L’arte dell’educazione secondo Edith Stein

Intervista ad Eric de Rus, autore di un libro sul tema

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di Anita S. Bourdin

ROMA, mercoledì, 3 settembre 2008 (ZENIT.org).- “L’educazione, per Edith Stein, è l’arte suprema il cui maestro è lo Spirito Santo e in cui l’uomo è un umile collaboratore”, afferma Eric de Rus, professore associato di filosofia e autore di “L’art d’éduquer selon Edith Stein. Anthropologie, éducation, vie spirituelle” (Cerf, Ed. du Carmel, Ad-Solem), il secondo volume, edito in francese, dedicato alla santa.

In un’intervista a ZENIT, Eric de Rus spiega che la dimensione educativa “è una dimensione essenziale del suo messaggio”.

Edith Stein aveva manifestato il suo interesse per l’educazione già durante la sua tappa universitaria di Breslavia (1911-1913). “Il suo interesse persiste negli anni successivi, durante i suoi studi all’Università di Göttigen. Dopo la sua conversione e prima di entrare al Carmelo di Colonia, manterrà un doppio impegno come professoressa e relatrice”, aggiunge de Rus.

Da carmelitana “sottolinea la pedagogia della santa riformatrice Teresa d’Avila. I suoi scritti spirituali testimoniano questo interesse per l’educazione, di cui ne approfondisce il significato per svelarne la dimensione mistica”.

La ricerca che de Rus sta svolgendo su Edith Stein mostra – spiega l’autore – “l’unità dell’approccio esistenziale, filosofico e spirituale di questa autrice, dimostrando che esiste una relazione vitale tra l’antropologia, l’educazione e la vita spirituale”.

In questo senso, “il pensiero sull’educazione” appare in Edith Stein come “il punto centrale in cui si uniscono la sua antropologia, i suoi studi sulla tradizione mistica e spirituale – da Sant’Agostino a Teresa d’Avila e Giovanni della Croce -, e la sua esperienza personale delle vie di Dio”.

La filosofa tedesca, “dal momento in cui vede l’educazione come ‘la formazione dell’essere umano nella sua totalità, con tutte le sue forze e capacità, in vista di ciò che deve essere’, ha già implicita una certa idea dell’uomo”, spiega de Rus.

“Come scrive Edith Stein: Ogni opera educativa che si impegna nella formazione degli uomini si accompagna a una precisa concezione dell’uomo, di quale è il suo posto nel mondo e la sua missione nella vita, e delle opportunità pratiche per la sua formazione”.

Edith Stein – spiega – “considera l’uomo come un’unità di corpo, anima e spirito, e dimostra che l’uomo ha un’interiorità inviolabile che è il fondamento della sua dignità, lo spazio sacro dell’incontro con Dio e allo stesso tempo il luogo della coscienza da cui possono emergere decisioni libere e un vero dialogo con il mondo”.

“Formare l’uomo significa avere il coraggio di mettersi al servizio di questa interiorità. Edith Stein dà una formulazione molto brillante di questo vincolo tra interiorità e educazione, quando scrive: È la vita interiore il fondamento ultimo: la formazione si porta avanti dall’interiore verso l’esteriore”, aggiunge.

In questo senso, avverte de Rus, l’insistenza di Benedetto XVI sull’educazione, come nel recente documento della Congregazione per l’educazione cattolica intitolato “Educare insieme nella scuola cattolica. Missione condivisa di persone consacrate e fedeli laici” (settembre 2007), non è una casualità.

“La sfida di oggi è in realtà una sfida antropologica: Chi è l’uomo? Cosa vuol dire vivere autenticamente in armonia con il suo essere? Ma questo ci porta proprio al cuore della missione educativa a servizio del meglio della persona”.

“Educare è accompagnare lo sviluppo completo di una umanità verso il compimento della sua vocazione naturale e sovrannaturale. Questo è l’unico modo per appagare la sete di senso che caratterizza la persona umana”.

Per Edith Stein – spiega – l’educazione “è l’arte suprema in cui lo Spirito Santo è il maestro e in cui l’uomo è un umile collaboratore”.

“Edith Stein ci ricorda che l’uomo non diventa pienamente umano finché non corre il rischio di una grande avventura: la santità, che è opera dello Spirito Santo. Chi si abbandona all’azione educativa dello Spirito e si lascia configurare a Cristo partecipa misteriosamente nella sua opera di salvezza consacrando il mondo a Dio”, conclude.

[Adattamento di Miriam Díez i Bosch]

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ZENIT Staff

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