza dei Vescovi Cattolici dell’India (CBCI).
Il sacerdote ha detto che l’episcopato “è scioccato nell’apprendere che i cristiani dell’Orissa che sono già stati vittime della violenza sono ora costretti a diventare induisti e ad attaccare le loro chiese, in cui hanno lodato il Signore per tanto tempo. Ciò è del tutto disumano e rappresenta una grave violazione dei diritti umani”.
La situazione in India rimane tesa e continuano gli attacchi e i saccheggi contro le istituzioni cristiane. Lunedì 1° settembre sono state distrutte 10 sale per la preghiera nel villaggio di Kundra, nel distretto di Jayapur. A Tikabali Block sono stati attaccati cinque villaggi. Una chiesa, un convento e due ostelli sono stati invece distrutti a Mondasore.
“Siamo estremamente preoccupati perché notiamo che, nonostante le assicurazioni date da Shri Naveen Patnaik, Ministro responsabile dell’Orissa, al Primo Ministro Manmohan Singh per cui la violenza a Kandhamal sarebbe stata riportata sotto controllo, non ci sono stati grandi miglioramenti nelle zone di Kandhamal colpite dalle sommosse”, afferma il portavoce.
“Anche se le forze di sicurezza sono state spiegate a Kandhamal, i fondamentalisti continuano ad attaccare liberamente i cristiani e le loro istituzioni”.
Per questo motivo, viene rivolto “un accorato appello al Ministro responsabile per l’Orissa affinché agisca con fermezza nei confronti degli autori delle aggressioni e salvaguardi i cristiani, le loro case e le loro istituzioni, che sono costantemente attaccate dai gruppi fondamentalisti”.
“Chiediamo anche che l’amministrazione statale vigili sulla questione delle riconversioni forzate perché costituiscono una grave violazione del diritto costituzionale di vivere nel Paese senza paura”, conclude padre Babu Joseph.