Cardinal Martino: i giovani zingari, “ricchezza per la Chiesa e per la società”

Intervento al VI Congresso Mondiale della Pastorale per gli Zingari

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di Roberta Sciamplicotti

FREISING, lunedì, 1° settembre 2008 (ZENIT.org).- I giovani zingari sono “una ricchezza per la Chiesa e per la società”, ha affermato questo lunedì il Cardinale Renato Raffaele Martino, Presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti.

Il porporato ha inaugurato il VI Congresso Mondiale della Pastorale per gli Zingari, in programma a Freising (Germania) fino al 4 settembre sul tema “I giovani zingari nella Chiesa e nella società”.

“Precarie condizioni di vita e scarse opportunità di istruzione e di lavoro”, ha riconosciuto, fanno sì che spesso gli zingari sperimentino “sentimenti di sradicamento e disuguaglianza, perdita di fiducia in voi stessi, nel nucleo familiare, nelle istituzioni politiche, giuridiche ed educative, sia sociali che ecclesiali”.

Di conseguenza, “il senso di appartenenza e di identità si indebolisce, mentre si svilisce il valore della dignità umana”.

“Non di rado le risposte a tale stato di fatto si trasformano in atti di violenza aperta e in reazioni contraddittorie e incompatibili con le norme e le leggi sociali vigenti”, ha aggiunto.

Di fronte alle situazioni di discriminazione e indifferenza di cui gli zingari sono non di rado vittime, la Chiesa “richiama tutti gli uomini, e soprattutto i cristiani, ad assumere le proprie responsabilità, sia nel servizio alla società sia nell’impegno politico, al fine di assicurare il pieno rispetto della dignità e dei diritti di ogni essere umano, con l’amore, nella pace, nella giustizia e nella solidarietà”.

“Se tocca agli individui contribuire al giusto ordine morale e sociale della comunità con generosità e coraggio”, ha osservato il Cardinale, “a maggior ragione spetta ai Governi e agli organismi internazionali e nazionali la protezione della dignità e della identità di ogni essere umano e dell’intera umanità”.

Da qui l’importanza della solidarietà, intesa non come “un sentimento di vaga compassione o di superficiale intenerimento per i mali di tante persone”, ma come “la determinazione ferma e perseverante di impegnarsi per il bene comune e per il bene del prossimo con la disponibilità, in senso evangelico, a ‘perdersi’ a favore dell’altro invece di sfruttarlo e a ‘servirlo’ invece di opprimerlo”.

In tale contesto, gli Stati devono assicurare “a tutti i loro membri condizioni propizie di un autentico sviluppo che non si riduce alla semplice crescita economica, ma che, per essere autentico, deve essere integrale, olistico, il che vuol dire volto alla promozione di ogni uomo e di tutto l’uomo”.

Per questo, “sono chiamati a fornire appoggi agli enti educativi e di aggregazione zingara, alle vostre varie famiglie (clan), alle scuole e associazioni, ove nel rispetto delle norme e dei regolamenti di convivenza civile, si sviluppa una personalità equilibrata e responsabile e ove nascono soggetti idonei a partecipare pienamente alla vita della comunità”.

Il Cardinal Martino ha ricordato come nei precedenti Congressi Mondiali della Pastorale per gli Zingari siano stati illustrati gli strumenti giuridici relativi alla protezione di questa minoranza, richiamando l’attenzione sui principi di uguaglianza e contro la discriminazione e rilevando “l’esigenza di un servizio centrale della Chiesa che promuova cooperazione e dialogo con gli organismi internazionali e nazionali e con le varie denominazioni cristiane, per eliminare ogni forma di discriminazione e violenza contro di loro”.

Allo stesso modo, ci si è rivolti ai responsabili dei mezzi di comunicazione sociale perché “si impegnino ad offrire alla società un’immagine vera della minoranza zingara, nelle sue varie espressioni, che aiuterà a sradicare dalle menti e dai cuori delle persone pregiudizi e emarginazioni nei suoi confronti”.

Animati dalla fede e dallo “slancio entusiasta” dei giovani zingari e con l’aiuto dei relatori che si susseguiranno nelle giornate del Congresso, i promotori dell’evento desiderano “rinnovare il nostro impegno e la nostra volontà a servire il prossimo nella carità e con l’amore”, cercando “insieme a voi risposte alle domande che portate nei vostri cuori, sul senso della vita e dell’esistenza, sui rapporti con Dio, con gli altri e con la natura, sul perché del disprezzo dell’uomo e il vilipendio della sua dignità, pur con tante dichiarazioni che confermano tutti i suoi diritti”. 

“Insieme – ha concluso – ci disponiamo a riflettere su cosa dobbiamo fare affinché quel grande potenziale umano interiore e spirituale che è in voi possa portare frutto per il bene vostro e di coloro che vi sono cari”.

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ZENIT Staff

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