di Antonio Gaspari
CITTA’ DEL VATICANO, giovedì, 4 settembre 2008 (ZENIT.org).- Pur manifestando stima e amicizia nei confronti di Lucetta Scaraffia, l’eurodeputato Carlo Casini, Presidente del Movimento per la Vita (MpV), non condivide quanto scritto su “L’Osservatore Romano” dalla docente di Storia sulla messa in discussione della definizione di morte cerebrale.
L’articolo della Scaraffia ha riaperto il dibattito sul ‘rapporto di Harvard’, che cambiò la definizione di morte basandosi non più sull’arresto cardiocircolatorio ma sull’elettroencefalogramma piatto.
Secondo la docente dell’Università “La Sapienza” di Roma, “l’idea che la persona umana cessi di esistere quando il cervello non funziona più, mentre il suo organismo – grazie alla respirazione artificiale – è mantenuto in vita, comporta una identificazione della persona con le sole attività cerebrali, e questo entra in contraddizione con il concetto di persona secondo la dottrina cattolica”.
L’articolo della Scaraffia ha suscitato innumerevoli reazioni, soprattutto in relazione al fatto che la vigente definizione di morte cerebrale detta le condizioni per poter effettuare l’espianto degli organi.
Intervistato da ZENIT, Carlo Casini ha però ribadito che “la morte del cervello corrisponde alla morte dell’uomo” perché “è il cervello che coordina tutte le funzioni e che fa del corpo una sola cosa finalizzata a uno scopo comune”.
Il Presidente del MpV ha ricordato che “ci sono fenomeni come la crescita dei peli, o alcune attività dell’intestino, che continuano anche dopo la morte, ma queste non sono sufficienti a dire che l’essere è ancora vivo”.
In merito all’articolo della Scaraffia, il Presidente del Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute, il Cardinale Javier Lozano Barragan, ha detto che la Chiesa ha “sempre sostenuto che la morte è avvenuta di fronte alla completa assenza di segni encefalografici, del cervello, del midollo, del tronco cerebrale, per un periodo di almeno sei ore”, cioè “quello che le ricerche scientifiche attuali ci dicono”.
In merito alla donazione degli organi, il Cardinale Lozano Barragan ha ribadito che “donare gli organi è una cosa buonissima” e “la Chiesa l’ha sempre sostenuto”.
Il Presidente del Dicastero vaticano ha concluso che “in attesa di un pronunciamento solenne del Papa o della Congregazione per la Dottrina della Fede, la linea della Santa Sede sulla fine della vita non cambia”.
Dal canto suo, il prof. Adriano Pessina, Direttore del Centro di Bioetica dell’Università Cattolica, ha affermato che l’articolo della Scaraffia “contiene molte inesattezze e rischia di confondere situazioni tra loro assolutamente differenti, come lo stato vegetativo e la morte cerebrale”.
A sostenere la tesi della Scaraffia è invece il prof. Paolo Becchi, ordinario di Filosofia del diritto all’Università di Genova, autore del libro “La morte cerebrale e il trapianto di organi” edito dalla Morcelliana.
Intervistato da “Il Giornale” il prof. Becchi ha spiegato la sua tesi, secondo cui “la morte cerebrale è un’invenzione creata ad hoc a fini trapiantistici” precisando però che la sua intenzione non è quella di “sparare sui medici né sul Vaticano”.
“Voglio solo mettere in luce le contraddizioni di questo sistema”, ha concluso.